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“Transessuale”, cosa vuol dire?

UNA GUIDA ILLUSTRATA ALLA CULTURA QUEER
#7 – “Transessuale”, cosa vuol dire?

Vi è molta confusione nel linguaggio comune rispetto alla parola transessuale, spesso utilizzata in maniera intercambiabile con la parola transgender come se fossero l’una sinonimo dell’altra. Transessuale è una persona il cui sesso biologico e l’identità di genere non coincidono, per esempio sono nate in un corpo maschile ma hanno un’identità di genere femminile (transessuale MtF, da maschio a femmina) o sono nate in un corpo femminile ma hanno un’identità di genere maschile (transessuale FtM, da femmina a maschio).

Una persona transessuale, secondo alcuni, si distingue da una persona transgender per l’esigenza di essere sottoposta a intervento chirurgico, richiedendo la modificazione dei caratteri sessuali e la riattribuzione chirurgica del sesso (vedi #6 Transgender). Il percorso intrapreso è definito “di transizione” e solitamente si ritiene concluso una volta ottenuta la riassegnazione chirurgica del sesso (RCS) o Sex Reassignment Surgery (SRS). Più correttamente, però, l’iter è da considerarsi concluso quando la persona che lo sta affrontando lo stabilirà, perché le ragioni che inducono a ricorrere ad un intervento chirurgico sono di natura strettamente personale, sono solitamente correlate al grado di accettazione del proprio corpo e per questo non giudicabili.

In Italia il cambio di sesso è regolato dalla legge 14 aprile 1982 n. 164 “Norme in materia di rettificazione di attribuzione di sesso”; come ricorda il MIT (Movimento Italiano Transessuale), la persona che intende cambiare sesso può richiedere un incontro a una delle strutture o delle Associazioni che tutelano la salute e il benessere delle persone transessuali e transgender. Successivamente, con il supporto di un’équipe psicologica ed endocrinologica, potrebbe essere avviato un percorso per giungere alla riconversione del sesso. Solo al termine di questo percorso si potrà avanzare domanda al Tribunale competente per ottenere l’autorizzazione alla RCS e al cambiamento del nome.

Infine, è importante spendere due parole per quanto riguarda il cambio anagrafico perché per ottenerlo non sembrerebbe più obbligatorio aver affrontato la RCS. In merito si è infatti espressa anche la giurisdizione italiana che, grazie a una sentenza pronunciata nel 2015 dalla Corte di Cassazione, ha stabilito che l’intervento di “Riattribuzione Chirurgica del Sesso” non è obbligatorio ai fini del cambio di nome e di sesso sui documenti anagrafici.

 

Letizia De-Coll’

Illustrazione di A Queer Culture Illustrated Guide

 

A Queer Culture Illustrated Guide

 

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