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Carlo Scovino è un medico e uno scrittore omosessuale credente. L’ho conosciuto tramite il gruppo LGBT+ protestante Varco1 e, dopo la presentazione di un suo libro, ho scelto di intervistarlo. Gentilezza, sagacia, ironia e sensibilità si fondono, creando un’atmosfera di sincera simpatia.

Carlo Scovino

Carlo Scovino

Cominciamo con una breve presentazione

Lavoro in ambito psichiatrico da molti anni e mi occupo nello specifico di percorsi terapeutici-riabilitativi. Insegno all’Università statale di Milano, sono un educatore professionale, pedagogista e formatore. Ho partecipato a convegni e seminari sulla lotta allo stigma e al pregiudizio, sull’empowerment e sui diritti. Ho fatto lezioni presso università e associazioni.

Quando hai scoperto la tua omosessualità?

Non so quando ho “scoperto” il mio orientamento omosessuale… in realtà, la mia sessualità è stata una continua scoperta. Sono stato per molto tempo una persona che ha amato uomini e donne e poi… mi sono innamorato di un uomo, e da lì in poi ho avuto relazioni solo con uomini.

Sappiamo che sei un omosessuale credente. Il tuo percorso di fede è stato in qualche modo influenzato dal tuo essere gay, o viceversa?

Ho attraversato un lungo periodo in cui mi sono considerato ateo. Poi ho ingaggiato una “lotta senza quartiere” con il mio essere spirituale e credente. Ancora dopo, grazie anche al mio lavoro, mi sono imbattuto in sacerdoti illuminati dalla Grazia, con i quali ho intrapreso grandi riflessioni sulla fede, sulla vita, sulla morte, sull’amore, senza mai sentirmi giudicato. Circa 6-7 anni fa, ho scoperto l’esistenza del gruppo VARCO1. Conoscevo da molto più tempo la Chiesa valdese, alla quale mi sento legato da un sentimento di vicinanza e prossimità che non ha eguali. La presenza di Dio e la potenza salvifica della parola di Cristo sono stati sempre parte di me: ora ne accetto la presenza in un dialogo continuo.

Credi che la Chiesa valdese sia abbastanza inclusiva?

Decisamente sì. La Chiesa valdese ha fatto e continua a fare da apripista su molte questioni che taluni considerano eticamente sensibili, e che io invece considero riconoscimento di diritti.

Veniamo alla tua attività di scrittore. Cosa ti ha convinto a cominciare a scrivere?

Scrivere mi aiuta a non “impazzire”. Ho iniziato circa vent’anni fa e da allora non ho più smesso. Mi interessano le storie, le persone e la ricerca. Scrivo di questioni educative, antropologiche e psichiatriche, di diritti LGBT+, e ho scritto anche un racconto. Sono molto interessato al tema del ricordo, dell’oblio e della memoria.

Qual è il tuo libro che più ci consigli?
Le dita della mano non sono tutte uguali

Sono stato alla presentazione del tuo ultimo libro, Un educatore ad Auschwitz, dove si narra la storia di un ebreo omosessuale perseguitato dal regime di Hitler. Ti è sembrata un’intersezionalità solo d’identità oppure anche di lotta?

Nella storia di Fredy Hirsch non mi pare sia molto presente il tema dell’intersezionalità. Trovo invece che la sua intera esistenza sia stata indirizzata a sconfiggere la morte nei campi di concentramento, nei ghetti e in tutti i luoghi dove si è consumata la tragedia dell’annientamento del popolo ebraico.
Lui lottava con le armi dello sport e dell’educazione.

 

Emanuele Crociani
©2024 Il Grande Colibrì
immagine: elaborazione da copertina di Un educatore ad Auschwitz. Una storia dimenticata: l’Omocausto di Carlo Scovino

 

1_ Varco: si tratta di un gruppo che milita per l’accettazione e il riconoscimento delle persone LGBTQIA+ nelle chiese protestanti in Italia.

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