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Ci sono un sacco di buone ragioni per andare in libreria invece che comprare i libri su un sito internet, specie se è di qualcuno che neanche paga le tasse nel tuo paese. Ma ce n’è una in particolare per cui i librai, e specialmente i librai delle librerie indipendenti, vanno aiutati nella loro quotidiana lotta per la sopravvivenza ed è la loro competenza e la loro capacità di consigliare letture in base alla persona che si trovano di fronte.

Qualche mese fa, per esempio, Valerio della Libreria Nuova Rinascita di Brescia mi ha accolto parlandomi tanto bene di un libro da non lasciarmi altra possibilità se non uscire dalla libreria con una copia del suddetto. E benché mi fosse già accaduto di provare un senso di gratitudine paragonabile quando suor Giusi della Libreria Paoline di Milano mi aveva consigliato il dvd de “Il cavallo di Torino” di Bela Tarr (uno dei film più belli che abbia mai visto e la rappresentazione perfetta del concetto di disperazione), il consiglio di Valerio è più centrato perché la storia che mi ha consigliato è più legata alla mia esperienza e alle mie conoscenze.

Il figlio prediletto, scritto da Angela Nanetti è un romanzo per cui non si finisce mai di piangere: so che potrebbe non sembrare una raccomandazione, ma è bene essere preparati perché la storia è un susseguirsi di tragedie, anche se il ritmo narrativo è incalzante e non ci si riesce a staccare dalle pagine dei brevi capitoli in cui il romanzo è articolato.
La storia non è una sola, ma due, una a quindici anni di distanza dall’altra ma il cui legame, inizialmente sottile, si inspessisce e diventa tanto solido che il finale riguarda una vicenda e l’altra. Raccontate con una potenza narrativa straordinaria sono le vite di Nunzio e di Annina. Ma dietro ci sono il ritratto dell’ambiente della ‘ndrangheta calabrese (in particolare nella stagione dei sequestri in Aspromonte) e l’apprendimento dei grandi ideali di giustizia e uguaglianza di due giovani ribelli per natura o per forza a una generazione di distanza.
Benché la tragedia si consumi subito nelle primissime pagine del libro, con la ruvida storia d’amore tra Nunzio e il suo compagno di squadra Antonio, che gli viene ucciso davanti in quella che – agli occhi dell’innocente protagonista – appare essere una rapina notturna e l’immagine successiva sia già quella del funerale di Nunzio, quattordici anni dopo, il susseguirsi di eventi drammatici che segnano la narrazione e che portano luce sempre nuova su ciò che il passato sembrava aver già catalogato e concluso non concede tregua. Dalla prima all’ultima pagina sono l’ingiustizia, la violenza, il patriarcato, l’arroganza dei ricchi contro i deboli e poveri che segnano i punti focali della storia e il susseguirsi di piccole catastrofi quotidiane, che altrove apparirebbe esagerato e fastidioso, è qui perfettamente naturale.

La presa di coscienza dei due protagonisti delle ingiustizie subite (l’uno perché “ricchjiuni”, l’altra perché è donna; ed entrambi – con ogni evidenza – non hanno alcun diritto di decidere per sé) avviene in modi molto diversi ma segna come un contraltare di speranza l’affastellarsi di morti, perlopiù violente, che attraversano il libro.
Un romanzo bellissimo, scritto con toccante durezza. Da leggere in un giorno in cui non si è troppo inclini al pessimismo, ma da leggere assolutamente.

Angela Nanetti, Il figlio prediletto, Neri Pozza Editore Vicenza, pp. 232, € 16,50

 

Michele Benini

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