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Ma Hitler era buono o cattivo?“. La domanda mi spiazza. È un 28 gennaio e il giorno prima, Giorno della Memoria, il gruppo di bambinə che ho di fronte ha visto un film sulla Shoah, “non ci ricordiamo il titolo” e no, “non abbiamo capito niente“. Invece di fare lezione, passo le due ore a raccontare cos’è stato il nazismo e cosa è successo a milioni di ebreə (e non solo). Le domande sono tante, lo sconcerto, la rabbia, la tristezza ancora di più. Queste cose non devono succedere dicono lə bambinə, con la loro semplice e infinita saggezza.

Quel pomeriggio di qualche anno mi è tornato alla memoria dopo aver letto Sassolino, uno splendido albo illustrato lituano dell’anno scorso, scritto da Marius Marcinkevičius e illustrato da Inga Dagilė, che Caissa Italia Editore ha il merito di proporre in Italia. Avrei voluto avere questo libro già allora, davanti al mio gruppetto di bambinə, per la sua capacità di raccontare una storia inenarrabile con parole e colori che sanno trasmettere conoscenza ed emozioni, che sono adatte al pubblico a cui si rivolgono senza sminuire o banalizzare la tragedia.

La storia è quella dell’amicizia tra Eitan e Rivka a Vilnius, capitale della Lituania, nel 1943: in un ghetto tinto di nero, grigio e marrone, gli affetti e la gialla voglia di vivere sopravvivono con coraggio, nonostante l’arrivo dei soldati tedeschi (il nazismo in Lituania ucciderà quasi 200mila ebreə e moltissime altre persone, molte delle quali seppellite nelle gigantesche fosse comuni di Paneriai, a pochi chilometri da Vilnius). E sopravvivono anche dopo, nella volontà e nella necessità della memoria, simboleggiata dai sassolini che, secondo la tradizione ebraica, si depositano sulle tombe.

Sassolino, in questo, non è solo un titolo, ma diventa un oggetto concreto con cui far vivere e difendere la memoria. La sua necessità è dimostrata dal fatto che proprio in Lituania (paese membro dell’Unione Europea), poco prima dell’uscita del libro, il primo ministro centrista Saulius Skvernelis aveva annunciato che sarebbe stato vietato per legge dire che persone o autorità lituane abbiano partecipato alla Shoah o collaborato con i nazisti. Marcinkevičius, invece, ne parla eccome di queste “persone dagli occhi spenti” e Dagilė denuncia con il contrasto tra il grigio ghetto e la gialla città che lo circonda, l’indifferenza di chi non voleva vedere.

Il coraggio di Eitan e Rivka, insomma, riecheggia in un libro che in sé rompe il silenzio in un paese che ha molti problemi a parlare delle proprie responsabilità negli anni dell’occupazione tedesca. Nel 2019 è scoppiata un’enorme polemica quando il sindaco di Vilnius Remigijus Šimašius, del progressista Laisvės Partija (Partito della libertà), ha ribattezzato una strada dedicata a uno dei principali alleati lituani dell’invasore nazista e ha rimosso un monumento a uno dei più importanti collaborazionisti: il governo ha minacciato di intervenire con nuove leggi, mentre – incredibilmente – il Centro di ricerca sul genocidio e la resistenza in Lituania ha accusato il politico di essere al soldo di potenze straniere per sporcare il buon nome del paese. D’altra parte, nel 2010 una sentenza non solo aveva autorizzato l’esposizione pubblica delle svastiche, ma le aveva definite “patrimonio storico della Lituania“.

“Sassolino” è ovviamente e giustamente impregnato della storia lituana e dalla necessità della memoria in Lituania, ma il messaggio è universale, anche perché, come spiegano le note finali, “questa storia è ambientata a Vilnius, ma sarebbe potuta accadere ovunque in Europa“. La storia di Eitan e Rivka, in fondo, è la storia di Ethan e Rebecca e merita di essere letta da Alessia, Fabio, Maryam, Luigi, Jessica, Ilan, e da tuttə lə altrə bambinə.

[Marius Marcinkevičius – Inga Dagilė, Sassolino, Caissa Italia Editore, pp. 48, € 15,90]

 

 

Pier Cesare Notaro

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