Skip to main content

Consiglio di lettura di Barbara Herzog

Dovremmo essere tutti femministi

Titolo originale: We should all be feminists
Trattato di Chimamanda Ngozi Adichie, ed. Giulio Einaudi, prima pubblicazione 2012, 41 pagine.

Dovremmo essere tutti femministi

Un titolo che fa voltare spalle ed anime a bizzeffe in un nanosecondo, pungendo nel vivo tradizionalisti quanto convinti progressisti.

Quale bisogno c’è, in fondo, di alimentare questa lotta acida che per qualcuno è contro natura, per qualcun altro sorpassata?

Eppure in pochissime pagine (la trascrizione di un intervento ad una conferenza) l’autrice riporta, con un acume ed una semplicità sfrontata, episodi di vita ed il terreno culturale globale dal quale nascono, che fanno sobbalzare nel riconoscimento della realtà quotidiana.

Laddove chi viene salutato, ringraziato, anche con lo sguardo, è l’uomo; anche se è la donna a parlare o a pagare. Perché decisione e soldi provengono per forza da lui.

Laddove più vuoi salire, essere presa sul serio, più devi mettere da parte la tua femminilità ed assomigliare ad una brutta copia dell’uomo, perché la gonna, il sorriso empatico, vengono presi come segno di debolezza da sottomettere.

Laddove un capo donna viene vituperato per la sua aggressività e mancanza di sensibilità femminile, mentre il capo precedente era l’icona virile encomiabile; assertivo e non avvezzo a sdolcinatezze e raggirabilità.

Riconosco lo sforzo di migliorare di molti, la compassionevole e combattiva decisione di essere di aiuto di pochi, ma ancora la maggioranza delle persone viaggia nel flusso misto di “ci sono mali maggiori nel mondo da curare” e “Dio/la Natura vi ha volute madri; aspirate a quello e sottomettetevi alle conseguenze”.

Chimamanda Ngozi Adichie

Chimamanda Ngozi Adichie

È un estremo piacere per me sentir autoproclamarsi una donna africana – per intenderci, quelle ancora meno abituate al femminismo – Femminista Felice Africana Che Non Odia Gli Uomini e Che Ama Mettere il Rossetto e i Tacchi Alti Per Sé e non Per Gli Uomini. Che ribatte alla domanda se non ha paura di intimidire gli uomini – sempre per intenderci, obbligatoria meta ultima di ogni donna – che non ci aveva mai pensato “perché un uomo intimidito da me è esattamente il tipo di uomo che non mi interessa”.

Di fatto siamo permeati, tutti e tutte, da culture millenarie che inconsapevoli o nolenti ci rendono volenterosi e prone a ciò che implicitamente è richiesto da noi. La moglie ringrazia il marito per aver cambiato il pannolino del figlio in comune. L’uomo si sente tale se è più facoltoso e se elargisce beni materiali/economici alla donna. Le nostre culture formano o minano alla base il diritto, piacere e dovere, di essere.

Uomini e donne sposati dicono: “L’ho fatto per quieto vivere”. Quando lo dice un uomo, di solito si riferisce a qualcosa che non dovrebbe comunque fare. Una cosa che racconta agli amici in tono orgogliosamente esasperato, considerandola una conferma della sua virilità: “Oh, mia moglie dice che non posso andare per locali tutte le sere, così ora, per quieto vivere, esco solo il finesettimana”. Quando invece lo dice una donna, di solito è perché ha rinunciato a un lavoro, a un traguardo professionale, a un sogno.

Purtroppo, così come una donna si sente in colpa per aver sognato un desiderio, tanto da infliggersi pene dolorosamente silenziose, altrettanto un uomo ha “paura della paura, della debolezza, della vulnerabilità. Insegniamo loro a mascherare chi sono davvero, perché devono essere uomini duri. (…) Definiamola virilità come una gabbia piccola e rigida dentro cui rinchiudiamo i maschi.”

Contrariamente a tanti africani, e tantissime africane, Adichie ha ottenuto attenzione nel primo mondo (curiosa dicitura). Nomi importanti della cultura giovanile fanno sì che abbia risalto nella generazione dei futuri adulti.

Che siano in grado di ascoltare.

 

Barbara Herzog

 

white

Leave a Reply