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La Palestina per me è stata sempre un luogo indecifrabile, pur avendo passato qualche tempo in medio oriente la mia immagine mentale si rifaceva comunque alla rappresentazione ridotta e bidimensionale che ne fanno i media di casa nostra. Speravo che Delitto a Ramallah di Abbad Yahya riuscisse a colmare questa lacuna ma non è stato così.

Come molti autori della stessa area geografica (Rabih Alameddine, Saleem Haddad, Hoda Barakat) la narrazione di Yahya avviene attraverso il racconto dell’interiorità, in questo caso di tre ragazzi: Ra’uf, Nur e Wisam le cui vite sono legate all’assassinio del titolo. Attenzione però: senza anticiparvi nulla posso dirvi che questo non è un romanzo giallo; l’omicidio è solo un evento che si presenta nella vita dei tre. Volendo etichettare questo libro, lo potremmo chiamare romanzo di formazione in quanto i tre protagonisti, ognuno per conto suo, si apprestano ad attraversare un passaggio fondamentale per il cambiamento delle loro vite.

 

Al di fuori del contenuto del volume, ci stiamo occupando di Delitto a Ramallah anche perché è stato messo all’indice nel paese natio dell’autore per “attentato alla morale”, nello specifico perché trasuderebbe contenuti legati all’omosessualità, tanto che il suo autore è stato costretto all’espatrio. Paradossalmente, l’omosessualità, al di là di pochi brevi momenti è quasi non detta (un pensiero all’amore che non sa dire il suo nome di wildiana memoria) e vissuta in maniera inconsapevole.

La vera pietra dello scandalo è la critica aperta alla società e alla politica dei Territori Palestinesi, che come molti governi della regione hanno qualche problema quando si tratta di libertà di espressione.

Delitto a Ramallah è decisamente un libro impegnativo e in questo periodo di regioni multicolori, vi aiuterà a isolarvi momentaneamente dalla monotematicità di contenuti dei media nostrani.

 

 

Bou Kerch

[Abbad Yahya, Delitto a Ramallah, MR editori, pp. 250, € 15,00]

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