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Quando,  qualche mese fa, ho letto Khalil, l’ultimo libro pubblicato in italiano di Yasmina Khadra (il nome con cui Mohammed Moulessehoul firma i suoi romanzi), ho creduto per un attimo di vederci una cosa che in realtà non c’era. Quando la gemella del protagonista conduce Khalil a vedere una ragazza di una bellezza straordinaria, che lei descrive quasi con infatuazione [“Hai visto che occhi ha?” mi fece con voce soffocata dall’emozione. “Di un verde puro. Sembrano le biglie di vetro con cui giocavamo da bambini. Così trasparenti che ci si potrebbe leggere fin dentro i suoi pensieri”], ho pensato che dietro ci fosse una storia d’amore al femminile, che non c’era.  Proseguendo nella lettura di quella che per me era la scoperta di un autore straordinario mi sono detto che, per quanto brillante, moderno e anticonformista, probabilmente sarebbe stato chiedere troppo all’autore algerino.

Quando poi, andando a casaccio nella lettura dei suoi romanzi che non divoro tutti insieme uno dietro l’altro solo per non finire a bocca asciutta troppo in fretta, mi sono imbattuto nel noir per eccellenza di Cosa aspettano le scimmie a diventare uomini, di quattro anni precedente, mi sono reso conto che avevo decisamente sottovalutato l’autore, sotto molti aspetti: la protagonista assoluta del libro è infatti una commissaria di polizia lesbica, Nora Bilal, che intrattiene una relazione con una giovane che tenta di tirar fuori dal mondo della droga e delle dipendenze in generale.

Della trama è difficile parlare senza svelare notizie e particolari che meritano di essere conosciuti seguendo lo schema dell’autore. Ma questo amore disperato e faticoso, che attraversa tutto il libro in parallelo con l’indagine che va a lambire un mondo di personaggi intoccabili, anche se rimane uno sfondo apparentemente non fondamentale, ci racconta cos’è oggi l’Algeria e come anche le vite e gli amori negati dalla propaganda ufficiale esistano e possano diventare determinanti.  Il libro è infatti molto più di un noir, e il ritratto di un paese piegato da un regime e da una (apparente?) accettazione passiva della corruzione e di un sistema ormai impossibile da rovesciare sembra preconizzare una catarsi che somiglia molto a ciò per cui gli algerini scendono in piazza ormai da mesi.

Certo, Moulessehoul (che ha servito nell’esercito dopo la sanguinosa guerra che ha opposto la Francia agli indipendentisti locali e ha cominciato a firmare i suoi romanzi con il nome della moglie, a causa della censura) vive da ormai una ventina d’anni in Francia e per lui è molto più facile trattare il tema di una minoranza sessuale di quanto non lo sarebbe per un autore che viva nel paese, come ha dimostrato un paio di anni fa il caso di Anouar Rahmani. Ma – a parte il fatto che il libro è un noir ottimamente costruito e molto ben scritto  – è la dimostrazione che c’è una parte di popolazione, che forse non sarà ancora maggioritaria, ma sta emergendo, pronta a superare le discriminazioni sessuali. Non è cosa da poco.

 

Michele Benini

 

[Yasmina Khadra, Cosa aspettano le scimmie a diventare uomini, Sellerio 2015, pp.317, € 16,00]

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