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La Bella Addormentata nel bosco è una favola che nasce in Europa da diverse tradizioni, traduzioni e quindi travisamenti. Il primo a scriverne è stato Giambattista Basile nel 1600. La favola si chiamava Sole, Luna e Talia. In questa versione la principessa Talia viene stuprata dal principe durante il sonno, dando poi alla luce i figli Sole e Luna. Sarà il figlio Sole a risvegliare la madre facendole succhiare il dito, da cui uscirà il suo fuso (arnese che serve per filare i tessuti) per imbastire poi una incestuosa fellatio.

Tutto questo è destinato a sparire nella fiaba riadattata da Perrault a cui si ispira la versione edulcorata della Disney. Il film di animazione che ha “corrotto” intere generazioni di fanciulle (nonne, mamme e figlie) viene prodotto all’alba del 1959, prequel di quei favolosi anni ’60 e infine del libertino ’68 infarcito di tanto “peace and love”.
Qui la principessa Aurora sarebbe dovuta morire, secondo la strega MaleFica (che potremmo anche rinominare come Cattiva-Vulva), raggiunti i suoi 16 anni: stavolta punta da un fuso che le farà sgorgare del sangue. La buona fata Serena (se vogliamo Sera-Fica e quindi Gentile-Vulva), invece, trasformerà la morte in un addormentamento lungo 100 anni. Invano decine e decine di uomini hanno cercato di varcare il bosco invaso da roveti (notoriamente simbolo freudiano di vagine dentate estese ed infinite), fin quando il principe azzurro non ha trovato la strada maestra per raggiungere l’Amore: bacia, dopo averla opportunamente accarezzata, Aurora, che si risveglia e tutto va per il meglio.
Da un punto di vista psicanalitico la puntura del fuso pare sia l’arrivo delle mestruazioni. A 16 anni si dovrebbe parlare di rottura dell’imene, che negli anni sessanta era ancora un tabù: hai un rapporto fuori dal matrimonio e muori dissanguata, meglio parlare di carezze durante un lungo sonno.

Quindi, inizia così la denominazione della perversione nota come sonnofilia o sindrome della bella addormentata. Una patologia caratterizzata da un’attrazione sessuale verso un partner in stato incosciente o addormentato. È caratterizzata da un’eccitazione che trova stimolazione attraverso carezze o altri metodi, esclusi strumenti anestetici o violenti, che inducono il partner ad addormentarsi. Oltre all’addormentamento, questa pratica sessuale può essere associata anche alla perdita di coscienza.
Ciò che differenzia la sonnofilia da altre perversioni è l’inutilizzo di strumenti, atti violenti e, cosa molto importante, deve esserci l’assenza di penetrazione. Visti i modi in cui essa si pratica, molti medici la definiscono come una sorta di fantasia onirica. In alcuni casi la sindrome della principessa addormentata è usata per indicare tutti quei comportamenti sessuali espliciti e intimi, attuati sul partner sonnolento, dormiente o incosciente. Bisogna ricordare che lo stato d’incoscienza non deve essere provocato da farmaco alcuno, ma in seguito al volere del partner “passivo” (fingendo di dormire).
Questa pratica è molto amata dai Giapponesi, tant’è che stanno, sempre più frequentemente, crescendo dei locali specializzati in sonnofilia. In questi ambienti, i clienti entrano in stanze da letto dove trovano ragazze che fingono di dormire. Il piacere è circoscritto al sonno, all’immobilità e alla sottomissione del partner (in questo caso della ragazza) che riceve carezze delle quali “al suo risveglio” non avrà memoria.

 

Susanna Basile

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