Skip to main content

In questi mesi, a Milano, Varco, un gruppo di cristiani protestanti LGBT+, provenienti da una chiesa valdese e da una chiesa battista, in gran parte giovani, vuole vederci chiaro sulle controverse traduzioni della Bibbia.

“Vorrei capire la Bibbia, ma anche la cultura e la società del tempo, come si sono evolute da quando è stato scritto il primo testo biblico, millenni fa, fino al giorno d’oggi”, afferma Rocco.

“Mi piacerebbe avere una visione più completa, che comprenda quello che le traduzioni della Bibbia ci hanno tenuto nascosto. Vorrei sentirmi rappresentata sia nella mia identità sia nella mia fede”, gli fa eco Rebecca.

Infatti, secondo le interpretazioni tradizionali, molti passi della Bibbia condannerebbero l’omosessualità, ma cosa succederebbe se ricerche più approfondite dimostrassero che l’omosessualità non era considerata peccato da coloro che la Bibbia la hanno scritta?
Uno studioso danese, di fede cristiana luterana, K. Renato Lings, recentemente ha pubblicato i suoi studi esegetici in un libro divulgativo, intitolato Amori biblici censurati. Lings sostiene che nella Bibbia non si condannerebbe l’omosessualità: la condanna verrebbe dai traduttori della Bibbia imbevuti dei loro pregiudizi.

Ma come possono i traduttori far dire a un testo sacro cose che in realtà non ci sono? Semplicemente perché bisogna partire dal presupposto che non esiste una traduzione perfetta: nessuna lingua ha vocaboli i cui significati collimano perfettamente con un’altra lingua, e perciò è compito del traduttore trovare le parole che gli sembrano più adatte. Ecco quindi che entra in gioco il pregiudizio dei traduttori, che gli fa vedere il peccato anche laddove non c’è.

Omofobia nella Bibbia: colpa dei traduttori?

La Bibbia è un libro dalla formazione molto complessa: l’Antico Testamento fu scritto parecchi secoli fa, in un ebraico antico, che già all’epoca di Gesù era poco comprensibile agli stessi ebrei. L’ebraico è inoltre una lingua semitica, completamente diversa dalle lingue indoeuropee, davvero complicatissima da tradurre! Il cristianesimo inizialmente adottò ufficialmente una traduzione dall’ebraico antico al greco, la lingua più parlata nell’impero romano. Ma dopo qualche secolo, la Bibbia dal greco venne tradotta in latino, e dopo ancora qualche secolo dal latino alle lingue moderne. I traduttori antichi vivevano in una società patriarcale totalmente diversa dalla nostra, dove la schiavitù e la servitù erano la norma, dove non esisteva democrazia, dove la donna era considerata inferiore. In epoca a noi contemporanea, inoltre, per facilitare sempre più la lettura di massa, ogni chiesa riscrive circa ogni dieci anni la Bibbia con un lessico più semplificato e attuale.

Davide e Gionata, dalla “Somme le Roy” (1290), manoscritto miniato francese, British Museum

Davide e Gionata, dalla “Somme le Roy” (1290), manoscritto miniato francese, British Museum

Dopo tutte queste traduzioni, cosa resta del messaggio originario? A volte molto, altre volte ben poco. La lettura del libro di Lings per me è una rivoluzione: questo esegeta scava a fondo nelle culture e nelle lingue antiche (da quelle della Mesopotamia a quelle dell’Europa medioevale), immedesimandosi negli scrittori (e anche nei lettori!) originari, tenendo conto dei contesti storici e letterari. E l’omosessualità sembra risultare da queste ricerche un “peccato” in realtà sconosciuto agli antichi ebrei e non considerato nei Vangeli. Pare che la vera colpevole sia la mentalità degli antichi traduttori, vissuti in un’epoca patriarcale che affermava che la sola attività sessuale legittima fosse finalizzata alla procreazione. Così ci ritroviamo un testo sacro oggi avversato da chi lotta contro l’emarginazione ereditata dall’antica società patriarcale: omosessuali e femministe.

Allora dobbiamo liberare noi la Bibbia dai nostri pregiudizi? Mi vien da pensare di sì. E scopriremmo che i messaggi originari sono molto più belli e degni di essere trasmessi, direi davvero giusti e “sacrosanti”.

 

Emanuele Crociani
©2023 Il Grande Colibrì

Leave a Reply