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Da quando ero piccolo sono sempre stato affascinato dal “diverso” o almeno da quello che per gli altri era brutto e non “normale”, anche se questa parola non mi piace. Per qualche motivo a me sconosciuto ho sempre sentito una particolare empatia con chi vive o viveva una qualsiasi forma di emarginazione, discriminazione o disabilità, anche psichica.

Chi ha letto il libro di Mary Shelley, oltre ad essersi causato in alcuni capitoli il prolasso di ovaie o testicoli (siamo onesti, descrivere tutto nei minimi dettagli rompe), sa che la “creatura” – erroneamente secondo me definita “mostro” – può rispecchiare qualche lato di noi persone in transizione. La cosa buona è che non ci assemblano con parti di cadavere, ma comunque, per il nostro benessere psicofisico, ricorriamo a cure ormonali e operazioni chirurgiche per “modificare” il nostro corpo. Ci tengo particolarmente a sottolineare che una persona transessuale non si rivolge al chirurgo estetico per il semplice sfizio di avere le tette.
Per farvi un esempio pratico, molte donne e uomini cisessuali (quindi non trans) si rivolgono al chirurgo per “sistemare” una parte di sé che gli crea problemi di salute, come rifarsi il naso perché magari si ha il setto deviato, oppure ridursi il seno per chi ha un petto esageratamente abbondante.. e così via. Potremmo dire che una persona transessuale non fa altro che rimediare (esattamente come una persona cis) a determinati problemi fisici con l’aiuto della chirurgia.

In tutto questo c’è da fare luce su un altro lato della medaglia, che coinvolge maggiormente le donne rispetto agli uomini, ossia l’uso eccessivo degli interventi estetici. Non è difficile incontrare, infatti, donne trans (italiane e non) e donne non-trans completamente stravolte dalla chirurgia plastica. Su questo argomento purtroppo non ci sono differenze tra trans e cisessuali, il problema tocca entrambe le categorie. Un esempio fra tutte: Donatella Versace.
Possiamo comprendere come il bisogno di raggiungere il benessere psicofisico, per una donna trans, sia primario, ma per alcune il “modificare” il proprio corpo diventa una trappola per nascondere problemi, come l’insicurezza e la paura di non riuscire ad essere abbastanza donna. Sia per queste persone, sia per le donne non trans, in alcuni casi, il chirurgo estetico diventa la soluzione alla loro ricerca di perfezione, per raggiungere lo stereotipo della donna ideale, che in Italia, per cultura e abitudini, è spesso rappresentata da soubrette, presentatrici e comparse della televisione. L’intervento eccessivo spesso porta a diventare più una maschera che una persona reale.

In altre parti del mondo ci sono donne transessuali che si rivolgono, addirittura, a mercenari della chirurgia, per avere protesi o iniezioni di collagene (soprattutto per arrotondare fianchi e natiche) e si ritrovano sfigurate per l’uso di silicone per muratura – per chi non lo sapesse c’è differenza tra il silicone che si usa in ambito medico e quello per uso comune – che col tempo porta a gravissime infezioni.
Un esempio fra tutte è Rajee Narinesingh, una delle pazienti del falso chirurgo Oneal Ron Morris, che eseguiva interventi di chirurgia plastica totalmente illegali utilizzando sostanze come cemento, colla e silicone, che bene non fanno. Nel 2005 Rajee si era fatta iniettare una sostanza, che in seguito si rivelò essere cemento, nelle guance, nelle labbra e nel mento. Dopo mesi di terribili dolori, le iniezioni hanno finito per sfigurarle il volto in un modo terribile. Non avendo però abbastanza soldi per sistemarlo, ha dovuto aspettare fino ad oggi, ma, nonostante i migliori chirurghi, la sostanza è ormai legata ai tessuti ed è quindi impossibile da togliere senza sfigurare ulteriormente la povera Rajee.

La creatura di Frankenstein non era un mostro, anche se il suo aspetto portava le persone a trattarlo come tale. Era una persona piena di amore e gentilezza che non ha trovato mai chi lo contraccambiasse. Questo è valido anche per tutte queste donne, trans e non, che per colpa di un’insicurezza arrivano a modificare se stesse in modo estremo, fino a risultare grottesche. Non sono mostri, i veri mostri sono quelli che le sfruttano o le insultano.

Concludo questo articolo con un video tratto da “Tutto su mia madre”, di Pedro Almodóvar, perché credo rispecchi il mio pensiero.

 

Stretta è la foglia, larga è la via, dite la vostra che ho detto la mia!

Massimo Tiberio B.

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