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Durante una conversazione sulla linguistica inclusiva, un amico mi fa giustamente notare che lo schwa, mentre nel parlato è sicuramente una soluzione più pratica rispetto all’asterisco (siparietti comici involontari ne abbiamo?) o alla u (che indica il maschile in diversi dialetti e lingue regionali), diventa problematico soprattutto nello scritto per quanto riguarda le necessità di alcune categorie di persone quali ipovedenti e dislessici.

I problemi nascono soprattutto nella ricezione di questo simbolo (questo articolo si concentra soprattutto sulla lettura a video) perché fuori dall’insieme di simboli che anche ipovedenti e dislessici imparano a differenti livelli.

Nel caso delle persone ipovedenti, i software di lettura ad alta voce tendono a saltare questo simbolo creando discontinuità nella fruizione del materiale scelto. Meno deleterio dell’asterisco che a volte viene letto come tale (amicasterisco per esempio) ma pur sempre problematico.

Alle persone affette da dislessia, negli ultimi anni si cerca di venire incontro utilizzando dei caratteri detti ad alta leggibilità che permettono una fruizione più agevole del testo. I set di caratteri ad alta leggibilità vengono costruiti tenendo in conto la grandezza delle lettere, la crenatura (la riduzione dello spazio in eccesso fra coppie specifiche di caratteri che serve a dare un aspetto più omogeneo al testo) e l’interlinea. Un’attenzione particolare riguarda i grafemi simili come p e b che le persone affette da dislessia spesso confondono. Non essendo dai più considerato come lettera ma come simbolo, lo schwa non viene inserito in questi set di caratteri.

Che fare dunque di questo schwa? Metterlo da parte per cercare qualcosa di meno problematico? Questo succederà comunque visto che la lingua e le sue regole sono in continua evoluzione; nel frattempo, come suggerisce la linguista Vera Gheno in un’intervista al periodico MicroMega, si potrebbe utilizzare lo schwa in contesti meno ufficiali e più sperimentali come i post sui social, strada intrapresa ad esempio dal comune di Castelfranco Emilia.

Credo che questo suggerimento di legare l’uso dello schwa soprattutto ad alcuni contesti sia utile anche per il parlato, è un suono che d’altronde non è così alieno alle parlate italiche come alcuni sostengono ed è decisamente meno cacofonico della u.

 

 

Bou Kerch

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