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Il 20 novembre, per la prima volta ad Avellino (Campania), grazie all’associazione Apple-Pie – l’amore merita LGBTQ+, si è celebrato il Transgender Day of Remembrance, una giornata di commemorazione delle vittime di transfobia, estesa a tutte le persone vittime di odio e pregiudizio. La giornata è stata istituita nel 1999 in onore di Rita Hester, donna trans, assassinata il 28 novembre 1998.

Daniela Lourdes Falanga, presidente di Arci Gay Napoli sulle persone vittime di omicidi e violenze perché intercettate come trans scrive: “I casi di violenza aumentano ma la fierezza di scegliere la vita cresce esponenzialmente. Sempre più persone trovano il coraggio di essere sé stesse nonostante un mondo negativizzante. E oltre la morte, oltre l’abuso fisico, le umiliazioni, rimane grave quanto ancora succede nell’ambito lavorativo, dove si ha accesso solo se “conformi” a corpi reputati “idonei” al confronto col pubblico. Perché ciò che succede è chiaro: le persone trans vengono guardate, incluse o “scartate” secondo regole che prevedono selezioni d’opinione e non di merito. Così le vittime sono anche in vita, e diventano migliaia, diventano periferie esistenziali senza averlo scelto, diventano marciapiedi ancora, solitudini, disperati respiri di sogni e rassegnazioni forzate.”

La celebrazione del Transgender Day of Remembrance ad Avellino è stata iniziativa di Leonardo Imbimbo, 19 anni, che da un anno, con il supporto della sua famiglia, sta seguendo un percorso psicologico per trasformare il suo corpo femminile al maschile: “Io non ho mai sentito di appartenere a questo corpo. Sin da piccolo desideravo un corpo diverso, quello di un uomo. Non è stato facile rivelare il mio disagio a familiari e amici. Tuttora le persone che hanno notato dei cambiamenti nel mio aspetto fisico con i loro sguardi e le loro parole mi fanno sentire discriminato e rifiutato. Ogni volta che mi sento chiamato con il mio vecchio nome provo fastidio. In palestra, ad esempio, sono costretto ad usare lo spogliatoio delle donne e tutte mi guardano in modo strano. Per fortuna ci sono anche persone che si sforzano di comprendere”. Tutte le persone presenti cingono Leonardo come in un abbraccio e lo sostengono, mentre con difficoltà cerca di comunicarci la sua profonda sofferenza. Un gesto di grande sensibilità e di grande senso civico.

Antonio De Padova racconta: “La mia vicinanza alle problematiche delle persone trans nasce dall’amicizia con Leonardo. Da quando lo conosco mi sono reso conto che ciò che noi omosessuali viviamo è diverso e forse più facile da attraversare. Io quando mi guardo allo specchio mi accetto e mi piaccio, loro invece no. Questo crea sofferenza e implica una serie di trasformazioni difficili da attraversare. Inoltre la loro emarginazione sociale è maggiore, a causa del fatto che la loro diversità sessuale è visibile. Essere solidali con queste persone è da persone intelligenti, una volta che si è scoperta la sofferenza che provano.”

Si respira pace e libertà nella sede di Apple Pie e così anche altre persone sentono di condividere la propria esperienza. Essere schiacciati dal giudizio, temere l’abbandono da parte di genitori e parenti, nascondersi continuamente per evitare violenze e soprusi: questo è ciò che vive quotidianamente chi sceglie di essere se stesso al di là di ciò che i condizionamenti sociali, culturali e religiosi impongono. Tra i membri dell’associazione Apple Pie ci sono tante persone non LGBTQ+. Mara Festa, presidente di Apple Pie, spiega: “Le battaglie per i diritti sono di tutti. Bisogna sostenere l’autodeterminazione di ogni essere umano in modo trasversale. Se continuiamo a dividerci, ognuno a difesa della proprio gruppo di appartenenza, aumentiamo il rischio di separazione e scontro, percependoci sempre all’interno dei nostri particolarismi e perdendo di vista l’universalità dei diritti.”

Il 20 novembre Apple Pie ha regalato alla città un incontro di emozioni, riflessioni, scambi, un invito a sviluppare la consapevolezza, ricordando che ogni giorno, nel nostro piccolo, abbiamo la responsabilità di rendere il mondo migliore.

 

 

Maryam Rosanna Sirignano

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