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Ma lo sapevate che ci si depilava già nel Medioevo?

Visto che abbiamo un sacco di amiche e amici antiquati, ricordiamo che la depilazione femminile è ben documentata anche durante l’antichità greco-romana: Ovidio, nel suo L’arte amatoria, scrive alle donne che

nelle ascelle l’aspro odore del capro non alligni e non siano le gambe irte di duri peli.

 (traduzione di E. Pianezzola)

L’Occidente medievale eredita questa visione.
Nel Medioevo molti trattati di medicina parlano di questo genere di pratiche. Per esempio Henri de Mondeville, celebre medico dell’inizio del XIV secolo, menziona molti metodi di depilazione: con una pinza, con delle forbicette o con creme depilatorie. Ne cita più ricette: l’ingrediente base di una è il sangue di pipistrello, per un’altra si parte dalla calce viva e dal peperoncino. Già, non fa venire molta voglia…

La depilazione femminile

Una moda venuta da Oriente?

Mondeville attribuisce esplicitamente questa seconda ricetta ad Avicenna (il cui vero nome era Ibn Sina), un medico andaluso il cui enorme trattato di medicina è l’opera più utilizzata in epoca medievale. Insomma, la depilazione verrebbe dall’Oriente, dal mondo arabo.

Non è il punto di vista solo di Mondeville: altri testi confermano questa idea. Usama ibn Munqidh è un emiro siriano che vive in Oriente nel XII secolo e conosce da vicino i Franchi del regno di Gerusalemme. Nella sua bella autobiografia riporta un episodio esilarante. Un cavaliere franco entra in un hammam e, quando vede che l’impiegato del bagno turco è completamente depilato, esclama:

Salim! Come sei vellutato! Fa’ la stessa cosa a me!

Felice del risultato finale corre a casa, prende sua moglie e chiede al barbiere di sottoporla allo stesso trattamento…. Per Usama ibn Munqidh è un modo per deridere i Franchi, rappresentati come sporchi, poco abituati agli usi dell’hammam e assai poco pudichi (il cavaliere non esita a esibire sua moglie davanti all’impiegato del bagno turco). Apocrifo o veridico, l’aneddoto sottolinea comunque un certo interesse degli occidentali per le pratiche depilatorie orientali.

Il pelo è virile

In Occidente queste pratiche non sono sempre ben viste, per due ragioni.
Innanzitutto un certo numero di teologi condanna qualsiasi pratica che modifichi il corpo: se Dio ci ha voluti pelosi, togliersi i peli significherebbe andare contro la volontà divina. Sono criticati i tatuaggi, il trucco, la depilazione.

La depilazione femminile

Più in generale, il pelo è un segno di forza: i re merovingi mettono addirittura dei capelli nei loro sigilli! Il pelo è segno di virilità, di fertilità. È il simbolo dell’età adulta: sempre in epoca merovingia, un ragazzo diventa un uomo alla sua prima rasatura. Nel XVI secolo i nativi americani sono descritti come bambini, perché sono imberbi, e questo ne giustifica lo sfruttamento. Avere peli significa essere uomo, il che implica che essere donna significhi non avere peli. È così che si costruiscono, lentamente, le pratiche contemporanee: la maggioranza delle donne si depila, la maggioranza degli uomini no.

Ovviamente stiamo semplificando: durante i secoli che compongono il Medioevo le mode cambiano. Nell’XI e XII secolo la rasatura a fil di pelle è di moda tra i signori, mentre dal XIV secolo torna lentamente di moda la barba. Allo stesso modo possiamo pensare che varino molto anche le pratiche depilatorie, senza trovarne per forza dei riflessi nelle fonti. Anche oggi sappiamo che le cose si sono un po’ evolute: molti uomini si depilano, molte donne no.

Piacere agli uomini

Resta la domanda: perché le donne si depilano? Henri de Mondeville è categorico:

Per essere piacevoli per gli uomini, le donne si tolgono da sole i peli dalle parti intime.

Questa frase dà da pensare e potremmo commentarla a lungo.
La depilazione vede la donna come un soggetto completamente passivo, che la fa solo per l’uomo. E la fa solo per “essere piacevole”, un dovere che le viene imposto: non deve avere asperità, né nel corpo né nello spirito. In poche parole, Mondeville mostra con lucidità quello che oggi denunciano autrici come Mona Chollet: la depilazione è un grande simbolo del dominio maschile sul corpo femminile, cioè su un corpo erotizzato (“parti intime”) e sottomesso al desiderio dell’uomo (“essere piacevoli”). E il dominio è tanto più efficace quanto più è indiretto: le donne “si tolgono da sole” i peli, senza che le forzi nessuno, a parte la pressione sociale.

La depilazione femminile

Si può capire meglio perché molte donne oggi ritengano il rifiuto di depilarsi un potente simbolo di emancipazione, che consiste al tempo stesso nel separarsi dalle norme sociali e nel rifiutarsi di fare del proprio corpo un oggetto costruito dal desiderio maschile. E, en passant, a risparmiare denaro e anche smorfie di dolore: la depilazione fa male, figurarsi poi con una crema di peperoncino piccante…

Comunque, detto tutto questo, ci è rimasta la curiosità del sangue dei pipistrelli: chi si offre per provarlo e dirci com’è andata?

 

Per saperne di più:

  • Mona Chollet, Beauté fatale: les nouveaux visages d’une aliénation féminine, Parigi, La Découverte, 2012.
  • Nicolas Drocourt, “Au nez et à la barbe de l’ambassadeur. Cheveux, poils et pilosité dans les contacts diplomatiques entre Byzance et l’Occident (VIe-XIIe)”, in Erika Juhász (a cura di), Byzanz und das Abendland IV. Studia Byzantino-Occidentalia, Budapest, Eötvös-József-Collegium, 2016, pp. 107‑134.
  • Jean da Silva, Du velu au lisse : histoire et esthétique de l’épilation intime, Parigi, Complexe, 2009.
  • Gerrit Cootjans, “Le pubis, les poils pubiens et l’épilation: sources grecques”, Revue belge de philologie et d’histoire, 2000, n° 78(1), pp. 53-60.

 

Florian Besson per Actuel Moyen Âge
traduzione di Pier Cesare Notaro

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