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Domenica 19 Novembre, siamo al Macondo Biblio Caffè di Bergamo in Via Moroni, il locale è gremito di gente, anche in piedi; facce sorridenti, orecchie ‘scalpitanti’, e tante mani che stringono un libro: Siate ribelli, praticate gentilezza di Saverio Tommasi (edito da Sperling&Kupfer) ospite d’onore della serata, una delle tante in giro per l’Italia dove racconta il suo libro e non solo.
Parla per un’ora filata, Saverio, e nessuno se ne va, anzi, dopo si forma la fila di affezionati lettori per due chiacchiere ed una dedica. D’altronde il giornalista – che ci tiene a specificare di essere iscritto all’albo e di versare regolarmente i contributi – ha una pagina facebook seguita da più di 450 mila persone, lavora per il sito d’informazione fanpage.it seguito da 7 milioni di persone e con i suoi prorompenti video narranti la verità di storie scomode ha innescato più volte, negli ultimi anni, diversi dibattiti sul web.

Saverio si definisce subito come un ‘racconta storie’: prima attore nei teatri, locali e persino singole abitazioni, poi, quando le sue storie hanno richiesto di essere trattate in diversa maniera, prima per video ed in seguito anche attraverso la parola scritta, ha iniziato la sua carriera come giornalista e la collaborazione con fanpage.it fino ad arrivare al libro, che con l’espediente narrativo del rivolgersi alle sue figlie (utilizzato anche nei video) unisce in un intreccio svariati racconti ed aneddoti e due concetti quali ribellione e gentilezza che secondo Tommasi, formano un connubio perfetto.
La ribellione dell’opposizione​ alla violenza tramite l’atteggiamento strategico della gentilezza, non per bontà, per qualcosa di aggiuntivo, in più, ma per giustizia.
Un forte senso di giustizia che pervade tutta la serata: si parla della mafia e delle sue vittime, di partigiani, di fascisti, se ne parla con un’intensità che trasporla in un articolo sarebbe impossibile. Consigliandovi di leggere il libro-racconto vi lascio con qualche risposta ‘rubata’ a Saverio nel post-conferenza dopo tanti autografi e fotografie.

Brevissima intervista che ho fortemente voluto, le cui risposte spero possano essere buoni spunti di riflessione.

Saverio, nei video che realizzi, racconti sempre storie che, in fondo, vanno a parlare di minoranza, è casuale o vi è intenzionalità?
È casuale ma ne sono felice, perché riconoscersi nelle maggioranze, dato il mondo che c’è fuori, non è un buon inizio; riconoscersi nelle minoranze è necessario, spesso, ma non sufficiente (anche i rigurgiti fascisti sono minoranze), perciò da sole le minoranze non si autosostengono, ci devono essere le idee, il cuore, le interazioni e gli intrecci. Il fatto però che accarezzi certe idee che stanno in minoranza mi fa felice perché sto scoprendo pezzi importanti.

Per quanto riguarda la scelta degli argomenti, come avviene: sono tue idee, ti vengono suggerite?
È un caos a cui cerco di dare un ordine. Alcuni argomenti mi sono arrivati suggeriti spesso dai protagonisti stessi, altri li avevo in testa da sempre, ero curioso.

Un esempio?
Il BDSM, di cui avevo sempre sentito raccontare in maniera non molto edificante e volevo conoscere qualcuno di questi definitivi “mostri”. Molto diverso lo “stare in coma”, uno dei video a cui sono più affezionato. Sono grato a queste storie inaspettate.

Se pensi alle migliaia di persone che guardano questi video, qual è il tuo obiettivo principale?
Raccontare, perché ho paura dei racconti non fatti e delle parole non dette, non ho paura delle singole storie, anzi raccontare le storie credo sia l’inizio per migliorare indipendentemente da esse. Le storie ben raccontate, non celate, hanno valore in sé, anche se il contenuto puoi non approvarlo; sono felicissimo, ad esempio, dei video che ho fatto sulla Lega Nord o su CasaPound, per motivi diversi, ma conoscere un po’ di più queste storie…può essere un inizio.

 

Gloria Grossi

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