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Recentemente mi sono imbattuto nella Carta europea della disabilità, una tessera istituita nel 2016 dall’Unione Europea, con il nobile scopo di consentire a chi è stato dichiarato disabile in un paese UE di far valere la propria condizione anche negli altri paesi. Era un progetto pilota attivato in otto paesi, tra cui l’Italia, e sebbene la fase pilota fosse terminata nel 2019, l’Italia continua ad emetterla – chi ne ha diritto la può chiedere al sito dell’INPS. Nel 2022 si è aperta una procedura di consultazione per migliorarla ed estenderla a tutta l’UE entro la fine del 2023, e spero che si prenda in considerazione quello che è successo a un mio ospite austriaco in Sardegna nell’estate 2022.

Ho una casa per affitti turistici a Bosa (Oristano), che purtroppo non è adatta a chi ha problemi di mobilità (nella pagina Booking.com è chiaramente specificato – mi spiace, ma ristrutturarla costerebbe troppo); do però il benvenuto a chiunque abbia altre forme di disabilità. Una di queste persone è venuto ad alloggiarvi con la famiglia, e purtroppo non mi ha avvertito in anticipo della sua condizione. Ciò non gli ha impedito di star bene in casa mia, ma fuori casa gli sono accadute due cose spiacevoli da cui avrei potuto metterlo in guardia.

Un host sardo e un austriaco con disabilità

© Foto di Annie Spratt / Unsplash

Il primo problema c’è stato al momento di pagare l’imposta di soggiorno, dacché ogni comune italiano stabilisce la propria tariffa, il proprio regolamento e le proprie esenzioni. Quello di Bosa (al contrario di altri) non prevede purtroppo esenzioni per le persone con disabilità, ma le prevede invece per chi dovesse venire a curarsi in città e per il suo accompagnatore. Perciò, il signore ha dovuto pagare per intero pur esibendo la tessera della disabilità rilasciata dal governo austriaco.

Il secondo problema c’è stato quando il signore è stato multato per non aver pagato il parcheggio. Probabilmente era convinto che i vigili italiani, riconoscendo il suo contrassegno disabili austriaco, lasciassero correre, ma non è stato così. Ogni persona con disabilità deve procurarsi il CUDE (Contrassegno Unico Disabili Europeo) presso il proprio comune di residenza, applicarlo alla propria auto, e controllare che la zona in cui vuol circolare sia aperta a chi lo esibisce, ed il luogo in cui vuol parcheggiare sia per lui gratis. Purtroppo non c’è una segnaletica europea che indichi queste cose, e chi ignora la lingua locale rischia ogni volta una multa.

Un host sardo e un austriaco con disabilità

© Foto di Yomex Owo / Unsplash

Ci sono comuni che hanno dotato i loro vigili di apparecchiature che creano al momento l’avviso PagoPA per pagare la multa e stampano sul verbale il relativo QR Code (per cui il contravventore, anche se straniero, paga semplicemente inquadrando il QR Code col cellulare). Altri comuni fanno stampare dai loro vigili il solo verbale e lasciano al contravventore il compito di compilare il bollettino postale per il pagamento.

Ahimé, nella mia lunga vita ho notato che perfino molte persone “normodotate” di madrelingua italiana non sanno compilare un bollettino postale – e non lo si poteva pretendere da chi ignorava la lingua italiana e comunicava usando il traduttore automatico del cellulare! Per aiutare il mio ospite, mi sono fatto dare una fotografia del verbale e i soldi della multa per pagarla al suo posto.

Le Poste dovrebbero rifare i bollettini di versamento in c/c in modo da renderli più comprensibili, e magari stampare le diciture in più lingue – l’optimum sarebbe fare come si fa con le carte di circolazione, le carte d’identità e le patenti di guida: gli spazi da riempire sono corredati da codici anziché diciture, e la legenda (plurilingue) si trova sul retro del modulo o su un foglio separato.
Tra l’altro, diffido gli stranieri dal venire in Italia e non pagare le multe: ci sono comuni che anche solo per principio vanno a rintracciare il contravventore a casa sua nel suo paese e si fanno pagare non solo la multa, ma tutte le spese di ricerca, notifica e riscossione – perciò consiglio di pagare non appena possibile, comunque prima di partire, e ringraziare quando è un banale divieto di sosta.

Un host sardo e un austriaco con disabilità

© Foto di Elevate Vofm / Unsplash

Un altro problema che ho notato è che, anche se gli attestati di disabilità sono europei, ogni paese li emette secondo le proprie leggi – per cui l’INPS italiana emette la carta europea a chi ha un’invalidità del 67% (od altre condizioni), ma il governo austriaco emette la sua carta a chi ha un’invalidità del 50%. Sono invalido al 51% e potrei lamentarmi che, poiché risiedo in Veneto, devo pagare i biglietti dei musei europei per intero, ma se risiedessi in Carinzia potrei visitarli tutti a prezzo scontato o addirittura gratis!

Non si può pretendere ora che l’UE sostituisca le legislazioni nazionali sulla disabilità con una uniforme (anche perché ci vorrebbe una legislazione sanitaria europea, che preveda magari un Servizio Sanitario Europeo), ma le diseguaglianze si vedono, e bisognerà prima o poi affrontarle.

 

Raffaele Yona Ladu
Ebreo umanista gendervague
Socio di Autistic Self-Advocacy Network
©2023 Il Grande Colibrì
immagine: elaborazione da foto di Vicky Hladynets / Unsplash

 

Un host sardo e un austriaco con disabilità

© Foto di Vicky Hladynets / Unsplash

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