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Ciao a voi di Io Sono Minoranza, qualche tempo fa ho letto un vostro articolo su una testimonianza di un ragazzo gay che vive nel sud Italia ed è proprio quella lettura che mi ha spinto a scrivervi oggi. Mi chiamo Marco, ho 27 anni e vivo in Campania. Vorrei portare la mia testimonianza a riguardo, affinché qualcun altro si senta meno solo o trovi comprensione, come è successo a me leggendovi.

Premetto che ciò che racconto si basa sulla mia esperienza personale, quindi qualcuno potrebbe vivere la situazione in maniera molto diversa dalla mia.
Il clima che si respira nel sud rispetto al mondo gay è doloroso, basato su tante menzogne che, chi non riesce a vivere liberamente la propria omosessualità, racconta a parenti ed amici creandosi una doppia vita.
Purtroppo una vita costruita sulle bugie sembra quasi l’unica carta da giocare: coloro che si espongono vengono lentamente emarginati dalla vita sociale e dalle proprie famiglie che spesso obbligano i ragazzi a nascondere la propria omosessualità privandoli di un’esistenza normale e serena.

Essere una persona omosessuale nel sud Italia vuol dire essere evitati, perché l’omosessualità non è vista come normale ma anche perché chi frequenta persone omosessuali potrebbe essere etichettato come gay in un attimo!
Nei casi peggiori ci si ritrova la famiglia talmente contro e non rimane altra scelta se non andarsene di casa finendo molte volte per strada.
La paura di venire scoperti è così forte che la falsa vita da uomo etero e fidanzato con una donna viene protetta a tutti i costi arrivando a minacciare qualcuno se si ha il sentore che possa farci outing.
Purtroppo, l’ignoranza e la cattiveria portano anche a subire accuse di pedofilia, che viene ottusamente accostata all’omosessualità.
Qui, al sud, non riusciamo a toglierci questa forte idea tossica di una mascolinità che ha dei confini ben precisi.

Nemmeno le app di incontri servono a molto. Personalmente, non mi sono servite a niente se non a trovare un partner per fare sesso, l’unica cosa che sembra interessare a chi si iscrive.
Ho notato che se non si è benestante, bello o giovane, mettersi su queste chat d’incontri è persino deleterio. Il fatto che si cerchi solo del sesso porta ad essere giudicati più che altro per l’aspetto fisico. Chi non rientra in quelle tre categorie, diventa facile bersaglio di bodyshaming.
Attraverso le chat non sono mai riuscito a trovare una relazione o un’amicizia vera, perlomeno sana, senza amori che sembrano sbocciare dopo due chiacchiere. E quindi mi ritrovo immancabilmente, per consolazione, a cercare sesso pure io, perché solo in rari casi si riesce ad avere una conversazione normale, senza essere giudicati solo per l’aspetto fisico, le dimensioni e la posizione ricoperta nella società. Addirittura succede che ci sia qualcuno in cerca di un amante fisso che fa veri e propri colloqui di selezione come dovesse assumerti a lavorare.

È molto difficile essere omosessuali nel sud Italia, ed è difficile anche avere rapporti di amicizia tra gay. È veramente triste che questa situazione riesca a dividerci anche fra di noi che potremmo comprenderci, per la dannata paura di essere scoperti ed etichettati, emarginati e derisi.
Qui vince il più forte, chi resiste, chi ce la fa a non vivere se stesso.

 

Marco

 

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5 Comments

  • Luca ha detto:

    devo ammettere che è un pò spiazzante per me leggere questi articoli in cui si parla di esperienze negative nel sud italia..forse perchè io sono tra i fortunati? chissà. Sta di fatto che vivo in un paese in Puglia (neanche in una grande città) e dal primo momento in cui sono riuscito ad accettare me stesso ho avuto pochi,se non alcun problema a dichiarare chi sono davvero agli altri. Premetto che sono un ragazzo di 18 anni e dal secondo anni di liceo più o meno tutti i miei amici più stretti sapevano di me e mi hanno accettato tutti senza alcuna difficoltà,anzi in alcuni casi l’amicizia si è anche rafforzata a seguito del mio coming out e successivamente ho scoperto che anche molti di loro facevano parte della comunità lgbt, ma anche con amici etero,apparte qualche risatina iniziale hanno tutti dimostrato il loro appoggio. Come detto,sarà che sono stato solo fortunato,ma sono convinto che per noi (la nuova generazione) non sia più una vergogna e non ci sia quasi più paura di “uscire dall’armadio”

    • A. ha detto:

      Sì, però non userei la frase “facevano parte della comunità lgbt” sia perché si tratta di “essere”, di “vivere” e non di “fa parte” sia perché tale comunità non esiste. Esistono persone, che sono anche cittadini, molte delle quali non partecipano ad attività sociali, politiche o culturali più o meno collegate all’omosessualità, alla bisessualità o al transessualismo.

  • Giulio ha detto:

    Vengo da un paesino del sud italia, in provincia, nella campagna più sperduta. Mi sono dichiarato 17 anni fa, quando ne avevo 16. A parte il timore iniziale la mia famiglia ha accettato la mia omosessualità e anche il mio compagno, che ho piano piano presentato a tutti: zii, amici, parenti. Quasi tutti non hanno dimostrato reticenze, tanto che lo trattano come uno di famiglia. Ho molti amici, al sud, quasi tutti LGBT. Altri ragazzi che hanno accettato il fatto di avere un orientamento sessuale non conforme alla massa e lo vivono tranquillamente.
    Si, il sud Italia. La maggior parte dei gay che conosco si nascondono, perchè sono i primi ad avere pregiudizi verso gli altri e verso se stessi. Quindi, armatevi di coraggio e fate coming out. È passato il tempo delle lamentele.

    • Io Sono Minoranza ha detto:

      Gentile Giulio, ti piacerebbe raccontarci la tua esperienza ed essere pubblicato qui su Io Sono Minoranza? 🙂
      Ci farebbe molto piacere poter condividere un’esperienza positiva di coming out al sud italia, che sia di esempio e infonda coraggio nelle nuove generazioni.

  • Antonio ha detto:

    Anch’io vivo in Campania, e ho fatto coming out da circa due anni. La prima persona a cui l’ho detto era il mio migliore amico. ‘Era’ perché non l’ha presa per niente bene. Io ho cercato di riallacciare la nostra amicizia, ma dopo una piccola discussione qualche mese fa, mi disse che gli facevano schifo le persone omosessuali, in questo caso insultò anche me. E da allora ho deciso che non fa più parte della mia vita, fa male dover interrompere i rapporti con un migliore amico, ma se questo è ciò che pensa non è degno di continuare a far parte della mia vita.
    Poi l’ho detto alla mia famiglia, mi aspettavo chi sa quale reazione ed invece l’hanno presa bene. L’ultimo scoglio? Gli amici. Loro sono stati gli ultimi a saperlo e a guardarmi oggi attorno mi fa capire che non erano amici. Sono scomparsi tutti, tranne una che anche lei come me fa parte del mondo LGBT, un’amica con cui posso sfogarmi. È vero che, come dici tu sopra, si rischia di rimanere soli senza amici, però io, anche se da solo, vado avanti e combatto la mia battaglia. Nessuno potrà mai fermarmi, neanche il rimanere da solo, perché è solo un passaggio della vita. Sono sicuro che prima o poi vinceremo questa battaglia.

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