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Nel mondo accademico gli ebrei sono sovrarappresentati; un esempio lo dà l’elenco dei Premi Nobel dal 1901 al 2017 (quelli del 2018 verranno attribuiti tra il 1° e l’8 ottobre 2018): degli 895 premiati 201 (cioè il 22,5%) erano ebrei, sebbene gli ebrei siano solo 14,5 milioni di persone (stima dell’Ufficio Centrale Israeliano di Statistica risalente all’aprile 2018), ovvero meno dello 0,2% dei 7 miliardi ed oltre 600 milioni di persone al mondo stimate dal sito worldometers.
La sproporzione si nota anche tra i Premi Nobel italiani: dei 20 premiati, 4 sono ebrei (Emilio Segrè, 1959; Salvatore Luria, 1969; Franco Modigliani, 1985; Rita Levi-Montalcini, 1986), ovvero il 20%, anche se gli ebrei italiani ora sono meno di 30 mila (questi almeno sono gli iscritti all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane) su 60 milioni di italiani, cioè lo 0,05% del totale.

Molte persone si chiedono il perché di questa sproporzione, ed alcune di loro l’attribuiscono a tratti genetici particolari, che alcuni nazionalisti sull’orlo del razzismo riassumono nel “mòach yehudì = cervello ebraico”.
Mi sento in dovere di mettere in guardia da questa spiegazione: innanzitutto, chi usa la genetica per attribuire agli ebrei una genialità fuori del comune potrebbe usarla per attribuir loro anche una malvagità fuori del comune; perciò, che si tratti di pregi o di difetti, per attribuirli ad un popolo in generale occorrono prove molto solide; ed in ogni caso, poiché le differenze all’interno di un popolo sono comunque notevoli, non si può pensare che una persona abbia una dote solo perché appartiene ad un popolo: occorre accertarla in lei prima di prendere una decisione, come ad esempio assumerla.

Una spiegazione che io, in quanto Aspie (cioè persona non solo diagnosticata con la sindrome di Asperger, alias “autismo ad alto funzionamento”, ma anche orgogliosa di questo – allo stesso modo in cui “omosessuale” è una constatazione, “gay” o “lesbica” è un impegno militante) ogni tanto sento è che tra gli ebrei ci sarebbero più autistici ad alto funzionamento che in altri popoli.
Su Asperger News commenterò prossimamente due studi israeliani (del 2015 e 2018) che lasciano intendere che ci siano più autistici ad “alto” funzionamento tra i bambini ebrei che tra i bambini arabi (lo studio del 2015 mostra una prevalenza complessiva, cioè includendo anche i bambini a “basso” funzionamento, paragonabile tra i due popoli), ma avverto anche qui che le cifre disponibili sull’autismo sono ancora provvisorie, e che i confronti sono prematuri.
Semmai, se vogliamo dar retta alle mie sensazioni, credo che le persecuzioni antiebraiche abbiano colpito particolarmente gli ebrei Asperger, che potrebbero essere sovrarappresentati tra le vittime dell’Olocausto.
Essere intelligenti aiuta a sfuggire ad una persecuzione, ma per riuscirci occorre innanzitutto saperla prevedere, leggendo nell’animo delle persone; quest’abilità serve anche durante una persecuzione, per capire di chi e fino a che punto puoi fidarti, non solo tra chi potrebbe coprirti, aiutarti e nasconderti, ma anche tra gli sgherri.
Tra essi ci possono essere i fanatici che non solo fanno tutto quello che gli viene chiesto, ma aggiungono anche il tocco personale; ma anche le persone venali, che è possibile corrompere; oppure le persone pietose che cercano di fare il minimo ed anche meno.
Le persone Asperger hanno delle serie difficoltà a comprendere gli altri, e la persecuzione nazista, che non voleva solo isolare, impoverire, cacciare, ma anche sterminare gli ebrei, era inoltre una novità assoluta; perciò molti ebrei tedeschi non si resero conto di ciò a cui andavano incontro, e credo gli Asperger meno facilmente degli altri.
Inoltre, gli Asperger sono molto attaccati al loro domicilio: anche cambiare casa all’interno dello stesso quartiere è per loro un dramma – figuriamoci lasciare la Germania, che durante la Repubblica di Weimar era stata il paese più civile e culturalmente innovativo d’Europa, per trasferirsi all’estero. Molti ebrei Asperger persero così la buona occasione per andarsene.

Tom Segev, nel suo libro Il settimo milione, dice che c’erano ebrei tedeschi tanto ligi al dovere da far apporre la “J = Jude = Ebreo” sul loro passaporto anche se vivevano nel Mandato Britannico in Palestina, e nessuno li poteva obbligare a farlo “vidimare” dal consolato – questo mi pare un modo di fare da Asperger, che compie il suo dovere pur facendo il suo danno; ho inoltre conosciuto un’ebrea sospetta Aspie che mi ha detto che era orgogliosa di indossare la stella gialla da bambina (fece poi dichiarare “Giusti delle Nazioni” coloro che salvarono lei e la sua famiglia) – qualsiasi neurotipico avrebbe capito che la “J” e la stella gialla erano strumenti di persecuzione (non per niente l’obbligo della stella gialla fu imposto a partire dal 1° settembre 1941, quando gli “Einsatzgruppen”, ovvero le truppe speciali che dovevano ripulire la Russia occupata dai nemici del Reich, stavano già sterminando oltre 1 milione di ebrei, e si stava preparando la Conferenza di Wannsee che si sarebbe tenuta nel gennaio 1942 per organizzare la “Soluzione Finale”), e quindi bisognava fare di tutto per disobbedire.

Non mi chiedo che cosa poteva capitare ad un Asperger in un campo di concentramento nazista – temo che sarebbe morto prima e più facilmente degli altri, per la goffaggine, la difficoltà a far fronte a dolori ed emozioni violente, e a capire le regole informali del campo (non c’erano solo i nazisti, c’erano pure i kapò e gli altri prigionieri).
Non andava trascurato il rischio che dei compagni di prigionia neurotipici organizzassero qualcosa a danno dei nazisti facendo ricadere la colpa su di lui (capita anche nelle scuole e negli uffici, che l’Asperger passi per il tonto a cui non solo si possono fare scherzi cretini, ma anche organizzare delle macchinazioni a suo danno o di cui dargli la colpa – tanto, per il gruppo è un puro peso o pericolo).

In una parola, credo che ad ogni persecuzione le persone Asperger siano state negativamente selezionate, e durante l’Olocausto ancora di più. Quando, fra qualche decennio, avremo delle cifre più sicure sulla prevalenza delle persone Asperger, e su quanto sono diverse nei vari gruppi etnici, credo che gli ebrei saranno sottorappresentati. La loro prevalenza nelle professioni intellettuali deve avere un’altra spiegazione.

 

 

Raffaele Yona Ladu
Ebreo umanista gendervague
Socio di Autistic Self-Advocacy Network
©2018 Il Grande Colibrì

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