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Il filo rosso di questo scritto è la seguente domanda:

Chi può far emergere i bisogni reali di una comunità?

Il richiamo forte alla potenza economica multinazionale, che pone come suo primo obiettivo lo sviluppo delle popolazioni – in ottica occidentale, bianca, maschile ed eterosessuale – permette di asserire quanto si stia perdendo di vista l’umano che abita paesi, villaggi, idee, modalità esistenziali differenti. Accostare i saperi e richiamare l’attenzione alle diverse unità di misura della qualità della vita potrebbe essere un approccio efficiente per provare a superare il criterio unico, che mira a unificare e ad omologare.
Quello che si intende sottolineare è il non ascolto di un’urgenza, di un bisogno reale; il rischio è concentrarsi su bisogni imposti, ritenuti, appunto, universali. Ad esempio ci si domanda che cosa possa significare il concetto di benessere. È quest’ultimo legato alla “civilizzazione”? Oppure attorno a cosa strutturiamo l’analisi di ciò che riteniamo bisogno collettivo?

Amartya Sen1, un economista indiano, Premio Nobel per l’economia nel 1998, propone di affrontare la valutazione del tenore della vita non solo in termini di opulenza, merci o utilità, concentrandosi piuttosto sulla qualità della vita degli individui. Il focus su che genere di vita conducono, su ciò che possono o non possono fare, su ciò che possono o non possono essere, decostruisce il nesso tra crescita economica e sviluppo. Sosteniamo che la crescita economica possa favorire e promuovere lo sviluppo umano, in particolare quando è in grado di generare occupazione e sicurezza, di favorire le libertà fondamentali, la cooperazione e la coesione sociale; ma è necessario, chiarisce Sen, che si presti maggiore attenzione alla qualità e che la crescita si traduca in un ampliamento delle reali possibilità di scelta degli individui.
In tal senso, lo sviluppo umano produrrebbe anche un sviluppo economico, promuovendo la realizzazione di investimenti sociali e ambientali che stimolino il benessere delle persone e la conseguente crescita economica2.

Quindi, diviene fondamentale fornire criteri per effettuare scelte di pubblico interesse: si ragiona su cosa fare di fronte a questioni quali l’ineguaglianza, la povertà, le carestie, o di fronte alla valutazione di differenti politiche e modelli sociali.

Si tratta, probabilmente, di guardare con lenti differenti al concetto di giustizia, oscillando tra etica e politica, giurisdizione e pedagogia.

Per Sen la domanda più importante sulla giustizia è: com’è possibile promuovere la giustizia?
L’economista, con l’approccio alle capacità, identifica come “insieme di capacità” l’effettiva libertà di scelta che una persona ha su vite alternative. Ciò mette sul piatto la nozione di contesto, di dispositivo esistenziale.

La libertà di condurre diversi tipi di vita si riflette nell’insieme delle combinazioni alternative di functionings tra le quali una persona può scegliere; questa può venire definita la capacità di una persona. La capacità di una persona dipende da una varietà di fattori, incluse le caratteristiche personali e gli assetti sociali. Un impegno sociale per la libertà dell’individuo deve implicare che si attribuisca importanza all’obiettivo di aumentare la capacità che diverse persone posseggono effettivamente, e la scelta tra diversi assetti sociali deve venire influenzata dalla loro attitudine a promuovere le capacità umane […]. Aumentare le capacità umane deve costituire una parte importante della promozione della libertà individuale.3

La capacità di scelta si desume sia eterodiretta da una dicotomia: opportunità-capacità.
In questo contesto, l’agenticità umana riguarda la possibilità di agire intenzionalmente, attivamente e trasformativamente, modificando il contesto nel quale si è inseriti.

La libertà di agency4 comprende la libertà di scelta della persona e questo significa che essa può talvolta non essere presa in considerazione come informazione rilevante: ci sono soggetti come i neonati o i malati di mente che ne sono privi, e in relazione ai quali essa non si presenta come informazione necessaria alla valutazione della loro condizione.5

Chi ha capacità di agency?
Esiste la libertà di scelta? Chi possiede la libertà di scelta? E la libertà al benessere?
Nell’enorme calderone viene inserita, inoltre, la prospettiva della pace tra i popoli, connessa all’affermazione della democrazia come garante dello Stato di diritto. Estendere i processi di democratizzazione, “esportare” certi tipi di governo, delineano i contenuti di un certo modo di mentalizzare la cooperazione internazionale e lo sviluppo, con un’egemonica caratterizzazione democratica.
Il rischio che si corre, tra i molti, è perdere di vista l’umano e perseguire un processo per il quale i bisogni, le urgenze o i desideri vengono colonizzati da ciò che, come abbiamo scritto sopra, è di stampo occidentale, bianco, maschile, eterosessuale (dall’acqua potabile all’idea di viaggiare, dal cibo all’amore romantico). La limitante lettura rappresenta una demarcazione tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò che è bene e ciò che è male: riflessione che rasenta la metafisica. Tralasciando gli ideali religiosi che dominano alcune “missioni umanitarie”, si vuole discutere del sapere di comunità destinatarie di interventi di cooperazione internazionale. Come possiamo, pedagogicamente, allargare il campo della libertà di agency?
Rendere il dialogo un’azione possibile, promuovendo la difesa dei diritti umani, abbandonando lo spirito compassionevole, avvicinandosi a una tutela dei diritti umani nella loro complessità e favorendo un costante e tenace impegno per l’affermazione dell’importanza di rispettare gli individui, sono – secondo me – passi necessari per realizzare un cambiamento delle pratiche di “aiuto umanitario”, creando il contatto umano e promuovendo un approccio legato alle capacità dei singoli, delle famiglie e delle comunità.

 

Giulia Carloni

 

1_ Amartya Kumar Sen è un economista, filosofo e accademico indiano, Premio Nobel per l’economia nel 1998, Lamont University Professor presso la Harvard University.
2_ A. FURIA (2010), “Human Discourses”: diritti, bisogni, sviluppo, sicurezza, in G. GOZZI, A. FURIA (a cura di), Diritti umani e cooperazione allo sviluppo. Ideologie, illusioni e resistenze, Il Mulino, Bologna
3_ A. SEN (1997), La libertà individuale come impegno sociale, Laterza, Roma-Bari, pp. 24-25.] 4_ Il concetto è stato sviluppato grazie ai contributi della teoria sociale cognitiva, un filone degli studi della psicologia sociale. Per approfondire si consiglia autori quali A. Bandura, W. Mischel, T. Higgins.
5_ S.F. MAGNI (2006), Etica delle capacità. La filosofia pratica di Sen e Nussbaum, il Mulino, Bologna. pag 51

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