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Da qualche giorno mi sveglio la mattina e ho paura.

Non che prima non l’avessi, ma adesso ne ho di più. Mi sento costantemente minacciato, come se avessi occhi estranei puntati addosso, come se qualcosa di brutto stesse per succede.

Da un anno ho incontrato la persona con cui voglio passare il resto della mia vita, siamo andati ad abitare insieme, abbiamo vissuto tanti bei momenti, il nostro amore cresce giorno dopo giorno, a volte ci guardiamo negli occhi e ce lo diciamo, poi sorridiamo perché non ci sembra vero. Ci diciamo spesso che forse è tutto un sogno, che non è possibile che siamo stati così fortunati a trovarci, ad avere così tante cose in comune. Quando ci abbracciamo non sembra mai abbastanza, vorremmo essere ancora più vicini, ma oltre quell’abbraccio non è possibile andare. I nostri occhi si guardano e per me è come guardare il mio passato, il mio presente e il mio futuro. Non c’è niente di più bello e fondamentale. Niente di più semplice e straordinario.

La nostra quotidianità è fatta di piccoli momenti, di lavoro, di passioni, di amicizie, di divano, di cucina, di computer, di pulizie, di bollette, di bucato, di pasta all’uovo, di scooter, di fragole, di lotte, di solletico, di confronto, di conforto, di piccoli gesti non necessari… niente che non sia comune: siamo una coppia come tante altre, anche se noi pensiamo di essere irraggiungibili, indistruttibili e infallibili. Sono felice, se penso che quello che abbiamo costruito io ed Enrico ha valore non solo per noi, che lo viviamo, ma anche per gli altri: per le persone che ci vogliono bene, che ci conoscono e che ci stimano e ci dicono che “diamo noia” per il nostro modo mieloso di amarci, per le persone che non ci conoscono direttamente ma che ci appoggiano comunque, perché è giusto, perché non si può fare altrimenti; per lo Stato, che grazie alla legge Cirinnà, finalmente ci riconosce e ci dà una prospettiva giuridica per il futuro. Possiamo unirci grazie ad un’unione civile e avere gli stessi diritti di una qualunque coppia. È importante questo aspetto per noi: fino a poco tempo fa potevi aspirare a trovare l’amore, a viverlo al meglio, ma di fatto non esisteva nessun riconoscimento legale alla coppia omosessuale. Adesso, finalmente, è tutto cambiato: ti svegli la mattina con la certezza che i diritti sono di tutti, che se io ed Enrico lo volessimo, prima o poi, potremmo ufficializzare la nostra unione ed essere marito e marito. Non solo: questa legge, anche se mutilata in una sua parte fondamentale, ha avuto una serie di ripercussioni indirette sulla società, sul modo di pensare delle persone. Ha fatto riflettere, ha dato speranza, ha vinto i suoi oppositori irrazionali.

Ciò nonostante, questi oppositori non sono scomparsi: la paura è una brutta bestia… ma perché avete paura di me ed Enrico? Che cosa abbiamo mai fatto per tormentarvi? È per quello che rappresentiamo? Che cosa rappresentiamo? I peccatori? I fornicatori? Siamo forse condannabili per il solo fatto di volerci così bene? Abbiamo forse fatto qualcosa che qualcuno di voi non ha fatto? Amarci? È perché ci amiamo? È perché impastiamo la pasta? È perché mangiamo fragole con panna insieme? È perché ci siamo intestati le bollette dividendocele equamente? È perché ci paghiamo le cene a vicenda? E perché buttiamo via a turno la spazzatura? È per quello che succede nel nostro letto? È questo? È per quello che succederebbe se decidessimo di avere dei figli? Ah, no… aspetta, questo no, non si può. La legge non lo consente. Allora perché? Avete paura che le persone vicino a noi diventino omosessuali anche loro? Non credo perché sarebbe strano: io sono vissuto in mezzo alle persone eterosessuali e, nonostante tutto lo sforzo che ci ho messo, non sono proprio riuscito a conformarmi a quella “normalità”, anzi mi ha solo mangiato dieci anni di vita e causato un’immane sofferenza. Avete paura che uno di noi finisca ad insegnare ai vostri figli? Avete paura che l’omosessualità diventi un modello da seguire? Avete paura perché io ed Enrico possiamo chiamarci famiglia, come voi? Avete paura per i bambini che un giorno potremmo, se legge ce lo consentisse, adottare? Avete paura. Avete paura… ma di cosa avete paura? Non c’è assolutamente niente di cui aver paura.

Io, invece, ho motivo di aver paura, e ne ho tanta: ho paura perché adesso quella legge è minacciata, perché si potrebbe tornare indietro, perché questo avrebbe ripercussioni terribili sulla società. Gli oppositori irrazionali sarebbero di nuovo più “giustificati” ad attaccarci con le loro parole, con le loro mani. Io ho motivo di aver paura: ho paura perché mi sento diverso, perché sono una minoranza, perché non ho potere e sono solo. Ho paura perché non posso difendermi da solo, perché ho bisogno di un aiuto da chi ha più diritti, da chi è più forte di me. Ho paura perché non so mai come potrebbe finire, non ho certezze e la mia felicità, la mia gioia, ruota attorno alla paura irrazionale del più forte, di colui che dovrebbe rappresentarmi, invece esclama con fierezza che io “non esisto”. Ma io, invece, esisto… eccome se esisto… e vorrei che il Ministro Fontana fosse il mio ministro, che mi aiutasse a non avere paura. Ma, per un caso strano, alcune persone (anche tra chi si dichiara amico/a di omosessuali), alcune anche vicine a me, hanno permesso a questo signore di rappresentare la famiglia, ma non la famiglia con le sue mille sfaccettature, ma la famiglia “normale”, quella con un uomo e una donna. Ma questo signore non mi può aiutare perché ha paura di me, di noi.

Caro Ministro Fontana, io però sono una minoranza, non faccio parte della fantomatica lobby gay che conquista il mondo, non ho potere; lei invece sì e ha una responsabilità sancita dalla Costituzione su cui lei ha giurato. Voglio solo vivere la mia vita nel mio paese con la persona che amo. Lei così diventa il mio carnefice, lei diventa la ragione per cui io ho paura, lei diventa una potenziale minaccia alla mia felicità e a quella di chi come me è colpevole per il solo fatto di volersi bene fuori dai suoi schemi… ma lei mi deve rappresentare, deve rappresentare ogni singola persona di questa nazione. Per favore, Ministro Fontana, vinca le sue paure, sconfigga quei fantasmi perché io non sono una minaccia a lei, alla sua famiglia e alla sua vita. Io non sono nessuno, sono una sola persona… ma lei… lei è un Ministro della Repubblica.
Se lei non avesse paura, io non avrei paura. Potremmo vivere in pace. Lei potrebbe rappresentarmi, e io potrei pagare le tasse con animo positivo, sapendo che sto pagando un Ministro tanto capace.

Aiutiamoci, Ministro, perché io rischio la felicità, lei cosa rischia?

Lei, caro Ministro, è come un bambino che è salito sullo scivolo per la prima volta e non vuole buttarsi, ma se lo facesse si renderebbe conto che lo scivolo è bello e che vale la pena di buttarsi infinite volte.

Cosa rischia, Ministro? Bisogna saper scegliere tra il bene e il male, tra ciò che è giusto e ciò che è facile. Lei è Cattolico, no? Capisce cosa intendo.

Ministro, la prego, si fermi.

 

Luca Tessieri

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