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La notizia è una di quelle che si commentano da sole, ma credo valga comunque la pena spendere due parole per parlarne.

A San Giuliano Terme, un comune italiano in provincia di Pisa, è stata bruciata la bandiera rainbow appesa fuori dalla finestra di casa di una coppia di papà.

La vicenda che ha profondamente scosso e ferito entrambi i genitori, è stata accolta con particolare amarezza proprio dal loro figlioletto di tre anni.

“Mio figlio è quello che ci è rimasto più male, non riusciva a capire perché avessero distrutto la sua bandiera, il suo arcobaleno” ha riferito Francesco Zacca, che insieme al compagno sta faticosamente cercando di trovare le parole giuste per spiegare al bimbo le ragioni di quel gesto tanto vigliacco. “Vorrei avere una risposta per lui, ma non ce l’ho. È un gesto terribile appiccare il fuoco alla bandiera della comunità LGBT: non solo perché è molto pericoloso e poteva avere conseguenze tragiche, ma per la violenza simbolica che porta con sé”.

 

Solidarietà e vicinanza

L’attacco omofobo, di cui attualmente non si conoscono ancora i responsabili, è stato duramente stigmatizzato dal sindaco del comune pisano, Sergio Di Maio.

Il primo cittadino ha infatti espresso parole di «ferma e assoluta condanna» per un gesto che non è soltanto pericoloso e vile, ma anche indice di poco rispetto e consapevolezza.

“Quella bandiera ha un preciso significato, parla di libertà, inclusione, rispetto, non violenza” ha dichiarato con forza Sergio Di Maio, che ha anche espresso tutta la sua vicinanza alla famiglia vittima dell’attacco.

Lara Ceccarelli, assessora alle pari opportunità e all’integrazione invitato gli abitanti del paese a esporre la bandiera arcobaleno alle finestre e ai balconi delle loro case.

“Dobbiamo agire come comunità di fronte a un gesto gravissimo che non deve passare inosservato” ha commentato Ceccarelli, chiedendo inoltre ai concittadini di farsi avanti nel caso fossero in possesso di informazioni utili alle indagini.

Gli attestati di affetto e stima si susseguono da parti.

“I vicini si sono offerti di aiutarci a ridipingere il muro, i carabinieri mi hanno detto di appendere una bandiera ancora più grande, ci hanno fatto sentire protetti” ha raccontato Zacca ai giornalisti e rimarcando la sua volontà di andare a fondo della faccenda.

“Voglio che mio figlio sappia che i suoi genitori non indietreggeranno nemmeno un centimetro di fronte alle difficoltà” ha concluso l’uomo, a cui proprio non va giù che qualcuno abbia anche solo potuto definire l’intera vicenda soltanto “una ragazzata”.

 

Nicole Zaramella

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