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Ho iniziato questa guida con una ricerca su Internet. La domanda era semplice: quanti omo/bisessuali ci sono in Italia?

La risposta, ahimè, è difficile.
Generalmente si ritiene che circa il 5% della popolazione mondiale sia esclusivamente omosessuale (abbia cioè rapporti soltanto con le persone dello stesso sesso) mentre all’incirca un altro 5% è rappresentato da persone bisessuali. Non si tratta di un dato accurato: semplicemente, è il migliore che si sia riusciti ad ottenere grazie agli studi del biologo Alfred Kinsey, all’inizio degli anni cinquanta. Eh sì, è passato un bel po’ di tempo!

Ma perché è tanto difficile contare i gay?
Beh, per lo stesso motivo per cui è difficile trovarne uno con cui uscire! Non ce l’abbiamo mica scritto in fronte!

La domanda principale da porsi è, infatti: quanti di noi sono dichiarati apertamente?
Ed è proprio da qui che nasce il mio interesse nei confronti del tema del coming out. Stando ai dati Istat relativi al 2011 (non ne ho trovati di più recenti), un milione di persone in Italia si è dichiarato omosessuale o bisessuale. Nello specifico:
“Secondo i risultati della rilevazione, circa un milione di persone si è dichiarato omosessuale o bisessuale (pari al 2,4% della popolazione residente), il 77% dei rispondenti si definisce eterosessuale, lo 0,1% transessuale. Il 15,6% non ha risposto al quesito, mentre il 5% ha scelto la modalità “altro”, senza altra specificazione. I dati raccolti, quindi, non possono essere considerati come indicativi della effettiva consistenza della popolazione omosessuale nel nostro Paese, ma solo di quella che ha deciso di dichiararsi, rispondendo ad un quesito così delicato e sensibile, nonostante l’utilizzo di una tecnica che rispettava appieno la privacy dei rispondenti (busta chiusa
e sigillata e impossibilità per l’intervistatore di verificare le risposte).” (fonte: istat)

Perché ho deciso di inaugurare questa guida al coming out annoiandovi con statistiche e percentuali?
Essenzialmente per riflettere. Quello che sto cercando di dire è che non sappiamo neanche quanti omo/bisessuali ci siano in Italia. Si tratta di una percentuale che può ragionevolmente sfiorare il 10% della popolazione (secondo la stima di Kinsey, che è l’unica al momento considerata approssimativamente valida), ma non siamo in grado di provarlo. Non ci conosciamo. E non ci facciamo conoscere.

Di questo ipotetico, ma verosimile, 10% di persone, soltanto il 2.4% lo ha dichiarato in un sondaggio anonimo. Significa che ancora meno sono quelli che vivono apertamente la propria omo/bisessualità con la famiglia e con gli amici. Diciamo un ottimistico 2%.

Quindi, a spanne, su dieci persone omosessuali, otto sono nell’armadio. Alcuni di loro lo hanno detto solo agli amici ma non alla famiglia, alcuni lo hanno detto solo a una persona di fiducia, ma molti non lo hanno detto a nessuno. Molti non lo hanno ammesso neanche con loro stessi. Su dieci persone, otto hanno ancora la bocca cucita. Per paura, per vergogna, per ignoranza.

Questi sono i numeri del nostro paese: le nostre parole e i nostri sforzi sono rivolti a loro, a quelle otto persone che stanno lottando per uscire dall’armadio.

A che serve una guida al coming out?
Questa guida non è una campagna propagandistica a favore del coming out a tutti i costi.
Questa guida non è una trovata per far vergognare chi non se la sente di dichiararsi.
Questa guida non è una scappatoia che parlerà con i tuoi cari al posto tuo e ti risparmierà la fatica di uscire dall’armadio.

D’accordo, ma allora che cos’è?
Mi piace pensare che sia un punto di riferimento, di appoggio. Non tutto quel che è scritto qui dentro ti sarà utile, ma spero che qualcosina sì, lo sarà, e magari potrà fare la differenza.
La guida non ha lo scopo di far cambiare idea alle persone che non hanno intenzione di dichiararsi. Quel che si propone è di aiutare chi legge a riflettere sull’opportunità di farlo o meno: nella prima parte infatti prenderemo in esame le diverse possibili situazioni in cui ci si può trovare e faremo delle considerazioni che non necessariamente ti porteranno a pensare che “out è meglio”. Quel che è meglio è ciò che renderà la tua vita più serena possibile.
Un altro punto di forza della guida, o almeno così spero, è che non si rivolge solo a chi è omo/bisessuale e sta cercando un modo per farlo sapere alle persone che gli sono più vicine. Si rivolge anche a coloro che ricevono un coming out: genitori, fratelli, amici, parenti, non ha importanza. Perché noi a volte dimentichiamo che non si tratta semplicemente di mollare la bomba e poi continuare come se niente fosse, aspettandoci immediata e incondizionata approvazione da parte degli altri, improvvisamente costretti a confrontarsi con un mondo di cui magari non sapevano proprio nulla. Così come chi si scopre omo/bisessuale ha bisogno di informazioni, di supporto, di tempo per riflettere, lo stesso succede a chi viene a sapere dell’orientamento sessuale di un proprio caro. E proprio a questo scopo esistono molte risorse: organizzazioni, siti, libri, che cercheremo di conoscere meglio insieme perché il coming out sia un momento di transizione condivisa.

Ricorda che, se non sarai tu ad aiutare i tuoi genitori o i tuoi amici a capire quello che ti sta succedendo, loro potrebbero cercare risposte altrove. E purtroppo l’altrove comprende anche tante manifestazioni di ignoranza e omofobia: potrebbero sentirsi dire che sei malato, immorale o che hai bisogno di terapie riparative. Tutto questo non farebbe che spaventarli e allontanarli ancora di più. Perciò ho pensato di mettere a disposizione delle famiglie un percorso da seguire insieme.

 

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