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Quando si appartiene a una minoranza, e soprattutto quando si appartiene a una minoranza nella minoranza, come è la comunità asessuale, incontrarsi è difficile.
Non ci sono locali asex, e anche se ci fossero, gli asessuali dichiarati sarebbero così pochi che non basterebbero per riempirli.
L’unico modo per incontrarsi, è organizzare dei raduni periodici, in varie città, in modo da coinvolgere più persone possibili.

Da quando, anni fa, ho iniziato a partecipare – e organizzare – raduni tra persone asessuali, oltre ad aver capito che l’incontrarsi di persona per gli appartenenti ad un orientamento relativamente ‘nuovo’ come l’asessualità è qualcosa che ti cambia, ho scoperto anche che ai raduni asex partecipano quasi sempre determinati ‘tipi’ di persone che, grosso modo, si ripresentano sempre, anche sotto forme diverse.

  1. Il ‘morto di fica’
    Voglio iniziare da lui. Mi si perdoni il giovanilismo ed il modo di dire non del tutto politically correct, ma per certi personaggi non ci sono altre parole per poterli descrivere.
    Il mdf, che nei suoi aspetti peggiori trascende nello ‘zombie di fica’, o zdf, ha passato i 30 e si sta avvicinando pericolosamente ai 40. Eteroromantico – ma spesso, diciamocelo, eterosessuale, ma completamente imbranato -, pensa che possa essere più semplice per lui dichiararsi asessuale e ‘restringere’ così il campo dei concorrenti.
    Nel mondo reale, questo modo di fare si chiama ‘rimorchiare in modalità difficile’, ma non ci arrivano. Le ragazze che si definiscono asessuali, infatti, di solito hanno passato gli ultimi anni a rifiutare questo tipo di offerte. Rifiutarne una di più, non penso sia tutto questo impegno.
    Anni fa ci fu un tizio di Roma che andò a molestare tutte le donne del gruppo Facebook. Tutte. Iniziò da Anna e finì con Veronica, solo perché non c’erano donne che iniziavano con la ‘z’. Diciottenni e cinquantenni, per lui erano pari.
    Quando poi la situazione finisce nel patetico, allora ecco la trasformazione in zdf – zombie di fica –: mette ‘mi piace’ e commenta entusiasta ogni intervento di qualsiasi cosa che finisca con ‘a’. Più di un ‘Nicola’ si è lamentato per questo.
  2. Quell* in ritardo
    Ci sono persone che hanno la cattiva educazione di presentarsi in ritardo agli appuntamenti. Qui, invece, parleremo del ‘ritardo strutturale’ che hanno alcune di loro. L’ambiente asex pullula di questo tipo di personaggi, quindi attenzione.
    Il ritardo strutturale è quello secondo il quale, dato l’appuntamento alle 12.00, si riceve un messaggio alle 12.30 “parto adesso”. Ma non è vero niente, è una pietosa bugia: la persona in questione ha appena messo il piede giù dal letto.
    Per non essere data per dispersa, la stessa persona, manda un altro messaggio alle 13.25 “sto arrivando”. Alle 14.40 “cerco parcheggio”, alle 15.55 si presenta.
    Alle 17.00 il raduno è finito e quell* in ritardo strutturale sbotta “ma come, andate già via?”.
  3. L’attivista
    Si può scampare ad un attacco omofobo, si può sopravvivere ad un assalto di un gruppo armato, ma non ci si può nascondere davanti all’attivista. L’attivista è una persona convinta che tutti gli altri condividano il suo stesso smisurato interesse nel parlare di orientamenti sessuali e asessualità. Per questo, ti coinvolgerà in tutte le attività che sta mettendo su, e, dato che le attività che ha in mente (l’attivista, nel profondo dell’anima sa di non avere nulla da fare) sono di più di quelle che un essere umano può tollerare, uscirà con qualsiasi tipo di idee alle quali ti chiederà di partecipare. Il dramma è che l’attivista, anche una settimana prima dell’incontro, sa già chi farà cosa. Ci sono state persone che hanno passato raduni interi arrampicati su un albero per evitare di dover fare un video che parlasse di ‘attrazione sensuale’, per il quale, stupidamente, avevano palesato un interesse generale.
  4. Quell* repuls* (ma proprio tanto) dal sesso
    Ogni manuale che parli di asessualità mette un paletto: l’asessualità non va confusa con l’antisessualità. Molte persone, che si dichiarano asessuali e che vengono ai raduni, quel paletto semplicemente l’hanno mangiato.
    Un primo livello di ‘quell* repuls*’ è la critica, forte e vagamente tendente alla rottura di scatole (ma passeggera) nei confronti di qualsiasi ammiccamento che possa venire, che so, da una pubblicità o da una canzone alla radio. Per quell* repuls*, anche le ‘cosce di pollo’ sono frutto della società ipersessualizzata.
    Il secondo livello lo si ottiene quando quell* repuls* accusa qualcun altro di averl* molestat*. A parte che è più facile che un mdf (morto di figa) si accoppi, che un asessuale riesca a concepire una molestia sessuale, poi si scopre che una quasi denuncia era nata dalla frase “scusa se te lo dico, ma hai un bel culo”, riferita, innocentemente, a una partita a carte.
  5. Il/la polemista
    “Scusa, perché non mi spieghi quella volta su Facebook in cui mi avete detto che (eccetera eccetera), mentre poi qualche mese dopo (eccetera eccetera)?”
    “Ma quando è successo?”
    “Un anno fa”
    Come pensi che io mi possa ricordare una discussione su Facebook avvenuta un anno fa?
    Stiamo parlando di una persona convinta che:
    a) Tu abbia letto tutti i suoi interventi-fiume sui social che trattavano argomenti dei quali l’unica persona alla quale potessero minimamente interessare è protetta dal Wwf come ‘specie in pericolo di estinzione’
    b) Li abbia presi sul serio
    c) Te li possa ricordare dopo un anno, durante il quale hai avuto un trasloco, due licenziamenti, un incidente sulla superstrada e ti è nato un nipote.
  6. I piccioncini
    Per una persona asessuale trovare compagnia, nel senso sentimentale, non è proprio una cosa da escludere a priori. Ma, per fare un esempio, è come se un ristorante avesse un piatto particolare in cucina, ma non è esattamente sul ‘menù del giorno’.
    Insomma, non è la prima cosa alla quale pensi, salvo essere un mdf.
    Per quanto abbia visto nascere un paio di coppie, almeno, durante i raduni asessuali, le figure dei ‘piccioncini’ sono figure particolari. Lui si fa venire il torcicollo finché non vede la figura di lei arrivare (o viceversa o lui-lui/lei-lei/altro-altro, ok?) e lei che saluta tutti, ma saluta lui con trentadue denti. Questa situazione tra il romantico e il patetico, con una certa propensione per la seconda ipotesi, può durare anni. E di solito non si parla di ragazzini…
    Semplicemente, con una persone asex non è così semplice iniziare una frequentazione. Bisogna, innanzitutto, presentarsi con un cartello, minimo 40×40 cm e la scritta (meglio se in viola), “sì, ho interessi sentimentali verso di te”. E il bello è che, se non se ne accorge chi ne è direttamente coinvolto, figuriamoci chi gli sta attorno che, spesso, da questo punto di vista è messo pure peggio.
  7. Quell* ‘di destra’
    Non nascondiamoci dietro un dito: un po’ tutto l’ambiente LGBTQIA è sbilanciato politicamente a sinistra. Spesso anche per un semplice istinto di sopravvivenza.
    Ma le persone asessuali sono particolari: non essendo – ancora – prese di mira dalla destra cattolica, alcune di loro pensano (nota: pensano male) di essere talmente ‘in giacca e cravatta’ da non doversi confondere con ‘quei cosi strani’ che in questi anni hanno rivendicato tutti questi diritti dai quali non credono di essere rappresentat*.
    Quindi, talvolta, ad un raduno asex, mentre si parla di orientamenti vari, a qualcun* scappa una parola di troppo del tipo: “io credo la famiglia sia…” – e si cominciano a sentire i click, per fortuna solo virtuali, delle pistole in carica – “…sia composta…”  – puntare – “… da un uomo e una donna…”. Se si riesce a togliere di mano l’arma all’attivista (vedi punto 3), a questo punto, viene fuori il clima da ‘il nemico è tra noi’ e la discussione vira sul tempo o, quando va bene, sul calcio.
  8. Il/La Neofita
    Chi si trova nella nostra situazione, vale a dire essere spesso le uniche persone dichiarate di un determinato orientamento, anche se ha un’età a cui si sconsiglierebbero certe avventure, si ritrova a dover attraversare un particolare passaggio: andare ad incontrare persone perfettamente sconosciute con le quali si hanno rapporti (al massimo) tramite web o social. Considerando che buona parte delle persone asessuali porta con sé anche un’asocialità portata ai massimi livelli, si capisce facilmente come quel passo non sia semplicissimo.
    Tutti siamo stati neofiti e tutti abbiamo detto “me ne vado” appena visto il gruppo degli altri che si è ritrovato.
    Il neofita sta facendo quello che le altre persone fanno in altro modo: sta cercando dei simili per capire di non essere più, finalmente, lui, quello strano.

 

ZilRaag

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