Skip to main content

Ok, facciamolo.

A ripensarci c’è sempre un momento in cui si è iniziato a “farlo” – un figlio, quel momento in cui si è intravista l’uscita giusta verso la maternità e si è iniziato a pensarci concretamente.
Prima di imboccare l’uscita però, sicuramente ci si è fatte delle domande, perché per “farlo”- un figlio, per una coppia di donne, ahimè non basta essere pronte, tanto amore, occhi negli occhi a sognare il futuro e un letto grande.

Maternità lesbica

Ci interroghiamo, e questo è un bene. Bene che sia una scelta – la maternità.
Però noi non passiamo solo attraverso le ipotesi-filtro della responsabilità

Saremo in grado?
Siamo pronte?
Cosa possiamo offrirgli?

e della praticità

Come si fa?
A chi si chiede?
Dove si va?
Quanto ci costa?

Passiamo anche attraverso i pregiudizi, degli altri ma anche nostri, e i tanti dubbi tipici di chi è pioniere in questa società; siamo una coppia di donne che vuole metter su famiglia e non siamo certo maggioranza:

Crescerà bene senza padre?
Crescerà bene nella nostra famiglia?
Gli mancherà qualcosa?
Dobbiamo prepararci diversamente o di più delle altre coppie?

La “normalità” con cui siamo cresciute per secoli è un altro tipo di famiglia; che sia allora quella LA famiglia ideale per crescere i piccoli?

Maternità lesbica

Nel non lontano 1978, un parlamentare inglese si faceva portavoce del – presunto – “diritto dei bambini di nascere in una famiglia naturale con un padre e una madre”, dato che “se non si garantirà questa condizione minima, i figli patiranno la privazione più grave per il resto della loro vita”. Anche in Parlamento era arrivata la notizia che un medico stava aiutando le coppie lesbiche ad avere dei figli, minacciando a tal punto la società civile che un quotidiano londinese titolava “Ban these babies!”.
Alla Camera dei Lords qualcun altro sosteneva che “questi bambini sono esposti alla separazione dalla società normale, agli stress psicologici e all’infelicità, se non anche ad esperienze fisiche che potrebbero lasciare in loro un segno indelebile” [!!!].
Nelle cause di divorzio degli anni Settanta, l’affidamento esclusivo era quasi sempre disposto a favore della madre, ritenuta la figura di attaccamento primaria, a meno che questa non fosse dichiaratamente omosessuale, nel qual caso si riteneva che non fosse nell’interesse del bambino essere cresciuto in una famiglia con madre lesbica .

Maternità lesbica

All’epoca mancavano dati empirici sulle nostre famiglie e tali decisioni erano motivate da 3 argomenti: noi donne lesbiche eravamo considerate meno accudenti e affettuose, e quindi inadeguate a fare da genitore; si temeva che il nostro orientamento sessuale esponesse i nostri figli e figlie ad atti di bullismo; si temeva che bambini e bambine avrebbero avuto uno sviluppo di genere atipico, ovvero sarebbero stati inevitabilmente a loro volta lesbiche e gay – un risultato fortemente sgradito ai tribunali.

Sono passati 40 anni e la situazione socio-culturale non sembra molto cambiata in Italia, ma una cosa lo è: ad oggi, il nido che sogniamo di costruire è stato studiato, più di tanti altri, e le ricerche rivelano il vero volto del primato attribuito alla famiglia naturale tradizionale: pregiudizio, pre – giudizio.

Per riassumere, con il benestare della scienza possiamo affermare che1:

  1. i nostri figli e figlie non hanno probabilità di sviluppare disturbi psicologici maggiori rispetto a quelle della popolazione generale (pare che i figli di donne lesbiche siano ben adattati)
  2. noi donne lesbiche non siamo meno accudenti o affettuose delle donne eterosessuali e abbiamo con i nostri figli e figlie una sovrapponibile qualità relazionale
  3. riguardo allo sviluppo di genere non sono emerse differenze nell’identità di genere (in quale genere mi identifico), nel comportamento di genere (ciò che si considera tipicamente maschile o femminile in una certa cultura), né nell’ orientamento sessuale. I nostri bambini e bambine insomma, non sono “confusi”
  4. una vittimizzazione evidente e aperta (bullismo, rifiuto da parte dei pari) è meno comune di quanto si pensi ma la vittimizzazione strisciante resta. Si manifesta anche semplicemente nell’invisibilità delle nostre famiglie in tanti contesti, quello scolastico primo fra tutti. Tuttavia, c’è qualcosa che si è dimostrato capace di ridurre l’impatto della stigmatizzazione: offrire un ambiente familiare supportivo, permettere un contatto tra i nostri bambini e bambine con altri figli e figlie di coppie omosessuali, scegliere una scuola che veda noi e le nostre famiglie, partecipare alla vita della comunità omosessuale (in aperto contrasto con le sentenze che negli anni Settanta rifiutavano alle madri lesbiche l’affido, rifiuto motivato proprio dal loro essere attive nella comunità lesbica).

Maternità lesbica

Leggendo i resoconti dettagliati di queste ricerche la cosa che mi ritorna su con insistenza e senza filtri è…. “ma va?” C’era bisogno di farci degli studi? Quello che conta per crescere bimbi e bimbe è l’amore!
La dura verità è che i cambiamenti sono sempre difficili da accettare, soprattutto se minacciano di rovesciare i ruoli di potere del maschio bianco, eterosessuale, padre di famiglia, quella famiglia che lui ricrea a immagine e somiglianza della sua società – patriarcale. La normalità del nostro modo di fare famiglia getta il seme di una nuova rivelazione: cari padri, non siete indispensabili. Il vostro modello di famiglia è solo uno dei tanti, i vostri ruoli di genere una gabbia. Ma abbiamo trovato le chiavi!

Nota. Questi studi partivano dal presupposto che qualunque differenza fosse emersa, sarebbe stata nella direzione di un esito negativo per i nostri figli e figlie, ma “concentrarsi sugli esiti negativi significa trascurare le differenze positive e quelle né positive né negative – le semplici differenze”, hanno sottolineato Stacey e Biblarz in un articolo storico del 2011. Tale articolo segnò una svolta nel settore: la differenza non implica necessariamente una mancanza.

Dopo aver scoperto ciò, voliamo dritte verso la nostra uscita, più leggere/leggiadre.
Ok, facciamolo.

 

Silvia Osimo

 

1_ Corsivi, citazioni e risultati delle ricerche: SUSAN GOLOMBOK, Famiglie moderne. Genitori e figli nelle nuove forme di famiglia. Milano, Edra, 2016

Leave a Reply