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Provate ad immaginare: avete dieci anni e siete a scuola, seduti al primo banco. La maestra di matematica sta spiegando, riuscite ad afferrare qualcosa di quello che dice, ma non a capirla. Per aiutarvi vi sono stati affiancati un insegnante di sostegno e un assistente alla comunicazione, non parlano la vostra lingua. A scuola crescete dovendo fare il triplo della fatica dei vostri compagni di classe, certo le verifiche e i compiti sono facilitati, ma è frustrante sapere che potreste fare le stesse cose dei vostri compagni se solo poteste usare la vostra lingua. Alle superiori le cose sono un po’ più facili, non perché ci siano più aiuti, ma perché ormai ci avete fatto l’abitudine a capire la metà delle cose. Capite che siete attratti da persone del vostro stesso sesso. Pensate di essere i soli al mondo. Cercato informazioni su internet, ma è tutto poco accessibile, ci sono video di ragazzi gay che parlano della loro storia, ma non sono tradotti. Chiedete ai vostri genitori e loro rispondono che queste sono cose di cui non si parla, sono contro il volere di Dio.

Questo è parte di quello che succede ad Andrea, il protagonista del terzo e del quarto episodio di Queer to Queer. Andrea è un ragazzo sordo la cui prima lingua è la Lingua dei segni Italiana (LIS). Vi chiederete perché nulla è accessibile, perché non sia garantito un interprete nelle scuole o perché il nostro Stato non stia lavorando sull’accessibilità in LIS. Semplice, perché l’Italia rimane l’ultimo stato dell’Unione Europea a non aver riconosciuto la propria lingua dei segni come vera e propria lingua. Come Queer to Queer crediamo nel bisogno e nel dovere di riconoscere questa lingua e vogliamo aiutarvi a capire meglio il mondo di Andrea, il mondo dei sordi.

La LIS è una vera e propria LINGUA, non un linguaggio come spesso si sente dire. Ha esattamente la stessa dignità dell’italiano orale e questa dignità le deve essere riconosciuta. Ha una propria grammatica che è completamente diversa dall’italiano orale, e molto più simile al giapponese o al russo. In Italia esistono diverse varianti della LIS, esattamente come esistono diversi dialetti dell’Italiano orale.

Al mondo ci sono diverse lingue dei segni. Perché le lingue dei segni non sono state inventate, ma si sono sviluppate naturalmente esattamente come le lingue orali. La lingua dei segni che si usa nel nostro Paese, per esempio, si è sviluppata dalla langue des signes française (LSF), esattamente come l’American sign language (ASL). Queste tre lingue dei segni fanno quindi parte della stessa famiglia linguistica, quella delle lingue dei segni francesi. Lo stesso non accade per le corrispondenti lingue orali poiché l’inglese americano è di una famiglia linguistica completamente diversa dall’italiano e dal francese.

I sordi parlano, se e quando vogliono. Non tutti i sordi conoscono una lingua dei segni, alcuni preferiscono comunicare attraverso una lingua orale, come può essere l’italiano. Andrea, il protagonista di Queer to Queer, è bilingue, cioè parla sia l’italiano che la LIS. Attraverso la logopedia, infatti, i sordi possono apprendere una lingua orale, mentre le lingue dei segni sono le uniche lingue che queste persone possono acquisire naturalmente, esattamente come noi abbiamo acquisito l’italiano. Il termine sordomuto è sbagliato e considerato offensivo, non udente è sminuente perché si sottolinea quello che non si è. Un po’ come chiamare una persona trans “non cisgenere” o una donna “non uomo”.

I sordi LGBT+ nascono quindi una società che non è pronta ad accogliere la loro sordità e il mancato riconoscimento della LIS rende le cose ancora più complicate. La comunità sorda è inoltre molto omofoba: la maggior parte dei sordi segnanti sono cresciuti negli istituti per sordi che erano al 99% gestiti da ordini religiosi. In molti di questi istituti, i bambini sordi oltre ad essere stati esposti a contenuti omofobi, hanno spesso subito violenze sessuali da parte di educatori ed educatrici incidendo ulteriormente sulla loro idea di omosessualità. Questo traspare anche nella lingue, in LIS non esistono segni politicamente corretti per rivolgersi alla comunità LGBT+: i segni per “gay” o per “lesbica”, per esempio, fanno riferimento alla sola sfera sessuale o sono traducibili con “frocio” o “ricchione”. Per questo motivo la comunità sorda LGBT+ utilizza i segni dell’ASL che sono neutri e non discriminatori.

Quando i sordi LGBT+ si avvicinano alla comunità LGBT+ vengono spesso discriminati. La maggior parte degli incontri e degli eventi non sono accessibili. Solo ad alcuni pride è presente un interprete LIS, che molto spesso traduce però solo parte della manifestazione e non tutta la giornata. Le persone sorde lamentano di essere trattati come dei trofei sessuali, “il disabile con cui si va a letto”. Nessuno vuole da loro una relazione perché sono considerati, in quanto disabili, incapaci di badare a sé stessi e si mantenere una relazione stabile.
In questo Pride Month vogliamo cambiare le cose, come fare?

– ascoltate la storia di Andrea e parlatene, servirà a dare informazioni corrette sulla sordità e le lingue dei segni;

– a settembre partecipate alla prossima Giornata Mondiale dei Sordi, un pride che invece di essere arcobaleno è azzurro e blu, i colori della bandiera sorda;

imparate un po’ di LIS, per andare in contro alle persone segnanti e perché è una lingua stupenda;

– chiedete alle associazioni e ai comitati locali di rendere accessibili incontri ed eventi, in questo modo aiuterete i giovani Andrea a capire loro stessi e la comunità LGBT+
In Queer to Queer parliamo di questo e di molto altro, raccontiamo le storie delle comunità nella comunità LGBT+, lasciando la parola a chi queste storie le vive sulla propria pelle.

 

 

Queer to Queer

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