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Tutti ci preoccupiamo dell’approvazione altrui: alcuni in maniera equilibrata, altri con ossessione. In fondo è giusto: siamo membri di una comunità e ci interessa avere buone relazioni con gli altri individui.

Ci preoccupiamo però molto meno di piacere a noi stessi. Ma non è altrettanto importante, anzi, forse di più?
Vorremmo che gli altri, perlomeno le persone a cui teniamo, ci accettassero incondizionatamente, ma siamo i primi a non riuscire a farlo.
Poniamo di continuo delle condizioni al nostro rispetto e amore verso noi stessi: mi piacerò se riuscirò a perdere dieci chili, a ottenere quel lavoro, a cambiare atteggiamento. Mi piacerò se diventerò migliore, se diventerò più carina, più gentile, più intelligente, più spiritosa.

E se invece provassimo a piacerci prima? A priori, indipendentemente dai risultati. Forse è più facile il contrario, forse risulta più semplice diventare più carina, più gentile, più intelligente, più spiritosa se provo amore verso me stessa. Non dobbiamo andare in cerca di un buon motivo per volerci bene: il motivo esiste già ed è il migliore possibile, siamo noi. Abbiamo la fortuna immensa di essere vivi, di esistere, proprio ora. Suona banale, vero? Suona ingenuo.

Ma se riusciamo a fare questo passo, le conseguenze sono importanti. Perché una persona infelice, insoddisfatta di sé, che si disprezza, che non si sente all’altezza, è una persona facile da manovrare, da confondere, da influenzare. Ed è qui che il discorso diventa sociale, diventa politico, diventa di minoranza: se io mi sento sbagliato, mi sento debole, mi sento in torto, allora non avranno difficoltà a convincermi che sono sbagliato, che ho torto. E invece nessuno deve essere in grado di convincerti che c’è qualcosa che non va in te. Mettersi in discussione, essere critici è sempre un bene, ma soltanto se si usa un atteggiamento razionale, onesto, e non se si parte dal presupposto di essere inadeguati. Saremo sempre minoranza (nel senso negativo del termine, quello di vittime, di discriminati, di perdenti) finché ci sentiamo tali, finché noi per primi crediamo che siano gli altri ad essere migliori.

Non esistono migliori e peggiori. Ci sei tu, sei come sei e imparare ad apprezzarti ti costerà molto meno e ti renderà molto di più che continuare a odiarti per la tua intera esistenza. Ama quello che sei. Una persona sicura di sé è più difficile da spezzare, è pronta a lottare per se stessa, per i suoi diritti, per la dignità che le spetta. Non essere il primo bullo di te stesso, il primo carnefice. Non è sempre facile, ma è davvero tutto qui. Se ami il tuo essere donna, straniero, gay, diverso non abbasserai mai la testa di fronte a chi ti dice che sei inferiore in quanto donna, straniero, gay, diverso. La rivoluzione parte da te.

Coraggio, per quest’anno che è appena cominciato ti sfido a volerti un po’ più bene.

Vulcanica

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