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Finalmente una buona notizia dall’Uganda: la Corte Costituzionale del paese, infatti, ha abrogato la controversa legge antigay, che tanto ha fatto discutere tutto il mondo nel corso di questi mesi.

Come è noto, la legge antigay in vigore in Uganda vieta qualunque forma di relazione sessuale tra persone dello stesso sesso, Inoltre vieta che vengano riconosciute le relazioni omosessuali stesse e che si parli di temi legati alla comunità lesbica, gay, bisessuale transessuale. Nei casi più gravi è previsto il carcere a vita.

Contro questa legge c’è stata una sorta di sollevazione mondiale: la comunità internazionale, infatti, l’ha duramente criticata e diversi paesi – tra cui gli Stati Uniti d’America – hanno imposto delle severe sanzioni economiche al paese.

Le motivazioni dell’abrogazione, però, non sono dovute a motivi umanitari, ma a una questione puramente tecnica. Coloro che hanno richiesto l’abrogazione della legge, infatti, sostengono che al momento dell’approvazione non ci fosse il quorum richiesto in Parlamento, situazione che lo stesso presidente del paese, Yoweri Museveni, aveva già segnalato, quando ebbe a criticare la fretta dei parlamentari presenti per approvare la norma.

I giudici della Corte Costituzionale ugandese, quindi, sono stati chiamati a discutere su tale questione, questione che costituisce solo una parte della denuncia generale contro la legge che, però, ha portato all’abrogazione di tutta la legge, il che è una forte vittoria per i diritti umani.

Da parte dell’avvocatura dello Stato si riteneva che la denuncia contro la legge non avesse valore, perché la questione del quorum non era dirimente: evidentemente la Corte Costituzionale ha ritenuto valide le argomentazioni e la documentazione prodotta per procedere all’abrogazione di una legge tanto odiosa.

Gli attivisti LGBT in Uganda, a dire il vero, erano certi di una sentenza in tale direzione, come ha notato Frank Mugisha, presidente del collettivo sulle minoranze sessuali in Uganda, che aveva anche fatto sapere come fosse pronta tantissima documentazione per continuare la battaglia legale nel caso in cui ci fosse stata necessità.

Ricordiamo che dietro l’approvazione della legge antigay ci sono state forti pressioni da parte di alcuni attivisti anti-gay statunitensi, che hanno esercitato la loro influenza sul governo dell’Uganda, come anche di gruppi religiosi, in prevalenza di orientamento cristiano, che hanno fatto di tutto perché la legge prima passasse in Parlamento e poi fosse firmata dal presidente Yoweri Museveni.

 

fonte: queerblog.it

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