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Credo in qualcosa. So che esiste qualcuno di più grande di noi; non voglio sembrare banale, chissà quante persone l’hanno detto e scritto prima di me, ma pensò che la Natura ci stia chiamando, dicendo: “ehi, sono qui. Dovresti avere cura di me”. Il punto è, se esiste qualcosa sopra di noi, dovremmo incontrarl*. Ora, sicuramente il mio pensiero rispetto a questa connessione è costruito su una superficie scivolosa e non riesco ancora a capire come diventare una credente.
Qui, a Kathmandu, le persone provano ad avvicinarsi a questa dimensione, probabilmente a causa della loro religione. In Nepal credono in tante Dee e tanti Dei. Ma una delle figure più importanti è Kumari, la Dea Vergine. È chiamata anche Dea Vivente. La ragazza deve essere vergine, cioè non deve aver avuto la prima mestruazione. Le Kumari ricevono il potere da Kali e Taleju e sono la ricarnazione della Dea Taleju (rappresentata con quattro teste e dieci braccia), simbolo di protezione e potere. Kumari è una bambina che deve avere 32 caratteristiche fisiche per poter essere scelta. Le caratteristiche sono, per esempio: ciglia come quelle di una mucca,
una bella ombra, cosce come un daino, organo sessuale non sporgente e lingua piccola. La selezione avviene tra le bambine della casta dei Newari e Shakia e, tutte coloro che si candidano devono superare una notte rinchiuse in una stanza buia con rumori e odori particolari, uomini in maschera e teste di animale sanguinanti. Colei che non prova paura, che non prova emozioni forti diventerà la nuova Kumari. Questo perché, nel futuro della Dea, la sua espressività sarà considerata cattiva fortuna; così, agli incontri o alle celebrazioni, il suo viso e i suoi occhi dovranno sempre rimanere neutrali.
Dopo la scelta Kumari vive in un palazzo a Kathmandu, il Kumari Ghar. Non esce dalla casa se non per delle cerimonie e i suoi piedi non possono più toccare la strada. Il suo sorriso è un segno di buona fortuna, anche quelli veloci. Indossa sempre dei vestiti rossi e in trucco pesante intorno agli occhi. Ogni giorno i credenti pregano per la sua protezione, ma lei non ha contatti con nessuno, se non i suoi inservienti. È considerata onnisciente, per questo non ha necessità di andare a scuola o imparare qualcosa. Negli ultimi anni le cose stanno cambiando e può incontrare dei maestri delle materie principali, come matematica o inglese.
Questo accade nella capitale, a Kathmandu, e nella cittadina di Patan, poco distante, Kumari può andare a scuola.
Comunque le Kumari devono abbandonare il loro ruolo quando compare la prima mestruazione. Il sangue è considerato impuro.
Le ex Kumari devono fare i conti con la vita dopo, essendo cresciute in un mondo diverso da quello reale. Trovano difficile guardare qualcuno negli occhi o relazionarsi, perché non l’hanno mai fatto. Per le ex Kumari è inoltre molto complicato trovare un marito e costruirsi una famiglia: la leggenda narra che un uomo che sposa la ex Kumari è destinato a morire 6 mesi dopo il matrimonio. Per questo motivo, le più giovani non sono sposate.
A proposito a matrimoni… L’altro giorno, a Patan, ci siamo trovate nel mezzo di una cerimonia, con tante bambine vestite di rosso e con un trucco pesante, che chiedevano offerte. Lo facevano da sedute, con le gambe incrociate. Raju, la nostra guida, ci ha raccontato che ogni ragazza, prima del menarca, deve partecipare a questa festa, «è una tradizione». Si chiama Bahra Tayegu. È considerato il secondo matrimonio, con il Dio Sole. È una sorta di rito di passaggio, per la casta Newari, con il quale le ragazzine dai 7 ai 13 anni diventano – in un certo senso – donne. Infatti, queste bambine devono essere pure per il “grande giorno” e vengono messe in una stanza scura per undici giorni, lontane dalla luce e dal contatto con gli uomini; il dodicesimo giorno è dedicato al Bahra Ceremony e loro sono considerate pure e pronte.
Ora, il bello di viaggiare è l’entrate in relazione con diverse culture, bisogna imparare a guardare alle tradizioni con un occhio desideroso di imparare. Il resto lo lasciamo agli Dei.

 

Giulia Carloni

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