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Ho deciso di fare queste interviste a qualche amica/o omosessuale per condividere la loro esperienza di formazione, dall’inizio con i primi dubbi sull’attrazione verso lo stesso sesso, alla consapevolezza di essere omosessuali fino al coming out.

Come e quando hai capito di essere omosessuale?

Chiara R.: A 12 anni mi ero fatta Facebook e una di Torino mi aveva chiesto di metterci insieme, questo mi ha traumatizzata, avevo paura della situazione, provavo imbarazzo per la richiesta. È stato in quell’istante che ho iniziato a pensare sempre di più a quell’esperienza anche se con spavento.

In prima superiore mi piaceva una ragazza etero, taglio corto, molto affascinante. Ne ero ossessionata, pensavo a lei ogni momento senza rendermene conto, più il tempo passava e più mi mancava. Abbiamo litigato spesso ma poi siamo tornate amiche, forse aveva capito prima di me che mi piaceva, ne abbiamo anche parlato ma in modo scherzoso, lei mi punzecchiava con battutine e io mi difendevo dicendo che ero io che ero fidanzata. Infatti avevo un ragazzo che per di più mi aveva mostrato un porno lesbico che ha confermato la mia presunta omosessualità, in ogni caso avevo fantasie su di lei e non volevo ammetterlo a me stessa. Poi lei ha cambiato classe e ci siamo distaccate.

È stata la mia prima cotta.

La prima ragazza con cui ha avuto una sorta di relazione è stata una mia amica, in quarta, è stata la mia prima esperienza concreta. In quinta liceo ho incontrato l’amore della mia vita e ho compreso di essere lesbica, non bisessuale, è stato un passaggio graduale. Ho vissuto questa scoperta in modo abbastanza sereno anche se con timore, per paura della diversità ma questa paura si è a poco a poco trasformata in entusiasmo ed eccitazione per la novità.

Chiara D.: Sin da piccola sono stata attratta verso il mio stesso sesso, ero gelosa se le bimbe non giocavano con me o se avevano fidanzatini, ma al tempo non me ne rendevo conto.

Per un periodo ho intrapreso varie relazioni a distanza, ma mi sono finta maschio con un profilo falso per paura che non ricambiassero, era un modo per nascondermi. La prima relazione che ho avuto è stata a 13 anni con un ragazzo ma è durata una settimana perché mi sentivo a disagio e l’ho lasciato io. A 14 anni ho avuto una relazione con un’amica etero, all’inizio ci baciavamo per gioco ma io poi mi sono innamorata seriamente e anche lei ha ceduto, così siamo state insieme 7 mesi, fino a quando lei ha deciso di avere una relazione con un ragazzo e ci siamo lasciate. Io ho sofferto molto ma ho avuto la conferma di essere omosessuale. In seguito ho avuto una relazione con mia sorella adottiva verso la fine dei 14 anni, ma poi ci siamo lasciate. Poi ho conosciuto Chiara, mi ha mandato un messaggio su Wattpad, commentando una storia omosessuale che avevo scritto; ricordo che aveva una foto molto bella e mi è piaciuta subito. Poi l’ho cercata in privato e ci siamo sentite per molto fino a quando ci siamo innamorate. Avevamo capito entrambe di essere interessate l’una all’altra. Mi bloccava la distanza ma dopo 8 mesi abbiamo fatto videochiamate, ci siamo viste e alla fine ci siamo messe insieme.

Ho vissuto la mia formazione di ragazza lesbica in modo abbastanza tranquillo nonostante la paura di essere giudicata, soprattutto dai miei genitori ma anche dai miei compagni di classe.

Helena: Avevo 15 anni, era estate e ho capito di essere omosessuale grazie ad un incontro con una ragazza del mio paese. Frequentavamo la stessa scuola e un giorno mi ha baciato rivelandomi di essere innamorata di me. Abbiamo fatto l’abitudine a stare insieme e io ho capito che mi piacevano le donne anche se all’inizio è stato abbastanza complicato perché non volevo accettarmi per la paura di essere giudicata dalle persone che amavo, dai miei genitori soprattutto e dai miei amici, avevo il timore di perderli, di ritrovarmi completamente sola. Così è diventata la mia prima ragazza per circa 7 mesi, nonché la mia prima relazione. Prima di quell’età non ci avevo mai pensato, quell’esperienza è stata quindi una rivelazione, mi è servita moltissimo ad essere sincera con me stessa, mi è stata davvero di grande aiuto. Con il tempo ho compreso che se sto bene con una persona il resto è secondario; devo concentrarmi sul mio benessere, ciò che pensano gli altri non è importante.

Elena: Prima della fine delle scuole medie non avevo mai pensato veramente alle questioni d’amore, non che non mi interessassero, ma semplicemente non mi passavano per la mente.

In quel periodo, per la prima volta, mi resi conto di avere gusti diversi rispetto alle altre persone; l’illuminazione avvenne, forse per curiosità, quando iniziai a guardare un genere ben preciso di anime: lo Yuri [manga ed anime a tema lesbico, n.d.r.]. Guardai “Strawberry Panic” che fece scattare qualcosa di nuovo dentro di me, qualcosa non di immediato ma graduale tanto che alternai gli Shoujo [manga destinati a un pubblico di ragazze, n.d.r.] agli Yuri per avere un criterio di paragone, per vedere se il tipo di reazione era lo stesso. ma non lo era affatto. Ricordo un episodio in particolare: Maria-sama Ga Miteru, mi colpì a tal punto che dallo shock dovetti mettere in pausa e fermarmi qualche minuto per rifletterci. La scena cui faccio riferimento vede la ragazza più grande, detta senpai, abbracciare improvvisamente la protagonista da dietro sussurrandole qualcosa all’orecchio in modo molto sensuale. Tutto questo non è stato nulla di esplicito, anzi, è stata una scena abbastanza innocente ma mi ha stranito in modo piacevole, ho sentito una fitta all’altezza dello stomaco come le farfalle che si sentono quando si è innamorati, un eccitamento durato poco ma davvero intenso. Aveva suscitato in me emozioni, sensazioni fisiche molto forti, più di qualsiasi altra cosa. Con il tempo capii la ragione per cui fino ad allora non ero interessata all’amore, perché non riflettevo come avrei dovuto, non pensavo direttamente che poteva esistere anche un sentimento verso le donne. Ho avuto varie cotte al liceo abituandomi all’idea della nuova me.

Giulio: L’ho sempre saputo, sin da piccolo, ma non l’ho mai davvero accettato, lo rifiutavo e addirittura cercavo in tutti i modi di reprimere questo lato che mi rendeva tanto diverso dagli altri ragazzi. Ricordo che quando ero bambino dicevo a mia sorella: “Beata te che sei femmina”, forse perché lei poteva fare delle cose che io non potevo fare altrimenti sarei stato giudicato “strano”, cose come indossare vestiti e truccarsi. Quella frase emerge ora nella mia mente e mi fa capire che ho sempre avuto una grande sensibilità, infatti amavo la moda e volevo diventare stilista.

A 8 anni vidi il film Billy Elliot con la mia famiglia. Io dissi ai miei: “Ma se fossi così, come quel bambino, in qualche modo diverso dagli altri, mi vorreste bene lo stesso?” E loro dissero: “Sì”. Al tempo quella risposta mi convinse e anche ora, tuttavia anche se so che mi amano, il fatto di scoprire che sono gay li deluderà.

In seconda media ebbi la mia prima cotta, era un compagno di classe, il mio migliore amico dell’epoca. Solo nel tempo ho capito che mi piaceva, perché inizialmente lo nascondevo, soprattutto a me stesso. In terza, durante una gita, volevo dormire in camera con lui ma solo adesso mi rendo conto del vero motivo: mi piaceva e ne ero attratto. Poi con gli anni ci siamo persi di vista.

Il primo porno gay che ho letto fu all’età di 15 anni, trovato online per caso. Mi era piaciuto molto e da lì ho iniziato a leggere solo quelli.

Comunque il fatto di raggiungere la consapevolezza di essere omosessuale è stato qualcosa di lento e graduale, all’inizio credevo di essere bisex, infatti ho avute più ragazze. Mi facevo mille pensieri come : “Non può essere che sono gay, mi piacciono anche le donne” e ci giravo intorno, evitando la questione. Ora ho capito che non è sbagliato ciò che sono e l’ho accettato veramente solo nell’ultimo anno quando mi sono fidanzato con il mio ragazzo attuale, che amo tantissimo.

Filippo: A 6 anni ho avuto i primi pensieri, ero curioso verso il corpo maschile, quando vedevo gli altri bambini ne ero affascinato ma non ne ero del tutto consapevole, ovviamente: ero troppo piccolo.

A 7 anni mio cugino ed io abbiamo iniziato a scherzare con la nostra intimità toccandoci, solamente che per lui era un gioco mentre per me era qualcosa di più, infatti è stata la cosa più concreta che ho fatto da bambino. Ho avuto molte cotte ma la prima è stata a 11 anni. Era un amico di famiglia della mia età, lo frequentavo ogni weekend e forse ricambiava questo mio sentimento, ci scrivevamo ogni giorno e vederlo mi faceva provare particolari sensazioni come le farfalle allo stomaco, però non ne abbiamo mai parlato esplicitamente e alla fine non ci siamo più visti.

Ho sempre avuto solo amiche femmine e, per i pochissimi amici maschi che avevo, provavo disagio ed imbarazzo perché ne ero inconsciamente attratto.

A 12 anni ho pensato che mi piacessero sia le ragazze che i ragazzi e non mi sono fatto problemi nell’ammetterlo a me stesso, però condividerlo con gli altri era una questione più delicata.

Con il tempo ho iniziato a guardare porno gay, ma alternati a quelli etero, anche se preferivo di gran lunga quelli gay.

In età più matura, a 18 anni, mentre avevo la ragazza, ho preso una cotta durata qualche mese per un amico di un mio parente che mi ha fatto capire ancora di più questo mio lato. Mi faceva i complimenti, mi dava baci sulla guancia per scherzare ma non c’è mai stato nulla di concreto.

Prima, quando avevo la ragazza, non pensavo alla mia parte omosessuale e neanche di dirlo agli altri perché era velata, la nascondevo con la scusa di essere fidanzato. Però dentro di me sapevo che preferivo i ragazzi. Quando sono tornato single ho sperimentato in modo più reale questo mio nuovo me per capire meglio ciò che volevo. Ero convinto che i ragazzi mi piacessero solo dal punto di vista fisico, attrattivo e non da quello sentimentale; mai avrei creduto di poter avere un fidanzato.

Mi sono iscritto ad un’app gay e qui ho incontrato il mio ragazzo attuale. Quindi quest’esperienza mi ha dato la conferma che sono omosessuale e che i ragazzi mi interessano anche dal punto di vista affettivo, ho acquisito più sicurezza con il tempo e ora mi sento più libero ma allo stesso tempo cerco di nasconderlo alla mia famiglia, perché so che non capirebbero.

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Parlando della mia esperienza personale ho trovato delle analogie con ciascuna esperienza; ad esempio come Chiara R. anch’io ho avuto le prime cotte serie agli inizi delle superiori, precedute da relazioni con ragazzi, così come Chiara D. ero gelosa e possessiva delle bambine dell’asilo senza però rendermene conto. Come Helena ho affrontato un periodo difficile in cui non riuscivo ad accettarmi, ancora prima di parlarne agli altri ho dovuto essere sincera con me stessa. Ho guardato diversi yuri, come Elena, anche se li ho visti dopo aver compreso la mia omosessualità e non prima.

Mi sono rivista anche in Giulio per i monologhi che si faceva, sul fatto che era impossibile che proprio lui fosse gay, anch’io non volevo crederci all’inizio, e come Filippo mi sono iscritta ad applicazioni per incontri. Ognuno di loro ha provato qualcosa di personale ma questi racconti hanno sempre qualcosa in comune e per questo mi sono sentita capita, appoggiata. Avere degli amici che come te hanno dovuto affrontare paure, disagi, anche in famiglia, sensazioni nuove è stupendo perché sanno come mi sono sentita e come mi sento tuttora. Sono parte di me e sono felice che sappiano cosa si prova ad affrontare un percorso così turbolento e non facile, c’è chi lo ha affrontato meglio chi con più problemi ma per tutti, come nel mio caso, non è stata una passeggiata, ma una scoperta che ha cambiato le nostre vite aiutandoci a capire meglio noi stessi. Mi reputo fortunata ad averli con me, tutti loro, e questa cosa che abbiamo in comune ci lega in un modo che nessun altro potrebbe capire.

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Com’è stato il tuo primo coming out e con chi?

Chiara R.: In seconda superiore ho lasciato il mio ragazzo perché non provavo più nulla, mi disgustava stare con lui. In terza mi sono innamorata di un’altra ragazza, che mi ha fatto pensare di essere bisessuale, così ne ho iniziato a parlare con Stella, la mia migliore amica dell’epoca. Ci siamo viste a ricreazione ed ero molto imbarazzata, era la prima volta che mi liberavo, non sapevo davvero come dirglielo ma alla fine ci è arrivata da sola e mi ha chiesto: “Ma ti piace?”ed io in modo insicuro le ho detto: “Sì”. Da quel giorno sono stata più sincera con me stessa.

Chiara D.: Il mio primo coming out è stato in seconda superiore, ho parlato alla mia compagna di banco che l’ha presa molto bene, gliel’ho detto in modo diretto, senza timore.

In seguito ho fatto lo stesso discorso ai miei genitori adottivi che inizialmente non ci hanno creduto. È stato un periodo stressante ma ora mi accettano anche se non condividono l’omosessualità in generale.

Helena: La prima volta che ho ammesso a qualcuno di essere lesbica è stato all’età di 15 anni. Ne ho parlato con i miei amici e, dopo un periodo iniziale di preoccupazioni, mi sono tolta questo peso con grande facilità. Mi hanno accettato senza problemi anche se sono rimasti sorpresi, non se lo aspettavano. Poi l’ho detto a mia nonna, le devo molto perché mi ha supportato ed è grazie a lei se ora sono serena con me stessa, e anche grazie ai miei amici.

Elena: Ero in prima liceo quando scelsi di parlare di me alla mia migliore amica del tempo, nonché la mia prima crush. Glielo dissi in modo molto semplice, spiegandole che ero attratta dalle ragazze e che lo avevo capito perché nutrivo dei sentimenti verso una nostra compagna di classe (in parte mentii perché ero innamorata di lei ma forse non me ne ero nemmeno resa conto del tutto). Lei la prese molto bene e per questo mi reputo fortunata ma me lo aspettavo, infatti scelsi di dirlo proprio a lei perché mi fidavo ciecamente. Probabilmente devo ringraziare anche l’ambiente scolastico in quanto ho frequentato un liceo artistico e questo fattore mi ha fatto sentire più libera e meno giudicata.

Giulio: Tra i 16 e i 17 anni sono diventato amico di un ragazzo gay che era venuto con me in Erasmus a Berlino, eravamo nella stessa stanza e lì abbiamo iniziato a parlare. Prima dell’Erasmus non eravamo amici, lui era già dichiarato ma non avevo sentito la sua storia direttamente da lui, così gli ho chiesto se era gay o bisex, dopo essere entrati in confidenza. Lui ha iniziato a raccontarmi la sua storia e questo mi ha dato sicurezza perché non mi sentivo più solo. Anche io ho condiviso con lui la mia esperienza, ma solo nell’ultimo anno ne ho parlato con altri amici in quinta liceo; mi sono aperto un po’ di più ma dicevo loro che i ragazzi mi incuriosivano, non che ero gay. Così come con i compagni di università ho detto che sono bisessuale; avere un fidanzato adesso mi ha fatto capire che sono davvero gay, è stata una conferma che nel profondo già avevo e mi ha dato la forza di dirlo anche agli altri, e ora tutti i miei coinquilini lo sanno. Ora sono più sereno, ne ho parlato anche con la mamma che pensa però sia meglio non dirlo a papà, perché sarà una grande delusione per lui, forse di più di quella che è stata per lei.

Filippo: Il mio primo coming out è stato con la mia migliore amica. Eravamo a scuola, in quarta liceo, durante un’ora buca siamo andati nell’aula di informatica che era completamente vuota. Lei si confidò con me rivelandomi di essere lesbica e che era innamorata di una ragazza, questo mi ha spinto a mia volta ad essere sincero. Le ho parlato delle mie insicurezze, della mia famiglia, sul fatto che non sanno nulla di me e lei mi è stata vicino, tuttora ci supportiamo a vicenda. Poi con il tempo, da quando mi sono fidanzato 7 mesi fa, ho fatto coming out con altri amici senza problemi, anche con compagni di università.

Come tutti i miei amici, il mio primo coming out è stato nel periodo del liceo quando ormai avevo raggiunto una certa maturità. La prima persona con cui ne ho parlato è stata mia sorella ma subito dopo l’ho detto a compagni di classe, il primo a saperlo è stato il mio compagno di banco nonché migliore amico. L’uscire allo scoperto è sempre, o quasi sempre, preceduto da qualcosa che fa scattare una molla, da un innamoramento, una cotta e così è stato anche per me.

Sono felice che tutti loro non abbiano avuto grandi difficoltà nel dirlo ai loro amici e questo dimostra come la generazione di giovani è spesso più aperta mentalmente rispetto a quelle precedenti che comprendono i genitori e i nonni. Tuttavia sono dispiaciuta che alcuni di loro hanno dei familiari che considerano un figlio gay come una delusione ma in questo mi sento amaramente capita.

Conoscere le loro esperienze e i loro coming out mi sprona ogni giorno ad essere me stessa, a non vergognarmi di ciò che sono e a schiacciare i giudizi negativi che mi vengono rivolti.

Con il loro appoggio non mi sento mai sola.

 

 

Angelica Bussoli

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