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Il 15 novembre 2015 si è chiuso il quindicesimo Congresso Nazionale di Arcigay. La maggior parte delle persone LGBT del nostro paese alla notizia hanno probabilmente sollevato elegantemente un sopracciglio sussurrando un delicato “e allora?”. Ebbene qualche parola andrebbe spesa e dell’attenzione andrebbe investita: con più di 50 comitati locali, Arcigay è attualmente la più grande associazione LGBT in Italia e un modello in Europa.

Il funzionamento del congresso è relativamente semplice: prima di Napoli, ogni circolo ha nominato dei delegati. Questi delegati, più di 140, sono poi giunti a Napoli e per tre giorni hanno sostanzialmente discusso del futuro politico, economico, e anche prosaicamente organizzativo dell’associazione.
Le discussioni si sono svolte in commissioni per temi e in assemblee collettive.
Notevole nel Congresso di Napoli è stato l’elenco degli ospiti venuti a salutare l’associazione nel suo trentesimo anno di attività. Nella cornice veramente suggestiva del Maschio Angioino, un diluvio di più di quaranta interventi; alcuni importanti come quello del Sindaco Luigi de Magistris e quello di Roberto Saviano (in differita per motivi di sicurezza) e di molti consoli (come quello di Francia, a cui il giorno dopo una delegazione di Arcigay ha portato le proprie condoglianze per gli attentati di Parigi). Il Congresso è senz’altro un momento significativo per il riscontro istituzionale di Arcigay, a volte di una noia rara, e anche con alcune assenze, come quella di Monica Cirinnà. Difficile interpretare questa assenza nel contesto della posizione alquanto incerta di Arcigay nei confronti del DDL sulle unioni civili. Di certo il dialogo con la politica non è stato interrotto ma questa assenza è una spia importante di una “relazione complicata” e di alcune gaffe poltiche di Arcigay.

In definitiva, il Congresso è stato un grande momento di sintesi che ha portato cambiamenti significativi, che è costato fatica e che non si è svolto senza attriti. I lavori sono stati distribuiti in più commissioni, una parte significativa del tempo è stata spesa in commissione “statuto”. Arcigay passa da una leadership “presidenziale” a una in cui il ruolo di indirizzo politico è in capo al Segretario, come nei partiti. Di grande importanza anche la commissione “salute”, un tema centrale, per cui è stata sottolineata la necessità di indirizzare in modo più sistematico il lavoro di Arcigay, a livello nazionale e sui territori, per la riduzione delle nuove infezioni da HIV, per la riduzione dello stigma delle persone HIV+, e più in generale con una maggiore consapevolezza dell’indice di prevalenza delle nuove infezioni di HIV negli msm (maschi che fanno sesso con maschi). Per la commissione “politica”, sono stati discussi la legge contro l’omofobia, il ddl Cirinnà e la campagna nazionale sul matrimonio egualitario, ancora tutta da inventare, ma anche il rapporto con le altre associazioni nazionali.

Rilevante il lavoro delle Rete Giovani di Arcigay, che nella commissione dedicata ha sviluppato proposte su scuola e politiche giovanili di coinvolgimento. La Rete Giovani di Arcigay, con il nuovo coordinatore Shamar Droghetti di Trento, è sicuramente la parte più interessante e promettente della nuova Arcigay uscita dal Congresso di Napoli. Alcune commissioni hanno discusso fino alle 4 di mattina dei due giorni di venerdì e sabato; altre, come la Rete Giovani, sono riuscite a produrre risultati molto interessanti in poche ore. Complessivamente in un caso come nell’altro i lavori del congresso sono un’occasione per ritrovarsi e confrontarsi, trovare entusiasmo e arricchirsi con le esperienze maturate nei territori.

La nuova classe dirigente di Arcigay è motivata e combattiva; è stato confermato il presidente nazionale Flavio Romani, a cui si aggiunge dunque Gabriele Piazzoni nel ruolo di segretario nazionale, la nuova guida politica dell’associazione. Indubbiamente Arcigay esce da questo congresso con le idee chiare sulle scadenze più immediate che coinvolgono la comunità LGBT e con una linea definita su questioni rilevanti per la sua azione in ambito sociale. Una volta per tutte l’associazione sembra aver capito come gestire con intelligenza il concetto di “distinti e distanti” dalla politica, maturato dopo la debacle dei PACS e mai ben messo in pratica. Inoltre fin da subito la leadership di Gabriele Piazzoni, il nuovo Segretario Nazionale, ha saputo imporsi con autorevolezza sugli equilibri politici di Arcigay, affermando la priorità dell’efficienza e della competenza su qualsiasi altra logica. Questa ventata di aria fresca di certo è una piacevole novità, che fa ben sperare per i prossimi tre anni. Esce un concetto importante da questo Congresso; che la politica nazionale di Arcigay pur nell’ascolto democratico dei territori deve anche essere parte di una strategia di lungo respiro e che deve avere la collaborazione di tutti per essere efficace.

Inutile nascondere le numerose criticità di Arcigay negli ultimi anni. In un momento storico in cui il panorama dell’associazionismo LGBT è molto vario, con specializzazioni e competenze importanti, Arcigay dovrà imparare a ritrovare una sua funzione di collettore. Nondimeno, dovrà recuperare incisività e capacità di mobilitazione sulle sfide dei prossimi mesi. Tuttavia questa è solo una parte del rinnovamento. Arcigay dovrà tornare ad essere uno spazio di elaborazione di politiche avanzate, di liberazione dei corpi e delle emozioni delle persone LGBT e dovrà portare queste politiche nelle istituzioni e nella società.

 

Mattia Galdiolo

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