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È passato davvero diverso tempo da quando scrissi il mio ultimo articolo per Il Grande Colibrì. Dico ultimo ma forse dovrei semplicemente dire il più recente, quello che scrissi prima di prendermi una specie di lunga pausa.
Il lavoro, gli impegni, le relazioni più o meno complesse e fugaci… forse anche la voglia di distogliere per un po’ l’attenzione da fatti che mi provocavano (mi provocano!) un forte senso di impotenza e di dolore… tutto aveva concorso alla mia resa. Al volermi prendere appunto una pausa. A voler evitare di pensare che al mondo esistano ancora intolleranza e discriminazione.
Perché fa male, cazzo, fa davvero tanto male sentirsi parte di qualcosa, di una comunità che per molte persone nemmeno dovrebbe esistere. Fa male, sì, e io volevo a tutti i costi cercare di non pensarci.
Anch’io, proprio come le tre scimmiette, non vedo, non sento, non parlo. Doveva essere la mia nuova strategia di sopravvivenza, e invece – ovviamente – non ha funzionato.

Rimanere in silenzio di fronte a qualcosa che (mi) provoca sofferenza non è (mi) è possibile, tanto più se quella storia di sofferenza mi tocca il cuore come quella che ho letto giusto stamattina.
La storia è quella di Elios, una persona non binaria come me, che circa un anno fa ha scelto di porre fine alla sua vita. Se n’è andatə a soli quindici anni, Elios, e ora a parlare di ləi è suo padre Dante. Lo fa attraverso il suo lavoro di formatore e lo fa anche in un lungo colloquio con il giornalista dell’Espresso Simone Alliva.
Nel ricordarlə, Dante non può fare a meno di annoverare la dolcezza e l’empatia di Elios, la sua determinazione e il suo interesse per le tematiche legate all’ambiente, alle migrazioni, ai diritti deə più fragili ed emerginatə.

Leggere le sue parole è stato per me come ricevere una carezza ma anche un pugno nello stomaco. Come cazzo si vive, dopo aver perso lə propriə figliə?
Me lo sono chiesto a ogni singola riga che mi scorreva sotto agli occhi, io che di figliə ancora non ne ho, ma vorrei tanto averne. Cosa farei, come vivrei, come potrei andare avanti senza quella persona nella mia esistenza… non lo so. Non lo riesco neppure a immaginare.
Quello che so, che sappiamo, quello che suo padre per primo si sforza di farci comprendere è che Elios se n’è andatə perché non si sentiva accoltə e accettatə.

«Un giorno le chiesi: a scuola cosa si dice? “A scuola non se ne può parlare”, rispose. Lì ho iniziato a preoccuparmi. Pensare a un luogo dove non puoi essere te stesso dalle 8 del mattino alle 13 non regala buone aspettative» sottolinea giustamente Dante.

Che, tuttavia, non punta il dito contro nessunə.

«Ho capito che tutto quello che posso fare è continuare a dire chi era, per non tacere la sua storia» chiarisce l’uomo nel corso dell’intervista.

L’obiettivo dichiarato è quello di tenere viva la memoria di Elios, trasformando un dolore atroce in una fonte di riscatto e di speranza.

«Mi piacerebbe che, nel sentire la sua storia, chi si trova nella sua situazione possa pensare che il suicidio non sia l’unica soluzione» continua Dante.

Agli adulti che seguono le sue attività di formatore non smette mai di ricordare quanto sia importante «comprendere che i figli si amano e basta, non si giudicano (tanto meno per la loro identità o per il loro orientamento)».

Ecco, ora probabilmente passerò per iper emotivə o per frignonə, ma non me ne frega niente.
Negli anni ho imparato sulla mia pelle quanto sia controproducente tenersi dentro le emozioni, e quindi lo dirò senza alcuna remora o vergogna: caro Dante, carə Elios, sto piangendo come una fontana. Sì, mi avete fatto piangere in una maniera indecente, ma con tutta probabilità (anzi, sicuramente) era proprio quello che mi serviva.

Non è nascondendo la testa sotto la sabbia che si risolvono i problemi.
Non è fingendo che le brutte situazioni non esistano, che mi sentirò meglio con me stessə.
Certo, mi si potrà obiettare che scrivere un articolo sia ben poca cosa rispetto a gesti più forti ed eclatanti, e magari anche più utili e risolutivi.
Probabile, probabilissimo ma da qualche parte bisogna pur incominciare.

La voce di Elios, ricorda Dante, era dolce e al contempo potente quando si levava per combattere le ingiustizie. Seguendo il suo esempio, voglio fare in modo che da oggi in avanti valga lo stesso anche per la mia.

 

 

Nicole Zaramella
©2022 Il Grande Colibrì
immagine: elaborazione da foto di Alex McCarthy / Unsplash

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