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Ciao, dicci un po’ chi sei.

Mi chiamo Rocco, sono nato in Puglia, ma ormai da tanti anni vivo in Lombardia.

 

Fai parte di una minoranza protestante cristiana. Qual è la tua chiesa? È una chiesa accogliente?

È una chiesa evangelica battista, appartenente all’Unione delle Chiese Cristiane Evangeliche Battiste d’Italia. È una chiesa protestante che ha anche un’intesa con lo Stato italiano. È molto accogliente, in tutti i modi, con credenti che provengono da Paesi stranieri. Infatti, la mia comunità racchiude almeno 20 nazionalità, ma è anche accogliente con chi ha un’identità di genere e un orientamento sessuale differente dalla maggioranza.

 

Quando hai scoperto di essere omosessuale? Qual è stata la tua reazione?

Non so bene quando l’ho scoperto: probabilmente le prime avvisaglie le ho avute sui 20 anni, quando ero fidanzato con una ragazza tedesca, poi si è sviluppato tanti anni dopo i 20 anni. Non è esplosa all’improvviso, quindi non c’è stata una reazione di stupore. All’inizio ero curioso e volevo semplicemente provare, non ero esattamente convinto. Ho cominciato a provare questa attrazione verso lo stesso sesso e volevo provare.

 

Hai un grande impegno di militanza LGBT nella tua chiesa?

Attualmente sono membro per la chiesa battista nella commissione nazionale delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi, chiamata commissione fede, genere e sessualità. Il nostro compito è innanzitutto quello di sensibilizzare le nostre chiese e comunità protestanti (ma anche il resto della società) sulle tematiche LGBT, e anche di avviare un inizio di pastorale per le chiese e le famiglie.

 

Questo tuo impegno è favorito oppure è ostacolato?

Certo, è un impegno molto favorito dagli esecutivi delle chiese battiste, metodiste e valdesi, che hanno istituito questa commissione proprio per sensibilizzare sia all’interno delle nostre comunità protestanti sia all’esterno verso le altre chiese cristiane e la società civile.

 

Sei anche impegnato come sindacalista. Perché?

Attualmente sono impegnato in un sindacato di base (CUB), perché qualche anno dopo l’arrivo a Milano ho cominciato a lavorare nel sociale, e ho cominciato prima ad impegnarmi come delegato nella mia azienda, successivamente come volontario e pian pianino sono arrivato ad essere un dirigente. I motivi che mi hanno spinto derivavano dal fatto che è una professione di aiuto: all’interno del sindacato si viene a contatto con tante persone che hanno bisogno principalmente di aiuto a livello lavorativo, ma anche persone che hanno altre problematiche che incidono sia sul lavoro sia sulla propria vita personale; è un lavoro sociale direi a 360 gradi, su problemi lavorativi e di altro tipo. Poi il lavoro incide tantissimo sulla vita delle persone perché occupa tanto spazio, ed è chiaro che influisce anche sulla vita personale: tante volte chi si rivolge a un sindacato esprime anche le altre problematiche relative alla sua vita.

 

Sono in qualche modo collegati questi tuoi settori di attivismo: chiesa battista, mondo LGBT, sindacato CUB?

Sì, direi che sono collegati ma non so se è un caso o se si sono collegati con il tempo. Sicuramente all’interno della chiesa battista ci si aiuta e si vive un senso di comunità: si aiuta il prossimo, le sorelle e i fratelli nelle esigenze e nei bisogni. È così anche nel sindacato, che io ritengo una comunità di aiuto. Anche il mondo LGBT è collegato, perché bisogna sempre sensibilizzare all’interno delle nostre chiese, ma anche aiutare le persone a superare i momenti difficili.

 

Il tuo impegno per la difesa delle minoranze e dei più deboli è ispirato da qualcuno, o da qualcosa?

L’impegno è ispirato principalmente dalla fede in Gesù Cristo, che mi spinge ad impegnarmi sempre di più nel sociale e ad aiutare. Se non ci fosse la fede sarebbe molto difficile per me, perché lo è già adesso difficile, e ci sono dei momenti in cui vorrei mollare tutto; ma la fede certamente mi dà la forza per andare avanti. Credo soprattutto che la difesa delle minoranze sia importante, perché le minoranze hanno bisogno di essere curate, aiutate, hanno bisogno di avere diritti per non essere schiacciate dalla maggioranza; così come anche i deboli sicuramente hanno bisogno di qualcuno che si occupi di loro, che li aiuti, che li orienti. Quindi, direi sì, la fede in Gesù ispira il mio cammino: se non ci fosse sarebbe molto più complicato, addirittura il mio impegno potrebbe anche non esserci.

 

 

Emanuele Crociani
©2022 Il Grande Colibrì
immagine: elaborazione da foto di Akira Hojo da Unsplash

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