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Lente d’ingrandimento sul movimento spagnolo “Yes We Fuck”.

Nel mio contributo precedente ho accennato al movimento spagnolo in difesa della libertà sessuale di uomini e donne fisicamente non facilitati “Yes We Fuck” “Sì, noi scopiamo”. Questo movimento intende scuotere le coscienze attraverso l’organizzazione di incontri aperti di consapevolezza sessuale, seminari di discussione, manifestazioni atte a coinvolgere tutti e tutte, “normodotati e non”, e anche testimonianze in piazza di uomini e donne che, nonostante la condizione fisica di svantaggio, hanno una vita sessuale soddisfacente. In quanto movimento, “Yes We fuck” intende agire politicamente.

L’obiettivo è anzitutto quello di documentare, non come semplice raccolta di materiale riguardante un aspetto di specifico interesse, bensì come un minuzioso e curato far cronaca, lavorando – per utilizzare un termine caro all’antropologia culturale – sul campo, partecipando attivamente a mettere in luce una quotidianità, attraverso filmati, interviste, inchieste a uomini e donne, “normodotati e non”. I protagonisti di queste storie, in quanto soggetti, condividono le varie forme e modi della loro esperienza affettiva e sessuale, partendo dalla loro singolarità e facendo del proprio corpo uno spazio politico.

Guardando tra le varie pellicole pubblicate nel sito, colpisce uno dei primi documentari dove lo sguardo si sofferma su immagini particolarmente significative: uomini e donne che vivono l’esperienza singolare e al contempo comune dell’essere sdraiat* sul pavimento di una palestra, intent* a “sentire il proprio corpo” attraverso esercizi di respirazione e contatto con la propria fisicità. Alcune sequenze dopo vengono presentati un uomo e una donna (lei con menomazione fisica, lui no) avere quell’intimità e quella tenerezza che traspare da un rapporto profondo. È commovente vederli prossimi all’atto sessuale, mentre uno dei due partner prende l’altro tra le braccia, lo solleva dolcemente dalla sedia a rotelle e lo adagia amorevolmente sul letto. Colpisce anche l’espressione emozionata e sorpresa di un altro ragazzo, con gravi menomazioni, che, dopo essere stato aiutato a masturbarsi scopre la “risposta” che, il toccarsi e l’essere toccato a lungo nella propria intimità, comporta.

Brevi cortometraggi diventano il mezzo per rappresentare esempi pratici di quanto stia accadendo nella penisola iberica riguardo queste tematiche. Queste proposte politiche, attraverso pratiche di confronto e di dialogo con persone in condizione fisica di svantaggio, che mettono al centro l’esperienza dei soggetti coinvolti, contribuiscono all’elaborazione di un pensiero critico e alla messa in discussione di stereotipi e pregiudizi da una prospettiva non assistenzialistica. Uomini e donne in condizione di svantaggio fisico sono prigionieri anzitutto del loro essere “oggetti di cura”, perché non riconosciuti, tra le altre cose e al pari dei “normodotati”, come soggetti di desiderio.

L’approccio spagnolo propone di ripensare i legami d’amore, in tutte le loro sfumature dalla tenerezza alla sessualità, in una prospettiva secolarizzata. Invita pertanto ad una rivoluzione di pensiero che non può e non deve essere solo una “rivoluzione dei disabili”, ma una rivoluzione, profonda, di ogni essere umano, in quanto bisognoso di amare e di essere amato.
L’oggetto di cura potrà allora trasformarsi dapprima in soggetto di cura, ed in seguito, attraverso un radicale cambiamento, in soggetto di desiderio. I legami d’amore non dovrebbero essere legati ad alcuna norma. Tantomeno alle norme che sorreggono il paradigma della cosiddetta “normalità”. Concludendo con una metafora, l’amore è un fuorilegge.

Silvia Migliaccio