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Sembra che ultimamente il desiderio dell’11% degli Italiani di non avere un vicino di casa “diverso” (Secondo il Word Values Survey) si sia momentaneamente spostato dal razzismo all’omofobia e sempre più spesso si sentono frasi come “nessun animale è omosessuale”, “l’omosessualità è una malattia da curare”, “l’omosessualità è contro natura”. Sono tutte e tre affermazioni false, e penso sia arrivato il momento di chiarire una volta per tutte perché.

“Nessun animale è omosessuale”: Sono state censite un minimo di 1500 specie di animali che mostrano comportamenti omosessuali, comportamenti che vanno dal coito con un individuo dello stesso sesso all’allevamento della prole con due mamme o due papà “gay”, mi si passi la trasposizione di una definizione umana al regno animale. Rospi, puzzole, leoni, delfini, scimmie, giraffe, koala, lucertole, pinguini, avvoltoi e tanti, tanti altri, incluse le umili cimici dei materassi, si accoppiano con individui dello stesso sesso, in natura. I pesci pagliaccio cambiano addirittura sesso dopo una certa età, quindi il papà di Nemo presto diventerà la sua mamma.
Chi non ci crede, non ha che da controllare sul web, dove evidenze come foto e filmati sono numerose. Chi pensa che si tratti di semplice dominanza di un individuo sull’altro, d’altro canto, si sbaglia: un terzo delle coppie di albatros delle Isole Hawaii è costituito da due femmine che allevano insieme la prole, anno dopo anno, poiché è una specie fedele e monogama. Un quarto delle coppie di cigni neri australiani é costituito da due papà, e il loro successo riproduttivo è maggiore di quello delle coppie eterosessuali. Il maggiore successo riproduttivo e la stabilità del numero di coppie gay, oltretutto, porta a concludere che l’orientamento sessuale dei piccoli cigni non è condizionato dal sesso dei genitori.

“L’omosessualità è una malattia da curare”. L’omosessualità umana non è più considerata una malattia dal lontano 1973, ovvero ben 41 anni fa, e di conseguenza parlare oggigiorno di “cure” è un nonsenso scientifico e un anacronismo, tanto come curare l’eresia con pubblici roghi in piazza. Alcuni studi portano a individuare basi fisiologiche e genetiche per l’omosessualità nei modelli animali, ma questi studi ancora non sono stati confermati nell’uomo. Nei montoni (di cui oltre un terzo è omosessuale o bisessuale) si è visto che una specifica zona del cervello, che produce l’enzima aromatasi, è più grande nei maschi eterosessuali rispetto alle pecore e ai montoni omosessuali. Anche gli esseri umani omo- ed eterosessuali hanno alcune piccole aree del cervello di dimensioni diverse, ma se accettassimo il dimorfismo come una base per la malattia dovremmo allora affermare che tutti gli uomini (o tutte le donne) sono malati.
Nei topi l’eliminazione del gene dall’evocativo nome “FucM” porta le femmine a cambiare orientamento sessuale e preferire altre femmine. Nell’uomo non c’è ancora niente di dimostrato, ma i gemelli identici tendono ad avere lo stesso orientamento sessuale. Se una base genetica venisse confermata anche per l’uomo, come è probabile, si tratterebbe quindi di semplice diversità genetica, la stessa che porta ad avere alti e bassi, biondi e bruni, e che è stata positivamente selezionata dall’evoluzione per motivi che ancora non comprendiamo a fondo.

“L’omosessualità è contro natura”. Chi dice che l’omosessualità ha una base sociale ha parzialmente ragione. Non l’omosessualità in sé, ma l’accettazione sociale della stessa. La nostra società ha le sue radici nella società dell’antica Grecia dove l’omosessualità non era solo accettata, ma anche incoraggiata. I tempi cambiano, e ora si scende in piazza negando anche queste radici che ci hanno regalato la filosofia di Socrate e le poesie di Saffo. Altri gruppi umani accettano e incoraggiano l’omosessualità, come gli Etoro della Nuova Guinea, dove gli adolescenti hanno un rapporto “particolare” con un “tutor” prima di sposarsi e come gli abitanti delle isole Samoa, dove i Fa’afafine, gli ‘uomini femminili’, sono parte integrante della società, e allevano i nipoti senza problemi per nessuno.
Il 10% (secondo il rapporto Kinsey) di esseri umani omosessuali devono invece nascondersi in altre società come quella medio-orientale, occidentale o in alcune zone dell’Africa. Le motivazioni addotte sono di solito di carattere religioso, per cui se la religione individua l’omosessualità come “contro natura” allora è un comportamento da biasimare o addirittura da punire. La fallacia logica di ciò è pero’ che “contro natura” significa in questo contesto “non riscontrato in altri gruppi umani o di animali”, e sotto questa definizione rientrano, purtroppo, anche credere in Dio, l’inviare sonde sulle comete e il digitare su una tastiera scrivendo le proprie opinioni. Se l’omosessualità fosse “contro natura”, allora dovrebbe esserlo anche tutta la base culturale su cui poggia la nostra società.

Un’ultima precisazione. Chi scrive queste righe non è omosessuale e non lo fa per “giustificare” il proprio orientamento sessuale, o per un personale bisogno di rivendicazione sociale. Lo fa perchè è insofferente alle forme di bullismo, discriminazione sociale e mistificazione della scienza che sembrano essere diventate così popolari in questi tempi. Oggi si attaccano il colore della pelle e gli orientamenti sessuali altrui, domani l’insofferenza potrebbe ampliarsi verso chi porta gli occhiali, o contro chi ritiene corretta la teoria dell’evoluzione, o in generale contro il proprio vicino di casa, e questo è qualcosa che la nostra società non può e non deve permettersi.
 

fonte: l’Orologiaio miope