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Come sarebbe un mondo in cui tutti la pensano allo stesso modo?
Non so. Se uno non si ferma troppo a riflettere, potrebbe sembrare un paradiso: niente guerre, conflitti, disaccordi. Ma io non credo che funzionerebbe a lungo. Forse ci sarebbero meno problemi, è vero, ma ci sarebbe anche minore capacità di risolverli: per affrontare qualsiasi realtà è necessario avere a disposizione più di un punto di vista. Abbiamo bisogno della diversità per vivere.

La diversità delle opinioni implica la necessità del compromesso. Ma che significa compromesso? Qualcosa di positivo o negativo? A volte un compromesso tra due persone serve soltanto a deluderle entrambe.
Fino a che punto è lecito scendere a compromesso con le proprie idee, o persino i propri ideali? Si tratta di un problema politico, religioso, etico, anche filosofico forse.
Se neghiamo a priori la possibilità di compromesso, questo significa che non scendiamo a patti con chi la pensa diversamente da noi. Allora il nostro ideale si mantiene puro ed incorrotto e noi siamo perfettamente fedeli ad esso. Sembra una bella cosa. Ma questo atteggiamento in che cosa è diverso dall’integralismo? Comportandoci in questo modo, i rischi sono due: se siamo una minoranza, se siamo in pochi, allora le nostre idee saranno tacciate di estremismo (perché ci rifiutiamo di adeguarle alla realtà e alla diversità di opinione degli altri) e ignorate; se siamo una maggioranza, allora ci imporremo con la forza e impediremo agli altri di esercitare il proprio diritto a pensarla diversamente e, a seconda dei casi, ad agire diversamente.

Se invece siamo disposti al compromesso, come facciamo a sapere a che punto fermarci per impedire che le nostre idee siano completamente spazzate via dalle altre? E potremo poi dire di esserci davvero comportati coerentemente con quel che professiamo?

Non sono domande semplici e non sono certo io a poter rispondere, ma credo che sia importante porsi il problema.
L’unica considerazione che mi azzardo a sostenere è la seguente: le idee appartengono al mondo delle idee. Quando vengono applicate, trasferite alla realtà concreta, subiscono necessariamente una trasformazione, nella maggior parte dei casi un impoverimento. Ma qual è l’alternativa? Non tentare di adattarle al mondo che ci circonda?
Rifiutare di scendere a compromessi significa non realizzare mai il tuo sogno nel cassetto per paura che, una volta tradotto in atti concreti, non sia bello come tu lo immagini. E di sicuro sarà così, perché l’immaginazione è libera da ogni vincolo, la realtà no. Del resto anche le idee non sono perfette: le idee cambiano, o perlomeno dovrebbero cambiare, evolversi, arricchirsi, grazie al tempo e all’esperienza. Pensare di non scendere a compromessi significa pensare, come dice l’uso stesso del verbo “scendere”, di essere sulla vetta e guardare tutti dall’alto in basso, disprezzare a priori quel che rappresentano e che sostengono.
Penso che sia necessario trovare un accordo tra quel che riteniamo giusto e quel che succede veramente: combattere per il mondo come crediamo che dovrebbe essere, ma senza fingere di dimenticare il mondo come è adesso. Il percorso è più lungo, più difficoltoso, meno gratificante, ma forse è l’unico possibile.

Vulcanica

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