Skip to main content

Sono un protestante battista italiano omosessuale, e vorrei parlarvi di un appuntamento che per me è uno dei più importanti dell’anno, cioè il culto contro l’omobitransfobia.

Innanzitutto vi spiego il significato del termine “culto” per le persone di fede protestante: è la funzione religiosa settimanale più importante e si svolge la domenica mattina. Di solito, comprende l’annuncio del perdono di Dio, le preghiere, le lodi, le letture della Bibbia, i canti e, come momento più importante, il sermone ispirato dai testi biblici; a volte c’è anche la condivisione di pane e vino (come nell’Ultima Cena di Gesù).

Chiesa Battista: culto contro l'omobitransfobia 2023

Nelle occasioni speciali, le chiese organizzano dei culti a tema, e per la mia chiesa battista la giornata del 17 Maggio contro l’omobitransfobia è da ricordare e celebrare. Così, ogni anno viene commissionata la preparazione di un culto speciale alla “Commissione fede, genere e sessualità”, organo nazionale delle chiese protestanti creato per le tematiche LGBTQ+. In questa commissione siedono teologз, pastorз e laicз che in gran parte appartengono alla comunità LGBTQ+.

Nella mia chiesa battista di Milano di Via Pinamonte, anche quest’anno il gruppetto informale LGBT (eh già, perché letteralmente rappresentiamo ciascuna lettera della sigla!) ha deciso di farsi carico di questo momento di inclusione: abbiamo cioè adattato e abbellito la liturgia, scegliendo i canti, le foto e coinvolgendo altre persone della chiesa. Una mia amica ha voluto proiettare delle sue foto di un pride, mio marito ha preparato e tenuto il sermone, una ragazza ha raccontato una storia a lieto fine di un episodio di discriminazione, accompagnandola con un canto al pianoforte. Io ho cercato di coordinare il tutto e di coinvolgere altre persone non LGBT della chiesa, perché pensiamo che le diversità siano un tema che riguardi tuttз.

Chiesa Battista: culto contro l'omobitransfobia 2023

Durante l’organizzazione di questo culto si sente quanto sia importante per la comunità sensibilizzare sulle tematiche LGBTQ, consapevoli che non bisogna mai abbassare la guardia. È una richiesta che proviene dai membri LGBT più giovani, che non accettano più di vivere invisibili e nel silenzio, ma anche dai pastori e dal Consiglio di Chiesa, che vogliono con decisione mostrare un cristianesimo che ha voltato pagina rispetto alle condanne omofobiche dei secoli passati e che oggi non discrimina più nessuno.

In questi culti a volte si parla di violenza omotransfobica, altre volte di amore, altre volte di diversità o di inclusione, alternando cronaca, Bibbia, testimonianze, preghiere inclusive e teologia queer. Il culto di quest’anno era incentrato sull’accoglienza, ispirati ad una massima di Gesù:

“chi accoglie voi, accoglie me”.

Tema necessario, perché le comunità battiste italiane sono molto dinamiche a causa dell’immigrazione, che avviene anche da paesi in cui la mentalità patriarcale ed omofoba è ancora molto diffusa. Così capita che alcune persone inizialmente scettiche, se non addirittura omofobe, abbiano poi da ricredersi. I legami di fiducia che si costruiscono in una comunità di fede rendono possibile superare barriere e resistenze che sembrano insormontabili.

Mi ricordo di un episodio toccante successo l’anno scorso. Un membro di origini africane della chiesa, la settimana dopo il culto dell’omobitransfobia, aveva elevato una preghiera in cui ringraziava Dio di aver conosciuto “cose nuove”. Dal tono della voce intuivo che in lui qualcosa era profondamente cambiato. A volte si creano delle alleanze inaspettate. Quest’anno ho chiesto a un anziano della nostra chiesa, con alle spalle una carriera con un gruppo musicale molto famoso nell’ambiente evangelico italiano, di cantare la sua canzone di maggior successo durante il culto. Ha accettato e dopo il culto ci ha confidato di averla cantata con un particolare pathos pensando a noi LGBT della chiesa, che siamo ormai suoi amici. Anche chi si preoccupa del catechismo dei bambini da qualche anno racconta una storiella che ha come tema la diversità. Siamo consapevoli che alcuni membri della chiesa possano essere scettici o possano scandalizzarsi davanti a queste celebrazioni “arcobaleno”, eppure siamo fiduciosi che prevalga infine il ringraziamento per aver imparato “cose nuove”.

 

Emanuele Crociani
©2023 Il Grande Colibrì

Leave a Reply