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Scrivo da una piccola e bellissima città, Lubiana, in Slovenia, dove la scorsa settimana è stato approvato il matrimonio tra persone dello stesso sesso: basta superare il confine ormai, per sposarsi, e non è più una metafora.
Ma noi, quando lo supereremo questo confine? Mai, si direbbe, visto come siamo indietro. Mentre nel resto del mondo civile si sposa chi si vuole, da noi si esulta se il Tar dice no ad Alfano che aveva bloccato le trascrizioni, fatte dal Sindaco di Roma, dei matrimoni celebrati all’estero.
L’Italia è ancora il posto dove un professore di liceo può affiggere nella bacheca della scuola questo messaggio: «La natura ha stabilito di strutturare il corpo dell’uomo affinché si unisca a quello della donna. L’unica relazione in grado di generare la vita è quella tra uomo e donna e il matrimonio è il riconoscimento giuridico di questa relazione. Imporre l’uguaglianza di altri tipi di rapporto è una scelta priva di riscontro con la realtà».
È successo al Liceo Scientifico Leonardo da Vinci di Milano.
«Imporre»? «Generare la vita»? «La natura ha deciso di strutturare il corpo»?
Ma come parli? Io a questa professoressa i miei figli non li affiderei solo per come si esprime, non parliamo poi delle sue opinioni, che più che opinioni mi sembrano credenze.
Siamo indietro, molto indietro.
Come ricorda Sebastiano Mauri ne Il giorno più felice della mia vita, siamo gli unici in Europa, insieme alla Grecia, a non avere una legge sui diritti delle coppie gay, eppure in tutto il mondo ormai ci si sposa tra persone dello stesso sesso senza che questo metta minimamente in discussione la famiglia tradizionale, se questa è la preoccupazione degli oppositori.
La legge sui diritti civili sembrerebbe ora più vicina (stiamo a vedere, l’hanno promessa) ma il matrimonio è ancora un tabù, e lo sarà per un bel pezzo. Perché? Perché una persona omosessuale in Italia non puó nemmeno sognare che un giorno potrà sposarsi?
Perché siamo così arretrati? Ora il pilota automatico vuole che si dica: perchè siamo cattolici, perchè c’è il Vaticano. Ma sono cattolici anche in Spagna, dove il matrimonio è un diritto da anni!

«Pensavo che la scelta fosse tra amare una donna e un uomo, e bastasse che io, incurante dei miei desideri, continuassi a scegliere una donna. Poi ho capito invece che la scelta era tra l’essere felici e il fingere di esserlo», scrive Mauri, che nonostante fosse figlio di genitori progressisti e di sinistra ha capito a cinque anni di essere gay ma ha fatto coming out a trenta.

Ogni coppia ha il diritto di sposarsi, se lo desidera. È solo questione di tempo e accadrà, persino da noi, perché è naturale e inevitabile che accada. Poi ci chiederemo – noi magari saremo morti, o rincoglioniti, e se lo chiederanno i nostri figli, e ci faranno dei film – come è stato possibile che un tempo fossero negati diritti tanto elementari, come facciamo se ricordiamo i tempi in cui le donne o i neri non potevano votare.
«È assurdo che sia potuto accadere», penseremo: come è stato possibile che qualcuno potesse anche solo immaginare di negare un simile diritto a qualcuno perché donna o nero? Eh già. Come è possibile?

 

Daria Bignardi

 

fonte: Vanity Fair

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