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L’associazione All Out, con il progetto Voci dal Silenzio, ha raccolto le storie di persone LGBT che hanno scelto di raccontare come hanno vissuto e vivono il lock down causato dall’emergenza Covid-19. 

Io sono minoranza aveva intervistato l’ideatore della campagna, l’attivista Yuri Guaiana, al lancio del progetto in Italia.

Voci dal silenzio ha raccolto video, audio o testimonianze scritte che  vogliono avvicinare le persone e tenere compagnia in questa situazione di solitudine per molti, queste storie trasmettono  uno spaccato – pur senza alcuna pretesa di rappresentare un campione statistico – della situazione della comunità LGBT in quarantena.

Dopo una prima fase esclusivamente italiana All Out ha deciso, in occasione della giornata mondiale contro l’omobitransfobia, di estendere il progetto a livello internazionale, raccogliendo nuove storie da tutto il mondo.

Vi presentiamo qui alcune delle storie tradotte in italiano. Qui invece pagina del progetto “Breaking the silence, con altre storie, in lingua inglese.

 

Vedo gente con la mascherina e penso che di maschere ne ho messe tante, per nascondere il fatto che mi siano sempre piaciuti ragazzi e ragazze.

Credevo che il 2020 sarebbe stato l’anno del mio Coming out, mai avrei pensato che sarebbe stato anche quello del Coronavirus. Due cose difficili, da affrontare. D’improvviso cambia tutto. Ti ritrovi spiazzata. Tesa. Incapace di comprendere cosa sia meglio fare, come sia meglio agire, che cosa penseranno gli altri. Vedo gente con la mascherina e penso che di maschere ne ho messe tante, per nascondere il fatto che mi siano sempre piaciuti ragazzi e ragazze.  Ora non ne ho più. Ora tutto è venuto alla luce. Era il 14 febbraio 2020. San Valentino. Il giorno che a me ha sempre portato sfiga, quindi la carrellata di urla, pianti, recriminazioni, domande e offese diciamo che forse potevo immaginarla. Cambia tutto, cambi tutto. Cambia la vita, proprio come con il virus. All’inizio sembra un dramma, poi piano piano cominci ad abituarti. Quello che non ti uccide ti rende più forte, e io sono qua, nonostante quel giorno abbia pensato seriamente al suicidio (come posso vivere in una casa dove mi trattano così? Che cazzo ho fatto, io, di male?!). Una settimana intera, c’è voluta, prima che ricominciassimo a parlare. Io la chiamo la mia personale quarantena, perché non ho potuto far altro che barricarmi dentro me stessa e cercare di affrontare il male. Come sempre, come ho sempre fatto. Poi la quarantena è diventata reale, comune, per tutti. Il nemico è lì fuori, ti impedisce di respirare. Come le parole cattive, che ti serrano la gola e ti lasciano senza energie, senza nulla, senza fiato. Anche quelle, però, lasciano il tempo che trovano. Come il virus, che prima o poi passerà. Domenica scorsa intanto è già successo un miracolo. ‘Se ragionassimo tutti come te, il mondo sarebbe un posto migliore mi ha detto mia nonna. Io sono rimasta zitta, ma dentro di me ho pianto. Di gioia, stavolta. Era dal giorno del mio coming out che non la sentivo così vicina. Anche a due metri di distanza“.

Nicole, Italia

 

Io e il mio ragazzo stiamo insieme da 10 anni. Per motivi di lavoro vive in Messico da un anno e mezzo. Abbiamo trascorso insieme il Capodanno e a marzo avevo intenzione di andare a trovarlo per qualche settimana. Ma ora, eccoci qui. Senza poterci vedere, entrambi stiamo attraversando questa crisi senza sapere quando potremo rivederci”.

Javier, Río Cuarto, Argentina

 

Il COVID-19 ha influenzato me e il mio partner nei nostri piani per quest’anno. Stavamo pensando di fare tutti i passi necessari per il suo cambio di sesso, dato che per tutta la vita si è sentito a disagio.

L’anno scorso si è finalmente accettato completamente come uomo e dopo diversi sforzi e terapie è stato incoraggiato a fare quello che voleva fare da una vita.

Con questo virus i nostri piani sono stati rimandati e sento che le sue paure lo stanno nuovamente aggredendo. È un percorso difficile, ma credo che lo stiamo gestendo bene e con molto amore“.

Lizzy, Aguascalientes, Messico

 

 

Beh, ero spaventato quando tutto questo è cominciato. Ho cercato di restare a casa e di rafforzarmi con succhi di frutta e cose del genere. Ma, purtroppo, ho finito per prendere il virus. Vengo da una famiglia dove non ho ricevuto molto affetto e non potevo parlare liberamente. Parlare di sessualità, per loro, è solo per persone volgari, quindi non ne ho mai avuto la possibilità. Continuo a pensare alle persone LGBT+ che non hanno un posto dove stare. Se finiscono per prendere il virus, che ne sarà di loro”?

Natan Lopes, Recife, Brasile

 

Salve, mi chiamo Karla Rocío Morales. La mia storia sulla pandemia COVID-19 è la seguente.

Sono una ragazza trans e ho capito che il governo ci lascia sempre indietro a causa di quello che siamo. Vedo che molte persone vengono aiutate, ma noi siamo messe da parte.

È triste sentirsi impotenti, perché ero abituata a lavorare. Sono una commessa e facevo vendita porta a porta dove vivevo. Ma ora non posso più uscire a vendere e mi sento molto impotente perché non ho più un reddito.

Ho bussato a diverse porte chiedendo aiuto, senza alcun risultato. Mi sento anche molto triste di essere lontana dalla mia famiglia. E il senso d’impotenza è travolgente, considerando che non abbiamo nessuno su cui contare e non possiamo lavorare, e che il governo stesso non ci darà i diritti che ci spettano come ragazze trans”.

Karla Rocío Morales, El Salvador

 

 

Il 27 marzo, Mark ed io ci siamo resi conto della perdita del nostro olfatto. Lui ha 70 anni e io ne ho 64. Abbiamo scoperto l’anosmia è comunemente associata ad allergie e invecchiamento, ma poi si è scoperto che è associato anche al nuovo coronavirus.

Quattro giorni dopo Pasqua, mi sono reso conto che avevo un problema ai denti. Chiamai il mio dentista e una registrazione mi informò che lo studio era chiuso fino al 4 maggio e mi chiese di lasciare un messaggio, ma la casella vocale era piena. Contattai il mio medico che mi prescrisse un antibiotico. Gli dissi dell’anosmia e decise di farmi fare il test, dato che sono sieropositivo dal 1987. La nostra città è anche elencata tra le zone più calde per il virus nel Massachusetts, ora il terzo stato per numero di casi di COVID-19 nel Paese. Mark ha contattato il suo medico e ci siamo fatti entrambi il test il 18 aprile. Il giorno dopo ha saputo che era negativo e mentre io ho scoperto di essere positivo.

Il medico di Mark ha spiegato che, molto probabilmente, è risultato negativo perché i suoi sintomi erano vecchi di qualche settimana, quindi ormai aveva smesso di “spargere” il virus ed era tornato negativo. Il suo olfatto era tornato progressivamente circa una settimana prima del test, ma il mio è ancora assente.

Sto curando il problema ai denti con sciacqui di acqua calda salata. Rispetto a molti che si sono ammalati e con tanti che muoiono, non dovremmo lamentarci. A causa della nostra età, siamo a rischio e il fatto di essere sopravvissuti a lungo aumenta i rischi. Per fortuna abbiamo un reddito e  un alloggio. Non vado in un luogo pubblico dal 27 marzo.

Abbiamo un giardino e ho fatto qualche passeggiata nel bosco con mascherina e guanti. Mark va più spesso a fare fotografia di paesaggio, il suo nuovo hobby. Grazie per aver letto la nostra storia! Vi auguro ogni bene“.

Fabien, Lynn, Massachusetts, USA

 

Mi chiamo Melusi Simelane e sono il direttore esecutivo di Eswatini Sexual & Gender Minorities. Mentre combattiamo la pandemia globale COVID-19, combattiamo una battaglia per avere qualcosa da mangiare. Mentre siamo sotto misure molto severe per fermare la diffusione del virus, stiamo combattendo per la sopravvivenza.

La povertà è qualcosa che ha colpito la comunità LGBT+ da tanto tempo perché siamo stigmatizzati e discriminati. Non ci vengono offerti gli stessi privilegi e le stesse opportunità di lavoro. E quindi il minimo che possiamo fare è trovare un lavoro, ad esempio nel commercio al dettaglio. Questi sono i settori che hanno sofferto di più in questa pandemia globale. E accogliamo con favore le misure adottate dal nostro governo per frenare la diffusione del virus. Tuttavia, siamo noi a soffrire di più. L’economia non sopravviverà, questo è quello che dicono gli economisti. E noi, come comunità LGBT+, non sopravviveremo, perché non abbiamo cibo da mangiare. Al momento stiamo cercando di raccogliere fondi, in modo da poter far consegnare pacchi di cibo alla comunità LGBT+.

Stiamo cercando di fare del nostro meglio per assicurarci che ci sia assistenza per coloro che hanno attacchi di panico, che si trovano ad affrontare molestie e violenza emotiva nelle loro case. C’è un aumento della violenza domestica vissuta da coloro che devono rimanere in casa perché non possono andare da nessuna parte.

Questa pandemia globale ci ha insegnato una lezione: dobbiamo riaccendere e reinventare il nostro approccio all’advocacy LGBT+. Prima parlavamo dei diritti umani perché tutti si lamentavano di aver dovuto rinunciare ad alcune libertà. Ma oggi, come comunità LGBT+, abbiamo dovuto rinunciare a qualcosa di più: alla sopravvivenza. Questa pandemia di COVID-19 ci ha colpito molto duramente. Contiamo molto su qualsiasi aiuto che possiamo ottenere dalla comunità globale. Ma prima di tutto dobbiamo concentrarci sull’uguaglianza per tutti. Stiamo tutti soffrendo e cercando di fare il possibile per evitare che la diffusione del virus si diffonda troppo. Ma dobbiamo anche ricordare quelli tra noi che sono più a rischio, perché altamente emarginati”.

Melusi Simelane, Mbabane, eSwatini

 

All Out è un movimento globale per l’amore e l’uguaglianza. Tra le campagne attualmente attive di All-out vi segnaliamo una raccolta firme, realizzata in collaborazione con l’associazione italiana Il Grande Colibrì, l’associazione Certi Diritti ed altre realtà italiane ed europee. Si rivolge a presidenti di regione e sindaci italiani gemellati con enti locali polacchi che hanno adottato mozioni omobitransfobiche per chiedere loro di farsi ambasciatori dei diritti LGBTQIA con i loro comuni e regioni gemelli.

All Out sta anche portando avanti una campagna di raccolta fondi per supportare organizzazioni LGBT+ in prima linea che stanno esaurendo i fondi per un sostegno urgente e salvavita ai membri della comunità LGBT+ durante questa crisi.

 

Valerio Barbini

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