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Il dialogo con noi stessi non è mai facile, soprattutto laddove dobbiamo ricordarci che siamo un binomio perfetto di anima e corpo. Ho provato a parlare in prima persona di un argomento che ha mille sfaccettature e riflessioni continue. Vi suona familiare l’uso dell’espressione “Triggerarsi”? A me l’ha spiegato bene una persona competente e adorabile – binomio tosto da trovare – dicendomi che il trigger è un insieme di fattori esterni (parole, odori, sensazioni) che ci riportano in maniera inconscia a qualcosa che ci ha turbati, che ci ha fatto stare male. Per farla più spicciola, ovvero riferendoci al senso comune con cui viene usato, essere triggerati corrisponde a saltare subito in maniera elettrica di fronte a qualcosa che ci fa girare le palle.

Uno dei miei trigger preferiti sono la mancanza di empatia totale nella gente e le loro opinioni estremamente da zappatore. Sì, da zappatore (che non me ne voglia la categoria, ma rende l’immagine), quel modo di esprimersi come se stessero picconando zolle di terreno incolto, perché forse così credono di aprire varchi illuminanti con il loro pensiero. Miei cari terreni incolti, ascoltate me: il terreno è vostro, la coltura pure e dobbiamo iniziare a pensare di volerci piantare quello che accidenti vogliamo.

Questo incipit assomiglia più ad una conclusione, ma un monito deve valere come punto di partenza, quindi dovete fissarlo all’inizio e fine di ogni discorso. Sempre. Dovete fare il vostro bene e per farlo dovete conoscervi abbastanza da saper mettere i confini laddove qualcosa non vi fa sentire a vostro agio, indagandone le cause, perché il dialogo più importante è quello con voi stessi.
E c’è un dialogo particolarmente complicato, faticoso e spesso temo ingiusto, nei confronti di noi stessi: il rapporto con i nostri corpi – e quello degli altri.

È difficile intavolarlo, perché scadere nella retorica è molto facile, così come rischiare di dire imprecisioni ed inesattezze, citando argomenti quali la bodypositivity (alla fine dell’articolo vi citerò dei profili Instagram che seguo e che mi aiutano a creare un pensiero sull’argomento, spesso profili in contrasto ma che suscitano in me anche il contraddittorio). Tuttavia in questi giorni mi ci sono soffermata – di nuovo – con più intensità, perché è estate e ho dovuto comprare dei costumi nuovi e perché siamo soggetti a commenti, anche involontari. Perché ho 30 anni e il corpo lo sento cambiato, perché – coming out! – so’ pigra, quindi quando sto più energica e meno stressata faccio esercizi in casa e cammino di più, ma soprattutto lo sforzo non partiva da un mio bisogno di benessere, ma dall’ansia spasmodica di non sentirmi a disagio con le mie cosce morbide.
Pensate che la bodypositivity sia nata per accreditare l’atteggiamento di stare arrendevolmente sul divano a mangiare McDonald’s? No, e vi invito ad informarvi meglio se ne avete voglia. La bodypositivity è fatta di tanti studi e tanti libri che sono stati scritti – quindi non crediate che siano solo slogan – su come i corpi non conformi vengono sub-classati dalla società. Esempi facili sono i corpi con disabilità. Non si tratta solo di fare oscillare il pendolo sul binomio magro-grasso, pigro-sportivo, bello-brutto. Il nostro corpo è la nostra casa, è ciò che porta letteralmente in giro le nostre emozioni, i nostri pensieri, il contatto con gli altri. Non è scisso dalla nostra salute mentale e non si può fare un discorso sull’intelletto, senza considerare la nostra salute fisica. I nostri patemi emotivi sono un tutt’uno con le nostre piccole (e purtroppo) grandi malattie.

È vero che il corpo è il nostro biglietto da visita; è vero che è il modo in cui piacciamo e ci soddisfiamo a vicenda; è vero che esistono i belli ed esistono i brutti, ma è altrettanto vero che nella maggior parte dei casi siamo noi a stabilire cosa è bello e cosa no. Guardatevi intorno, guardate i vostri partner, o i partner che avete avuto o che avreste voluto avere. I loro corpi erano circoscritti alle vostre sensazioni. Perché non siamo catalogabili e chi invece vuole farvi questo, manca di empatia e piccona i ragionamenti come uno zappatore!

Vi dovete amare e mentre vi prendete cura del vostro corpo, dovete dargli anche la giusta tregua. I nostri corpi cambiano, i nostri corpi non sono perfetti e stare dietro a questo concetto potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio, quindi semplicemente seguite l’andatura del vostro ritmo e del vostro modo di essere. Trattatevi con ironia, mangiate sano ma pensate che è difficile che quell’arancina vi ucciderà (altro coming-out : per me è molto difficile!) e soprattutto.. circondatevi di persone che hanno accettato il fatto che il peso può oscillare negli anni, che si invecchia e non si ringiovanisce di certo e che se c’avete il ciclo o non andate al bagno da tre giorni avrete la panzetta gonfia.

PS: Vale anche per i maschietti.

Vi lascio tre nomi di alcuni profili Instagram che seguo volentieri e che parlano anche di questi argomenti:
ariannacapullidueditanelcuoreataleincolor

 

 

Chiara Nigliato

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