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Becky è una giovane molto impegnata con importanti responsabilità nella chiesa battista di Milano di via Pinamonte da Vimercate1. Si è scoperta da circa un anno bisessuale, ma ha trovato subito qualcuno dentro la chiesa con cui confidarsi e trovare coraggio, per rendere la chiesa ancora più inclusiva. A maggio ha letto una testimonianza nella sua chiesa, durante il culto contro l’omobitransfobia organizzato insieme ad altre persone LGBT. Da questa testimonianza è stato tratto questo messaggio d’inclusione valido per tutti e tutte.

 

Non ci sono né “c’era una volta”“e vissero felici e contenti” in questa storia. Questa è semplicemente la storia di una ragazza di 22 anni, che negli ultimi due anni ha messo molto di sé in dubbio e in forte discussione. È una ragazza credente, cristiana protestante battista e molto attiva nella propria comunità.
Lei non ha un nome, non nel senso che non ha un volto, ma più per il fatto che potrebbe essere chiunque con una situazione simile alla sua.

Per tutta la sua adolescenza non si è mai sentita completamente a proprio agio, persino a parlare della sua fede, che per lei era qualcosa di assolutamente ovvio da quanto naturale fosse; immaginatevi il resto.

Non è mai stata molto brava nelle relazioni, che fossero amicizie o rapporti romantici. Dio solo sa quanto lei abbia tentato, tutte le volte che si è messa in gioco ricevendo alla fine solo porte in faccia o “piccoli” traumi emotivi.

Si prospettava che l’università potesse essere un nuovo inizio, un mondo del tutto sconosciuto con cui confrontarsi e in cui ricominciare. In effetti è stato così, anche se non è sempre stato semplice. Sapete, fare amicizia quando hai otto anni è facile, ma crescendo le cose si complicano, tanto che ci chiediamo quanto ne valga la pena. Mettiamo di mezzo il nostro orgoglio e i nostri pregiudizi… perciò immaginate la sua gioia quando trova un’amica (una sola!) e con cui per di più condivide molto: il modo di pensare, la provenienza sociale, il fatto di essere figlie di divorziati… non i gusti musicali o letterari, ma questo lo accettava senza problemi, perché almeno non era più sola.
Hanno passato insieme circa un anno, poi la vita, il destino – chiamiamolo come vogliamo – le ha separate, ma nonostante tutto sono rimaste in contatto, e quando si sono riviste la nostra protagonista si sentiva diversa con la sua amica. Notava tutto di lei: come sorrideva, quando non esprimeva il suo fastidio per qualcosa, ma glielo si leggeva in faccia quando era triste; riusciva a capirla con uno sguardo, e a poco a poco si perdeva nei suoi occhi.

Quando iniziò a comprendere quello che le stava succedendo, si spaventò, ma non perché temesse l’idea (in realtà le sembrava molto più plausibile), piuttosto per via delle possibili conseguenze. Cosa avrebbe detto la sua famiglia? E la loro comunità? Inoltre, le dicevano sempre che lei era come un libro aperto: le si leggeva subito in faccia se c’era qualcosa che non andava.
Per cui, decise di prendersi del tempo per riflettere, senza parlare con nessuno tranne che con Dio. Durante quel periodo, infatti, andò molto spesso in chiesa, anche durante la settimana, quando non c’era nessuno. Si sedeva su una panca e pregava, oppure faceva delle lunghissime chiacchierate come si fa con un amico in carne e ossa. Sembra folle, lo so. Ma è stato proprio quello ad aiutarla ad accettarsi, e solo dopo riuscì a dirlo alle persone che amava.

Bisessualità. Che cos’è vi chiederete. Significa semplicemente attrazione verso lo stesso genere, quello opposto ed entrambi contemporaneamente. Molto spesso non viene considerato un orientamento sessuale vero e proprio, quando qualcuno fa coming out come bisessuale (come ha fatto alla fine la protagonista della nostra storia), le persone spesso dicono che è solo “una fase”, “confusione”, o “una moda”. Ma non è così.

In qualunque modo le persone decidano di identificarsi, è importante dar loro il proprio spazio, la propria voce per raccontarsi; non ci sono discriminazioni più rilevanti di altre, sono tutte sbagliate, e noi oggi vogliamo raccoglierci insieme per celebrare i traguardi raggiunti, ma soprattutto per pregare, chiedendo al Signore di essere migliori testimoni e messaggeri della sua grazia e del suo Amore.

 

 

Becky Prince
©2022 Il Grande Colibrì
immagine: elaborazione da foto di Janosch Lino / Unsplash

 

  1. Le chiese protestanti spesso prendono il nome dalle vie cittadine.

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