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Nel 1995, in seguito all’approvazione da parte del Parlamento europeo di una risoluzione che invitava i singoli Stati a porre fine alle discriminazioni subite dalle persone e dalle coppie omosessuali, e a concedere uguali diritti di matrimonio, di adozione e di affidamento, il consiglio comunale di Verona adottava la tristemente famosa mozione n. 336, secondo la quale:

“l’omosessualità contraddice la stessa legge naturale … l’approvazione della succitata risoluzione avrebbe, tra l’altro, effetti fortemente negativi sulla formazione psicologica e umana dei giovani i quali, nella promiscuità tra famiglie omosessuali e eterosessuali, vedrebbero cadere uno dei fondamenti minimali dell’ordine familiare, ossia un’unione stabile tra un uomo e una donna”.

La mozione “respingeva” il contenuto della risoluzione europea e “impegnava” l’Amministrazione comunale “a non deliberare provvedimenti che tendano a parificare i diritti delle coppie omosessuali a quelli delle famiglie naturali costituite da un uomo e una donna”.

Quasi vent’anni dopo, il Consiglio comunale di Verona, su proposta di Alberto Zelger (primo firmatario), approva un Ordine del giorno in cui si interpretano, in maniera del tutto tendenziosa, alcuni principi costituzionali e alcuni articoli di Dichiarazioni e Convenzioni internazionali per affermare la superiorità giuridica, morale, culturale e sociale della cosiddetta famiglia “naturale” composta esclusivamente da un uomo e una donna, riferendosi all’art. 29 della Costituzione. “Anche se quest’ultima precisazione non è riportata nel testo (i padri costituenti la davano per sottintesa)”, aggiungono i consiglieri evidentemente imbarazzati da tale omissione.
Ma, secondo la Costituzione, la famiglia, in quanto comunità di individui, può anche essere monoparentale, omoparentale o transparentale. Non esiste famiglia “naturale” che “preesiste allo stato” e al diritto, ma la famiglia in quanto attore importante, ma non unico ed esclusivo, di una società riconosciuta dalla Costituzione che, appunto, non riduce la famiglia all’unione di un uomo e di una donna nell’ottica della procreazione.

Partendo da queste premesse, il documento in questione invita il Sindaco e la Giunta a “vigilare affinché, nelle scuole di competenza comunale, venga data un’adeguata informazione preventiva ai genitori sul contenuto dei progetti di educazione all’affettività e alla sessualità, come pure sugli spettacoli e sugli eventi ludici, che vengono proposti ai loro figli”, ma anche “a predisporre uno strumento di raccolta delle segnalazioni di cui sopra, con apposito spazio sul portale del Comune ed eventualmente anche attraverso un numero verde, istituito dal Comune o da qualche altro ente o associazione, che se ne assumesse l’onere”.
Questa delibera accompagna l’azione di gruppi come le Sentinelle in piedi, riprendendone e legittimandone scandalosamente le rivendicazioni. Al tempo stesso, tale atto costituisce un grave attacco ai principi di uguaglianza e di solidarietà che dovrebbero fondare l’azione di una pubblica amministrazione repubblicana e democratica.
In effetti, il testo adottato ha carattere profondamente omofobico e transfobico, nella misura in cui le azioni di lotta contro le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere sono considerate come “abusive”, promosse da “frange estremiste”, e addirittura in contrasto con diversi articoli della Costituzione.
Ma ciò che più colpisce alla lettura delle note che accompagnano il testo è la provenienza delle fonti citate dai promotori per contrastare l’evoluzione degli ordinamenti giuridici dei paesi rainbow friendly:
• La Nuova Bussola Quotidiana: che si definisce come “un gruppo di giornalisti cattolici, accomunati dalla passione per la fede, che vogliono offrire una Bussola “per orientarsi tra le notizie del giorno”, tentando di offrire una prospettiva cattolica nel giudicare i fatti”;
• Riscossa Cristiana: “sito cattolico di attualità e cultura”;
• Reazione Cattolica: sito di “difesa dei valori cristiani dall’ateismo abortista e omosessualista”;
• No Cristianofobia: sito di difesa della “libertà dei cristiani”;
• Cultura Cattolica: sito di promozione e di diffusione della cultura religiosa cattolica.

Oltre a basarsi su principi religiosi, dottrinari e faziosi, incompatibili con i principi di laicità dello stato italiano e con le direttive europee e internazionali che sanciscono la pari dignità di tutti i cittadini, oltre a contrastare le politiche pubbliche antidiscriminatorie sulla base di pregiudizi vessatori e offensivi delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT), della loro libertà e della loro diversità, il testo in questione è un condensato di deliberata disinformazione.

Un esempio palese, tra gli altri, ne è l’interpretazione del punto 18 (pag. 47) della Strategia contro le discriminazioni del Dipartimento delle Pari Opportunità. Alla nota 8 dell’Ordine del giorno, questo punto è considerato come una “proposta di depenalizzazione della pedofilia (senza citarla)”. Tale punto prevede:

“Gli Stati membri dovrebbero assicurare l’abrogazione di qualsiasi legislazione discriminatoria ai sensi della quale sia considerato reato penale il rapporto sessuale tra adulti consenzienti dello stesso sesso, ivi comprese le disposizioni che stabiliscono una distinzione tra l’età del consenso per gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso e tra eterosessuali”.

Ciò significa che viene richiesto agli stati che prevedono un’età del consenso sessuale tra adulti consenzienti più alta per i rapporti omosessuali rispetto ai rapporti eterosessuali, di porre fine a questa discriminazione: la Francia ha provveduto nel 1982; il Regno Unito nel 2001 e l’Austria nel 2002; questa disposizione è invece ancora in vigore in Grecia dove i rapporti sessuali tra due maschi sono legali solo tra un partner maggiorenne e un altro di almeno 17 anni, mentre per tutti gli altri rapporti l’età del consenso è di 15 anni; in Italia l’età del consenso è la stessa per rapporti etero e omosessuali. In nessun modo è prevista la depenalizzazione della pedofilia.

Un Consiglio Comunale che adotta un testo promosso da una fazione lobbystica che veicola menzogne cessa di rappresentare la cittadinanza e l’ideale di cittadinanza che i Costituenti repubblicani ci hanno trasmesso. L’adozione di leggi antidiscriminatorie, di riconoscimento dei matrimoni, dell’adozione e delle tecniche di riproduzione assistita senza distinzione legata all’orientamento sessuale, di leggi che permettano l’autodeterminazione dell’identità di genere, di azioni di educazione alla sessualità, alla salute e alla diversità, non costituiscono la decadenza della società, ma piuttosto l’espressione della maturità democratica di una società capace di integrare tutte e tutti “senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di
colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di
origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione” (Art. 2 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948).
Senza dubbio, l’approvazione dell’ordine del giorno “Zelger” è un atto di grave ingerenza della lobby cattolica nella res publica e un nuovo episodio, di omofobia e di transfobia istituzionalizzata, della battaglia politica e culturale in corso per liberare questo paese dalle forze reazionarie e conservatrici, per le quali, a vent’anni di distanza, Verona continua ad essere un angolo di paradiso. Oggi più di ieri è necessaria una risposta politica e culturale, coordinata e diffusa, orgogliosa e determinata, della società civile e delle associazioni LGBT.

Massimo Prearo

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