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Lettera a Ignazio Marino, sindaco di Roma, e alla sua sensibile attenzione verso noi cittadini

 

18 agosto 2015

Turisti per Roma, siamo stati apostrofati come “mezzi froci di merda”.

Camminavamo in una stradina silenziosa di Roma, senza scambi di effusioni, senza atteggiamenti eccentrici, in un momento di assortimento e contemplazione della bellezza della città in una sera d’estate. Questo è bastato per giustificare l’astio umiliante e degradante di un giovane ragazzo romano nei nostri confronti, noi identificati come i froci.

Eravamo in tre, di cui uno romano DOC.
È stato lui a fermarmi. Ero pronto a rispondere con le parole e la ratio all’insulto che, anche adesso mentre scrivo, continua a riecheggiarmi nella testa: “mezzi froci di merda”.

Probabilmente rispondere sarebbe stato inutile. Il giovane omofobo non avrebbe certo capito che dovrebbe rispettare ogni persona per quello che è e giudicarla per come si comporta, senza affidarsi a pregiudizi e stereotipi.

E sicuramente rispondere ci avrebbe messo in una situazione di pericolo, perché “questi girano coi coltelli”, mi dice il mio amico romano.

E allora meglio evitare lo scontro e abbassare lo sguardo.
Perché, continua l’amico romano, che quest’omofobia diffusa e quotidiana la vive ogni giorno, abbassare lo sguardo è un’abitudine”. Evitare di farsi notare, farsi “piccoli” e sperare di essere invisibili tutte le volte che si incrociano i giovani skinhead della Capitale è la prassi.

Assumere un comportamento remissivo di difesa, che diventa un automatismo, significa che la società romana è pesantemente impregnata di omofobia; a tal punto da cambiare le abitudini di un cittadino e farlo sentire insicuro nella sua città.

Questo non può succedere in nessuna città e tanto meno nella Capitale!

Non dovrebbe avvenire nella città che ospita la nostra classe politica, che invece di dare l’esempio si ostina a negare i nostri diritti, a rifiutarsi di proteggerci e si rende così direttamente responsabile di questa assurda e insopportabile omofobia.

Ci facciamo insultare gratuitamente e volgarmente per strada, viviamo in una società violenta e siamo ancora obbligati a nasconderci, a rintanarci in casa, a evitare luoghi, persone e sguardi, a pensare che non ci sia un futuro migliore e che sia normale accettare la violenza altrui.

Cambiare si può! Per questo lottiamo quotidianamente con orgoglio per difendere la nostra dignità di cittadine e di cittadini.

Francesco

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