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Sono un “carnivoro riluttante”. Mi piace definirmi così in quanto ho bisogno di proteine animali per vivere, ma so che gli allevamenti intensivi ed i mattatoi sono una fonte di sofferenza, inquinamento, gas serra, spreco alimentare (o coltivi cibo o coltivi mangime, e per avere 1 kg di carne di bue ci vogliono 15 kg di mangime), spreco d’acqua, ed antibiotico-resistenza (che, secondo il Ministero della Salute italiano, ammazza ogni anno 11 mila persone nella sola Italia, e 33 mila nell’UE). Se si riuscisse ad avere il nutrimento senza tutti questi inconvenienti ne sarei contentissimo. La carne sintetica sarebbe uno dei modi.

carne coltivata in laboratorio

© Foto di Ansa

L’FDA americana ha dichiarato in linea di principio commestibile la carne coltivata in laboratorio (l’autorizzazione alla commercializzazione arriverà dopo che l’FDA avrà ispezionato gli stabilimenti); l’attuale ministro dell’agricoltura Lollobrigida ha promesso che questa carne in Italia non sarà mai venduta, e l’attuale presidente della Coldiretti Prandini non lo ha solo spalleggiato, ma ha anche lanciato una petizione per proibirne la commercializzazione, firmata anche dall’attuale premier Giorgia Meloni.

Il senatore Carlo Cottarelli (PD) ha obbiettato in un tweet che non vede perché dovrebbe essere vietato consumare un prodotto sano; il mio partito (+Europa) ha lanciato una contropetizione, ed io aggiungo altre considerazioni.

Gli argomenti di Lollobrigida e Prandini proprio non mi convincono, e vi spiego perché.

Il primo a confutarli è stato un amico ebreo che per la sua cagnetta compra carne halal, perché dice che la carne comune dei supermercati, ovvero la quasi totalità della carne venduta in Italia secondo gli auspici di Prandini e sotto i controlli di Lollobrigida, puzza.
Non pensate che il mio amico sia un ricco snob: la carne halal costa all’incirca come quella comune, e la sua cagnetta è una trovatella adottata dal canile – ma per lei vuole comunque il meglio (e, non essendo un’umana ebrea, non è tenuta a mangiare kasher).

Una mia amica veterinaria che lavora in una ASL sorvegliando gli allevamenti, i mattatoi, i mercati, mi ha detto di essere diventata tendenzialmente vegetariana dopo aver assistito a molte cose orripilanti, di cui vi riferisco quella che sembra la meno grave, ma è comunque assai significativa.

Tutti i medici ed i veterinari diffidano dal mangiare o far mangiare carne cruda, ed anche chi propugna la dieta BARF (ovvero somministrare ai propri cani e gatti carne cruda) consiglia di congelare la carne per un periodo che arriva fino a tre settimane per sterminare i vermi parassiti senza ricorrere alla cottura.
A parte il fatto che il congelamento è impotente contro batteri e virus, uno si chiede: “Ma la carne non viene controllata dai veterinari dopo la macellazione? Non hanno modo di accorgersi che ci sono dei vermi parassiti?”
Il modo c’è: per esempio, la Taenia Saginata, che parassita sia i bovini che gli umani, e la Taenia Solium, che invece parassita i suini e gli umani, creano la cosiddetta “panicatura”, ovvero i loro cisticerchi creano dei puntini bianchi simili ai grani di panìco – diffusi nei muscoli e visibili ad occhio nudo.
Carne così andrebbe incenerita, ma se la panicatura non è troppo diffusa, è consentito tagliare e distruggere le sole parti macroscopicamente infette e congelare per alcune settimane il resto prima di metterlo in vendita.
Questo spiega perché non si debba mai mangiare carne cruda, anche se con tutti i crismi, e chiarisce come le regole vigenti sulla carne per uso umano siano fatte più nell’interesse degli allevatori che per tutelare la salute pubblica.

Il ministro Lollobrigida ed il premier Meloni si dimostrano perfettamente in linea con i loro partiti:

  1. La crudeltà non è un problema se la subiscono esseri diversi da noi;
  2. Le lobby vanno sempre vezzeggiate;
  3. Il progresso etico, scientifico e tecnologico è secondario.

Mi spiace però dover rammentare quello che dice il primo articolo citato: non si prevede che la carne sintetica diventi presto meno costosa di quella macellata – ci vorranno anni o decenni prima che si creino economie di scala paragonabili a quelle della zootecnia.

 

 

Raffaele Yona Ladu
Ebreo umanista gendervague
Socio di Autistic Self-Advocacy Network
©2022 Il Grande Colibrì
immagine: elaborazione da foto di Nicholas Yeo / AFP via Getty Images

 

One Comment

  • Gino LUKA ha detto:

    L’unico problema, a mio modesto parere, è che abbiamo a che fare con un’instabilità terminologica.
    Il termine “carne”, secondo la normativa europea:
    Nel 2004 il Consiglio Europeo ha definito il termine “carne” dal punto di vista alimentare, chiarendo che per “carne” si intendono tutte le parti commestibili, compreso il sangue, suddivisi nelle seguenti categorie:
    ungulati domestici: bovini, bufali, bisonti, suini, ovini, caprini ed equini domestici
    pollame: volatili d’allevamento, anche non domestici, con l’eccezione dei ratiti (struzzi e simili)
    lagomorfi: conigli, lepri e roditori
    selvaggina, suddivisa in 5 tipologie comprensiva dei ratiti e simile “selvaggina da allevamento”
    Il provvedimento considera le carni di molluschi bivalvi, prodotti della pesca, rane e lumache come appartenenti a categorie diverse, come pure altri alimenti simili, classificati come “prodotti di origine animale”.

    E’ fuorviante chiamare il nuovo prodotto carne. Visto che si tratta di due prodotti diversi, il nuovo prodotto potrebbe essere definito con un nuovo termine (Propongo: similcarn, carnesint, artificarn, anche novacarn è intrigante.)

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