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È appena tornato in libreria, con una nuova edizione per i tipi di Asterisco, un testo teatrale che ha lasciato il segno nella storia del movimento LGBT. Per presentarlo abbiamo intervistato il curatore della ripubblicazione Mauro Muscio.

La Traviata Norma è considerata l’opera che apre la stagione del “teatro frocio” italiano, di cosa parliamo e cos’è La Traviata Norma?

La Traviata Norma ovvero: vaffanculo… ebbene sì! è uno spettacolo teatrale di un collettivo di omosessuali, Nostra Signora dei Fiori, legati ai C.O.M., che andò in scena per la prima volta a Milano, al teatro CTH, il 9 marzo del 1976. Seguirono poi le rappresentazioni al teatro Quarto (14 – 23 maggio), sempre a Milano, a a Firenze a La Macchina del Tempo (28 – 29 maggio), e a Roma presso il teatro In Trastevere (15 – 19 giugno).

Lo spettacolo, che dal CTH alle rappresentazioni successive subì continue modifiche, a partire dal titolo, che in origine era Nostra Signora dei Normali, aveva un canovaccio di riferimento, ma le battute, i costumi, i dialoghi sappiamo subirono continue modifiche in base all’improvvisazioni degli attori e in base ai feedback da parte del pubblico. La studiosa Daniela Quarta (1) per prima definì lo spettacolo il primo della stagione del “teatro frocio”; non il primo spettacolo con omosessuali, né tanto meno il primo con travestiti, ma sicuramente il primo di carattere politico, dove attori non professionisti recitavano sul palco se stessi, dove la cornice di riferimento dei modelli di genere non era più quella eterosessuale, e dove cadevano i modelli di riferimento dello spazio, e della sicurezza, della finzione teatrale. La performance era di fatto un’azione politica, tant’è che ogni spettacolo finiva con un dibattito tra gli attori e il pubblico.

La Traviata Norma fu poi soprattutto uno spettacolo dove la Norma eterosessuale veniva messa alla berlina, distrutta a partire dalla sua natura violenta, machista e patriarcale; le checche sul palco fingevano di essere il pubblico in attesa di uno spettacolo di avanguardia eterosessuale, in una società dove la norma era l’omosessualità. In questo modo si restituiva al mondo eterosessuale il pacchetto di offese, stereotipi, violenze, e derisioni che da sempre gli omosessuali avevano subito. Stefano Casi (2) prima, e Antonio Pizzo (3) successivamente, indicano nei loro contributi il paradigma che La Traviata Norma creò, a cui fecero riferimento i successivi spettacoli teatrali froci in una stagione che si esaurì rapidamente, 1976 – 1979, ma che entrò a pieno titolo e con i suoi elementi di avanguardia in relazione alle nuove pratiche politiche e rivoluzionarie del movimento di contestazione del ‘77 .

 

La Traviata Norma viene rappresentata e scritta in una fase di fermento del movimento omosessuale italiano e in cui si consuma anche una storica dispora: la rottura tra il F.U.O.R.I. nazionale e quello che fu il F.U.O.R.I. Autonomo di Milano, e poi i C.O.M.  (Collettivi Omosessuali Milanesi) di cui faceva parte anche il Collettivo Nostra Signora dei Fiori, autore della Traviata Norma, cosa ci racconta di quella fase e di quelle discussioni?

Credo che la miglior risposta alla domanda sia rintracciabile nel sottotitolo della pièce teatrale, vaffanculo… ebbene sì!. Massimo Prearo (4) non a caso definisce così la fase politica che si aprì a Milano prima, ma in altre città subito dopo, nel 1976. Il caso milanese ci racconta che un allontanamento già era avvenuto due anni prima, nel 1974, quando appunto si sentì la necessità di definirsi gruppo autonomo del FUORI, in contrapposizione ad una discussione politica, capeggiata da Pezzana, che vedeva la prima alleanza con il Partito Radicale. Nei due anni successivi si consumò una rottura, con toni sempre più accesi, intorno ad una discussione politica che in qualche modo radicalizzò le posizioni. Se Pezzana proponeva infatti di candidare alcuni esponenti omosessuali del FUORI all’interno del Partito Radicale, il gruppo Milanese rilanciava su una visione politica antagonista, rivoluzionaria, lontana dalle istituzioni e dai linguaggi normativi. Nel febbraio del 1976 il gruppo milanese abbandonò la sede del FUORI, che era presso una proprietà del Partito Radicale, ufficializzò sulle pagine di “Re Nudo” la sua rottura definitiva con Pezzana e costituì i Collettivi Omosessuali Milanesi, che nell’ottobre di quell’anno avrebbero poi occupato il palazzo di via Morigi.

I C.O.M. erano una galassia di collettivi, dove ognuno poteva trovare uno spazio per esprimere se stesso: vi era il collettivo Polimorfe Perverse, il gruppo Sadomaso, il gruppo radiofonico che animava una trasmissione a Canale 96, il collettivo studentesco e il collettivo teatrale Nostra Signora dei Fiori (a cui seguirono poi altre esperienze collettive teatrali). La struttura era molto informale, lontana dai Congressi del FUORI. I collettivi nascevano e si scioglievano velocemente, si confrontavano tra loro e soprattutto si confrontavano con i collettivi femministi, studenteschi e politici che da lì a mesi avrebbero fatto esplodere la contestazione del 77. Nostra Signora dei Fiori in qualche modo fu la prima “uscita” pubblica dei C.O.M e in sé infatti contiene tutto lo spirito rivoluzionario e libero del gruppo: linguaggi politicamente scorretti, travestitismo e decostruzione dei modelli maschili, e spirito rivoluzionario dichiaratamente anti statale e anticapitalista. Era l’unione della lotta di classe e la lotta di liberazione (omo)sessuale.

 

Ci racconti del tuo lavoro di curatore della riedizione, dal contatto con i componenti dell’allora collettivo Nostra Signora dei Fiori al lavoro per presentare il testo a lettrici e lettori di oggi?

L’edizione che abbiamo riproposto si basa sull’edizione pubblicata nel 1977 dalla casa editrice L’Erba Voglio, dove oltre al testo dello spettacolo sono presenti dei contributi scritti da compagni e compagne dei C.O.M. che approfondiscono l’esperienza dello spettacolo dal punto di vista di chi lo vide o di chi contribuì in vari modi alla sua realizzazione. Oltre ad un apparato bibliografico di riferimento, che spazia dalla storia dei C.O.M. alla storia del “teatro frocio”, fino ad arrivare alle analisi dei linguaggi performativi, ironici e trasgressivi, è stato chiaro fin dall’inizio che sarebbe stato importante avere a che fare con quel “noi” perché unico testimone collettivo dello spettacolo. Non avendo a disposizione una registrazione delle rappresentazioni, ma solo alcune fotografie (presenti nell’edizione del ’77, ma assenti nella nostra per rispettare la privacy di chi è venuto a mancare negli anni) è stato fondamentale, oltre che umanamente bellissimo, raccogliere quanti più ricordi possibili, metterli a confronto, e consegnare delle informazioni quanto più veritiere ai lettori e alle lettrici di oggi. C’è chi ha preso strade molto diverse rispetto all’esperienza dei C.O.M., chi ricorda quegli anni con enorme commozione, chi ha avuto modo di rielaborare quanto accaduto, ma il denominatore comune di tutte le persone intervistate è che sicuramente lo spettacolo ha lasciato un segno indelebile. I contributi che seguono il testo teatrale offrono uno spunto importante per comprendere la vitalità di quegli anni, ma soprattutto per rendersi conto di come i protagonisti della politica dei C.O.M. furono il corpo e il desiderio; questi i tasselli di congiunzione con le femministe, queste le leve di politicizzazione per giovani marxisti rivoluzionari che oltre a Marx, Lenin e Trotsky avevano bisogno di riferimenti identitari anche dal punto di vista della sessualità che superassero il muro dell’omofobia strutturale. Un ulteriore, e delicato, passaggio, è stato quello di aggiungere delle note ai testi, per rendere più chiare e contestualizzabili dei riferimenti forse lontani e sconosciuti per i lettori e le lettrici di oggi, e per aiutare a ricreare quel mondo omosessuale capace di conciliare la lotta di classe proletaria con trasgressioni sessuali, eleganze aristocratiche ottocentesche, alchimie varie e, soprattutto, ironie e parodie portate ai limiti del consentito.

 

Nel collettivo nostra signora dei Fiori -come nell’esperienza dei C.O.M., due figure di spicco sono sicuramente Mario Mieli e Corrado Levi (di cui asterico* ha recentemente pubblicato “New Kamasutra, didattica sadomasochistica”). 

In questi anni possiamo vedere, in particolare per la figura di Mieli un rinnovato interesse, penso a diverse opere pubblicate o ripubblicate in questi ultimi anni, ma su Mieli in anni recenti penso anche a uno spettacolo teatrale e al film di Andrea Adriatico, che sarebbe dovuto uscire nei cinema a marzo. Una riscoperta tanto nostra quanto degli integralisti religiosi che in Italia appena possono citano Mieli, travisandolo e facendone un mostro. Cosa pensi di questo fatto, e quanto si rischia di farne un simbolo sterile, rivendicato o osteggiato?  

La Traviata Norma fu costruito collettivamente, ognuno diede il proprio contributo, a partire dalla scelta delle canzoni, dei vestiti, dei dialoghi; sicuramente il contributo politico maggiore venne da Corrado Levi e Mario Mieli, più grandi e maturi politicamente. Non a caso sii ritrovano nello spettacolo molti spunti che Mieli avrebbe da lì a poco rielaborato per l’edizione degli Elementi di critica omosessuale. Ma è importante anche dire che nello spettacolo altri diedero contributi importanti sotto il profilo politico, perché molti legati alle esperienze politiche della sinistra extraparlamentare, una sinistra proficua sotto il punto di vista di elaborazioni intellettuali. Penso che purtroppo gli integralisti abbiano capito meglio il pensiero di Mieli rispetto a molti attivisti lgbt di oggi; gli attacchi che ne fanno sono ovviamente strumentali ai loro discorsi. Se Mieli fa paura agli integralisti è perché Mieli, come altri, ha voluto minare le certezze patriarcali, normative e culturali; lo ha fatto con il suo corpo, con la sua vita, con la sua produzione letteraria. Fa paura a chi difende l’ordine patriarcale perché ne ha minato tutti i suoi fondamenti, non solo religiosi, ma anche culturali, politici e psicologici.  La produzione e il pensiero di Mario Mieli va compreso fino in fondo, contestualizzato e messo in relazione ai pensieri politici di liberazione sessuale dell’epoca. Paola Mieli nella nuova edizione de La Traviata Norma contribuisce in questo con un bellissimo testo che analizza il pensiero del fratello in relazione al teatro. Continuo a pensare che far diventare un simbolo Mieli è il miglior modo per svuotare il suo pensiero e annullarlo. I simboli li lascerei appunto agli integralisti e ai reazionari. Noi abbiamo bisogno di un pensiero, di conoscere la storia del nostro movimento e di comprenderne l’evoluzione.

 

La Traviata Norma esce per Asterisco nella collana Eresia, che sceglie di dare spazio “alle eretiche e agli eretici di ieri per contribuire ai venti di eresia contemporanea”. In “eresie” avete già pubblicato testi di Maria Silvia Spolato e Corrado Levi, figure fondamentali nella storia del movimento omosessuale, ma credo sconosciute a tanti anche tra attiviste e attivisti. Che importanza ha oggi recuperare la nostra storia, ma soprattutto le elaborazioni che sono patrimonio del nostro movimento ma oggi spesso dimenticate. Quanto oggi il movimento LGBTQI ha ancora a che fare con quella storia e quelle battaglie?

Conoscere la nostra storia, inutile dirlo, è fondamentale. Dietro alla sigla che usiamo c’è una storia fatta di nomi, scelte, morti, sentenze carcerarie e psichiatriche. Alcuni dei dibattiti politici di oggi, all’interno del movimento, se ancora di movimento possiamo parlare, non sono così lontani da quegli degli anni Settanta, alcune pratiche politiche tanto meno. Non penso che nel passato ci siano le risposte per il presente, ma penso che per comprendere la complessità di oggi non si può fare a meno che studiarne i processi costitutivi, siano essi del nostro patrimonio, sia quelli dei nostri nemici politici (sì, nemici!).

 

Perché leggere -e ripubblicare – oggi La Traviata Norma?

La spettacolarizzazione, la perfomance teatrale, il travestitismo e la messa in discussione della norma sono più attuali che mai. Dagli anni Settanta ad oggi la riappropriazione dei luoghi pubblici e di quelli privati attraverso la performance ha dato dei contributi importanti nel ripensamento dei linguaggi politici. Uno degli elementi più importanti che il testo de la Traviata Norma ci consegna è la messa in discussione del punto di vista normato; nello spettacolo è quello eterosessuale ovviamente, e questo vale oggi come ieri, perché rimane il ghetto più esteso al mondo. Ma vale in generale oggi per tutt* noi. Mettere in discussione il punto di vista attraverso il quale guardiamo l’altro è necessario per non lasciare indietro nessuno/a/*. Tutti recitiamo una parte in questo mondo, lo ha insegnato bene Pirandello, ma la parte che decidiamo di recitare ha a che fare con gli altri, in positivo o in negativo. La Traviata Norma ci dice che possiamo mandare a fanculo il teatro della società, traviare le norme, e ripensare ad uno spettacolo diverso.

 

Asterisco non è la solita casa editrice, ma un “collettivo editoriale”, aprendo il vostro sito vi presentate subito con un “profilo etico” e fate scelte antieconomiche, come non essere presenti su Amazon… siete matt*? 

Siamo un collettivo editoriale certo, perché ogni scelta viene presa collettivamente solo attraverso la pratica del dibattito per trovare un consenso condiviso, e perché è la forma di organizzazione che ha contraddistinto le diverse esperienze politiche di tutt* noi quattro. Il profilo etico è stato necessario perché abbiamo voluto fin dall’inizio dirci cosa avremmo fatto e come lo avremmo fatto. Ogun* d noi vigila sulle scelte collettive a partire dal profilo etico condiviso. Non si tratta di scelte antieconomiche, ma piuttosto di scelte che cercano, per quanto possibile in questa cornice economica, di non far prevalere le regole dell’economia a quelle della dignità delle persone, siano ess* addetti alla stampa, collaboratori e collaboratrici grafiche, autori e autrici. Nel dizionario dei sinonimi e contrari potete trovare Amazon come sinonimo di sfruttamento del lavoro, distruzione ambientale, inquinamento, evasione fiscale, concorrenza sleale. Se qualcun* trova i nostri libri su Amazon è importante che sappia che non siamo noi a venderli, ma privati che utilizzano anche quel canale di vendita, ai quali non possiamo evidentemente impedire di farlo. Ma per conto nostro, seppur consapevoli che etici ed etiche non possiamo esserlo fino in fondo in questo economia capitalista, abbiamo scelto che non saremo complici di quella piattaforma.

 

Valerio Barbini

(1) Quarta Daniela, “La Traviata Norma”. Espressioni formali di una minoranza nel movimento del ’77, ‘RIDS’ n. 81.

(2) Casi Stefano, Teatro in delirio. La vera storia del K.G. & B. – Kassero gay band & ballet, Quaderni di critica omosessuale n. 7, Centro di documentazione IL CASSERO, Bologna, 1989.

(3) Pizzo Antonio, Il teatro gay in Italia. Testi e documenti, Accademia University Press, Torino, 2019.

(4) Prearo Massimo, La fabbrica dell’orgoglio, Una genealogia dei movimenti LGBT, Edizioni ETS, Pisa, 2015.

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