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Alcune regioni italiane, in primis la Lombardia, hanno tentato di bloccare la costruzione di moschee con provvedimenti urbanistici pretestuosi cassati poi dalla Corte Costituzionale – come spiega quest’articolo del sito Riforma.it – il quotidiano online delle chiese evangeliche, metodiste, battiste e valdesi in Italia.

Sono un sostenitore della libertà religiosa e della laicità dello stato (di tipo americano, come la si intendeva prima che Donald John Trump diventasse presidente degli USA), quindi di queste sentenze sono contento; vorrei però argomentare che leggi del genere non sono solo incostituzionali, ma anche politicamente controproducenti.

Prima di proseguire specifico che non sono musulmano, bensì ebreo umanista, e quindi scrivo presumendo che i musulmani, quando costituiscono una moschea, non si comportino diversamente dagli ebrei americani – spero di non commettere errori di trasposizione, ed invito semmai i musulmani ad individuarli e correggerli.

Immaginiamo che una comunità di musulmani ritenga di essere abbastanza numerosa da potersi permettere una moschea; se la legge non glielo vieta ed anzi concede alle moschee l’occhio di riguardo che concede anche a chiese, sinagoghe, ed altri luoghi di culto, la cosa più logica che questi musulmani possono fare è costituire un’associazione no-profit nel cui atto costitutivo, depositato all’Agenzia delle Entrate, figurano i nomi dei membri più eminenti della comunità.

Le donazioni a un’associazione no-profit sono in esenzione di tasse, purché eseguite con mezzi tracciabili (come l’assegno o il bonifico), quindi, se proprio fosse indispensabile, l’autorità giudiziaria potrebbe richiedere alle banche l’elenco dei donatori.

E chi dona ad un’associazione religiosa che gestisce una moschea? Credo che lo facciano soprattutto i genitori, i quali vogliono che l’associazione non si limiti al culto, ma gestisca anche attività educative (soprattutto per i figli) e benefiche (per le famiglie in genere).

Quanto sono estremisti i genitori? Poco o punto, qualunque sia la loro religione – anche se hanno vivo il senso della giustizia e la perseguono, non vogliono compromettere i loro figli, e semmai vogliono che si integrino nella società che li accoglie – in modo compatibile con la fedeltà alla propria religione ed il mantenere i rapporti con la cultura ed il paese d’origine.

Quindi, una moschea palese gestita da un’associazione regolarmente costituita pone un freno all’estremismo religioso e facilita l’integrazione sociale dei suoi fedeli; uno potrebbe chiedersi: “E se arriva una testa calda di imam?”

Una moschea palese può indire un concorso pubblico per assumere il miglior imam che può permettersi, il quale ha invariabilmente moglie e figli (come dice un ben noto hadith, “Il matrimonio è metà della religione”), e deve dimostrare a chi lo vuole assumere sia la propria pietà che la propria cultura.

Come? Intanto, deve aver frequentato una scuola coranica di buon livello, avere magari pubblicato raffinati articoli o libri di “teologia”, e mostrare referenze positive nel proprio curriculum – se è già stato in altre moschee, debbono conservarne un buon ricordo.

Accetterebbe un imam simile di lavorare per una moschea clandestina? Assolutamente no, perché chi ha studiato per tanti anni religione vuole che tale studio gli dia pane e prestigio, e non solo tra i correligionari.

In una moschea clandestina è invece molto probabile che l’imam abbia una cultura raffazzonata, in cui il fanatismo abbia sostituito l’approfondimento; i finanziatori sono costretti a restare nell’ombra, e tra loro possono esserci persone poco raccomandabili; e chi è costretto a praticare la propria religione nella clandestinità non è certo socialmente inserito, né grato alle autorità che lo costringono a questo.

I luoghi di culto clandestini sono delle vere e proprie serre in cui coltivare l’estremismo religioso, e chi vuole proibire quelli palesi non fa che trasformarli in clandestini.

Per questo dico che le leggi anti-moschee sono politicamente controproducenti – dovrebbe essere una cosa ovvia, ma la qualità dei politici italiani è spaventosamente diminuita negli ultimi decenni, e a queste cose non ci arrivano.

 

 

Raffaele Yona Ladu
Ebreo umanista gendervague
Socio di Autistic Self-Advocacy Network
©2019 Il Grande Colibrì

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