Skip to main content

L’ennesima strage di migranti e il crescente numero di morti in mare sembra aver risvegliato l’Europa. Mentre, finalmente, l’immigrazione è entrata nel dibattito pubblico, l’Unione si mostra unita e determinata. Almeno questa è l’idea che emerge dalla nuova agenda sull’immigrazione promossa ed approvata dalla Commissione UE.

La principale novità riguardo all’accoglienza e alla gestione del flusso migratorio consiste nell’istituzione di quote che permettano la distribuzione di richiedenti asilo e rifugiati in maniera più equilibrata tra gli stati membri. Nonostante l’opposizione di Gran Bretagna e Ungheria tra tutti, 20mila persone che, si prevede, raggiungeranno l’Europa nei prossimi due anni verranno allocate secondo un criterio più equilibrato e solidale. Uno degli obiettivi è porre fine alla disparità di trattamento che ricevono i migranti nei vari paesi europei. Basti pensare al fatto che la Svezia, nel 2014, ha accolto 194 volte più rifugiati del Portogallo, mentre la Germania ha accettato 200mila richiedenti asilo a fronte del migliaio della Repubblica Ceca e dei 450 della Croazia. L’Italia, con le sue 64mile domande accolte, dovrà dimostrarsi all’altezza accogliendo il 9,94% dei nuovi arrivi, per un totale di quasi 2000 persone. I Paesi che accoglieranno un numero più rilevante di rifugiati saranno la Germania (15,43%) e la Francia (11,87%). Una situazione analoga riguarda il supporto e la garanzia dei diritti spettanti ai migranti già sul territorio europeo e ai quali è stata riconosciuta una qualche forma di protezione internazionale. In questo caso, la quota spettante all’Italia è l’11,84%, terzo paese dopo, anche in questo caso, Germania e Francia.

La ratio dell’agenda è il rispetto del diritto internazionale per quanto concerne la protezione e la tutela dei richiedenti asilo, uno strumento legale fondamentale per provare a contrastare la marcia dei populismi xenofobi che, mettendo in dubbio il dovere di accoglienza, vanno a minare le fondamenta dei diritti e delle libertà a noi tanto care. Il vice-presidente dalla commissione, Frans Timmermans, ha dichiarato che «Il regalo più grande che potremmo fare ai populisti e agli estremisti sarebbe quello di lasciare che un sistema guasto rimanga tale. Dobbiamo invece registrare chi effettivamente arriva da noi e rimandare indietro chi non ha i requisiti per l’asilo». Gli fa eco l’Alto commissario europeo degli Affari esteri, Federica Mogherini, che ribadisce l’eccezionalità della situazione nella quale l’Europa si trova e la conseguente necessità di prendere ogni misura possibile per arginare la crisi senza gravare in maniera diseguale su stati e persone.

È la prima volta che un piano del genere viene proposto. Dal punto di vista giuridico, è l’attivazione del sistema di emergenza previsto dall’articolo 78, paragrafo 3, del Trattato di Lisbona. Inserito nel trattato affinché fosse possibile far fronte ad un flusso consistente ed imprevisto di migranti, dal 2007 ad oggi non ha mai trovato applicazione pratica nonostante l’ingente numero di rifugiati che, scappando da guerre e conflitti, ha cercato salvezza in Europa. Sempre facendo riferimento a Lisbona, Regno Unito, Irlanda e Danimarca potranno avvalersi della facoltà di non partecipare al programma di accoglienza secondo le quote in virtù di delle clausole opt-in per Londra e Dublino e opt-out per Copenhagen, inserite al momento dell’approvazione del trattato.
La sostenibilità del progetto di accoglienza e distribuzione dei migranti è garantita da un finanziamento supplementare di 50 milioni di euro da parte dell’UE stessa.

Ulteriori misure sono state promesse dalla Commissione. In particolare, la Mogherini è particolarmente attiva nella promozione di un’azione europea finalizzata allo smantellamento del traffico di essere umani nel Mediterraneo. Inoltre è stata ormai riconosciuta l’inadeguatezza della missione Triton e si prospetta un rafforzamento del progetto per tornare ai risultati dell’italiana Mare Nostrum.

Tanti i nodi che restano da scogliere, dall’effettiva applicazione del sistema di quote all’adeguatezza dei numeri previsti rispetto al bisogno. Tuttavia, come segnalato dall’UNHCR e dalle principali organizzazioni umanitarie, il segnale dato dalla Commissione Europea è forte e marca in maniera decisa la strada che l’UE vuole percorrere per affrontare una delle crisi umanitarie più significative di questo secolo. E ha deciso di farlo indicando agli stati membri una strategia equa, puntando a garantire la legalità e ponendo al centro le persone e i loro diritti.

 

 

Angela Caporale

fonte: TheBottomUp

 

The Bottom Up

Leave a Reply