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Eccoci arrivati al terzo e ultimo capitolo di questa guida, quello che ti accompagna nel… “dopo coming out”. Sì, perché credi che la parte più difficile sia passata, vero? Beh, in un certo senso lo è, ma adesso non pensare che la faccenda sia conclusa! 🙂
A dire il vero, visto che hai fatto la bella faticaccia di arrivare fin qui, ora ti concedo un po’ di riposo…infatti, questa parte della guida non è rivolta direttamente a te ma alle persone con le quali ti sei dichiarato. Per comodità e per sintesi, ho deciso di scriverla come se mi rivolgessi ai tuoi genitori, ma puoi farla leggere tranquillamente anche a fratelli, sorelle, nonni, amici, zii, vicini di casa…a chiunque tu voglia! E naturalmente ti consiglio di leggerla prima anche tu.
Infatti, ora che ti sei dichiarato, la palla passa a loro, ai tuoi cari: adesso devono imparare a conoscere questo nuovo aspetto di te, devono fare il loro ingresso in un universo che può non essere familiare e anzi apparire un po’ ostile, all’inizio, o spaventoso.
Beh, non lasciamoli soli in questo compito difficile! Prendiamoli per mano e accompagnamoli nei loro primi passi in questo percorso di conoscenza e consapevolezza…

 

Care mamme, cari papà,
Lasciate che vi dia il benvenuto sulle pagine di questa guida! Siete qui perché vostro figlio o vostra figlia ha fatto coming out… un’espressione che forse non tutti conoscete. Significa semplicemente che si è dichiarato come omosessuale o bisessuale. Calma! Queste parole spaventano, vero?
Facciamo un po’ d’ordine allora.

Quando qualcuno comunica pubblicamente di essere omosessuale (cioè attratto dalle persone dello stesso sesso) o bisessuale (cioè attratto sia dagli uomini che dalle donne) si dice che ha fatto “coming out”, espressione che in inglese significa “uscire fuori”. Da dove? Dall’armadio. In inglese infatti chi non ha dichiarato la propria omo/bisessualità si dice che si trovi “nell’armadio”, perché la sensazione di oppressione causata dal fatto di nascondere a tutti la propria identità e i propri desideri è simile a quella che si prova quando si è chiusi in un luogo angusto e stretto. Non è per niente una bella sensazione! Quindi il coming out è un fatto positivo, perché permette di “liberarsi” del peso enorme che un segreto così importante rappresenta. E adesso come si affronta questa nuova situazione?
Il messaggio condensato in due parole è semplice: NON PREOCCUPARTI!
Semplice e inutile. Lo so: quando ami qualcuno ti preoccupi per lui, sempre. Specialmente in un momento come questo. Ma metti per un attimo da parte l’ansia e prova a sentire perché non c’è da preoccuparsi riguardo al coming out di tuo figlio, vuoi?

 

1. TUO FIGLIO è ANCORA LA PERSONA CHE CONOSCI

Tuo figlio è gay.
D’accordo, ti sembra ancora incredibile, ma con il tempo ti abituerai all’idea. E iniziamo a chiarire subito questo punto: non cercare scappatoie, è così che finirà. Dovrai abituarti all’idea.
Perché l’orientamento sessuale è qualcosa che fa parte di noi quanto avere gli occhi azzurri o marroni, essere alto o basso, avere il 39 o il 41 di scarpe. Non puoi sperare che cambi.

“Ma mio figlio non è gay” stai pensando. “Forse ora è confuso e crede di esserlo, ma è una fase. Gli passerà. Se fosse gay io me ne sarei accorto. Sono sua madre/suo padre, no?”
Come faccio a sapere che lo stai pensando? Perché è quel che pensano tutti, all’inizio. E per quanto tu possa pensarlo tuo figlio rimarrà gay. Non esistono fasi. Al massimo esiste la bisessualità, che è tutta un’altra faccenda, ovvero può darsi che tuo figlio sia attratto sia dagli uomini che dalle donne, ma anche questa è una caratteristica che porta con sé fin dalla nascita e che porterà con sé tutta la vita. Perciò non perdere tempo a farti domande stupide o illusioni sul cambiare quello che non puoi cambiare.

Se è gay è gay, punto. E un’altra cosa che è difficile da digerire per un genitore: lui (o lei) lo sa meglio di te, sì. Anche se sei sua madre e lo hai portato nove mesi nella pancia, o anche se sei suo padre e quando era piccolo lo tenevi sopra le spalle, beh, devi fidarti di tuo figlio adesso. Lo sa meglio di te. Perché, per quanto tu gli voglia bene, non puoi conoscere i suoi desideri più profondi, non puoi avere accesso a tutti i suoi sentimenti. E non credere che sia troppo giovane: quanti anni avevi quando hai preso la tua prima cotta? Sapevi già allora cosa ti piaceva. Probabilmente non lo hai mai messo in dubbio. Se tuo figlio l’ha fatto, non è né per gesto di ribellione né di sfida, ma perché è così che si sente, sinceramente, profondamente. Quindi fai un bel respiro e concentrati su questo pensiero: mio figlio è gay.

Ma tuo figlio non è soltanto gay. Tuo figlio è anche il primo della classe o una schiappa in matematica, tuo figlio è bravo a pallavolo o un asso del nuoto, tuo figlio è socievole oppure timido, è coccolone oppure un po’ sulle sue. Tutte queste cose che tu conosci di lui (o di lei) rimangono le stesse. Tuo figlio è ancora la persona che conosci, la persona che hai cresciuto. Il fatto che sia gay non cambia niente. Non è un tradimento da parte sua, lui o lei è ancora la persona che era fino a ieri. E tu fino a ieri quella persona l’hai amata, protetta, cresciuta, educata. Perché non potresti continuare a farlo ora? Non immaginare che tuo figlio diventi un estraneo, un mostro, o che chissà quanti altri segreti ti tenga nascosti o chissà che vita dissoluta conduce. Il “segreto” era questo, e non te lo teneva nascosto per mancanza di fiducia o perché è inaffidabile, ma soltanto perché si tratta di qualcosa di molto difficile da ammettere, accettare e poi dire ad alta voce.
Ora, metti insieme queste due affermazioni. Tuo figlio è ancora la persona che hai cresciuto. Ed è gay.
Sì, le due cose possono andare benissimo insieme.

 

2. NON HAI SBAGLIATO PROPRIO NIENTE

Molti genitori a questo punto si chiedono: “Dove ho sbagliato? Cosa ho fatto perché questo accadesse?”
Ehi, ma sei proprio testardo eh! Te lo dico di nuovo: gay si nasce. Tu non c’entri. No, non è perché quella volta all’asilo lo hai vestito da farfallina per riciclare il costume della sorella maggiore, e no, non è perché il papà è stato troppo assente da casa o perché la mamma non lo ha allattato al seno e no, non è per nessuno dei motivi che stai pensando. Non c’è un motivo, è questo il punto. Diamo un’occhiata a che cosa l’omosessualità non è:

1) Non è una fase. Forse tu non hai mai colto alcun segnale, ma ce ne sono stati. Può darsi che tuo figlio li abbia nascosti oppure che non ne sia stato consapevole lui (lei) per primo, ma se questa cosa c’è oggi, c’era anche ieri. E quindi ci sarà anche domani.

2) Non è una moda. “Adesso tutti parlano dei gay, in tv e nei film è pieno di gay, su Internet chissà cosa si trova, e allora qualcuno deve averlo traviato!” Nah, a nessuno verrebbe mai in mente di essere gay per moda. Davvero. Per moda ci si può fare un tatuaggio o tingersi i capelli o iniziare a fumare, ma non ci si finge gay. Anche perché l’omosessualità proprio non la si può simulare. Una persona o ti piace o non ti piace, non puoi far finta che ti piaccia se non è così e viceversa. E poi, detto fra noi: essere gay non va di moda. Essere gay friendly, semmai, ovvero avere un atteggiamento tollerante, aperto e magari anche curioso nei confronti della comunità gay, questa sì è una tendenza molto diffusa (e per fortuna!) ma dall’informarsi e dare il proprio sostegno al provare in prima persona… beh, nessuno fa quel salto soltanto per stare al passo coi tempi.

3) Non è contagioso. “Ha quell’amico gay, si vede che anche lui…” Ancora, come sopra. Può capitare che magari, incuriositi dall’esperienza di un amico, si provi a riflettere sull’eventualità: e se io fossi gay? Ma tutto finisce qui. Perché se gay non lo sei, non hai proprio l’impulso di continuare a pensarci. Se ci pensi ancora, e se inizi a capire molte cose di te che fino ad allora non ti erano chiare, e se finalmente ti spieghi quei sentimenti che hai sempre tenuto nascosti in fondo al cuore… beh, allora l’amico gay non c’entra nulla, è stato solo uno stimolo di partenza. Poteva e doveva accadere, sarebbe accaduto, prima o poi, in qualsiasi modo: un libro, un film, una frase, un incontro speciale. Non si può rimanere inconsapevoli per sempre, a meno di esercitare una costante ed energica repressione della propria natura per tutta la vita. Quindi, non dare colpe all’amico gay.

 

(continua nella seconda parte >)

 

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