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Il Festival di Sanremo, piaccia o no, diventa ogni anno il vero specchio del paese.

Le canzoni passano in secondo piano di fronte alle polemiche e ai messaggi che il palco dell’Ariston riesce ad alimentare e lanciare, e che trovano la propria estensione sui social network, sulle pagine dei giornali e nei salotti televisivi.

Quest’anno, qualcosa di diverso e inaspettato ha avuto luogo nel sacro teatro sanremese. Una presa di posizione non indifferente, un grido silenzioso lanciato da quasi tutti i concorrenti e molti ospiti attraverso le cose più belle che abbiamo al mondo: i colori.

Un’idea nata in maniera spontanea dal web e riversatasi come un fiume in piena nei teleschermi. L’arcobaleno ha invaso le tv d’Italia e del mondo sotto forma di nastri, braccialetti, pochette da giacca e trucchi sul viso. I colori piuttosto freddi della scenografia del Festival sono stati riscaldati dal “rainbow” portato in scena per dimostrare la voglia di abbattere le barriere e dare dignità a tutti i cittadini che chiedono a gran voce l’approvazione del DDL Cirinnà per le unioni civili e la stepchild adoption per le coppie dello stesso sesso.

Un evento storico che rimarrà nella storia della televisione e del nostro paese. Più di 10 milioni di spettatori ogni sera si sono trovati di fronte alla voglia quasi unanime di progresso e futuro roseo. Per tutti.

Come recita un tweet divenuto virale durante la settimana festivaliera: Tra 20 anni, rivedendo le immagini di Sanremo 2016, diremo: “Era l’anno in cui tutti avevano un arcobaleno in mano perché l’Italia stava approvando la legge sui diritti civili”.

SanremoArcobaleno

E ci commuoveremo, forse, perché saremo liberi dalle sofferenze provate, dalle offese ricevute, dalla dignità calpestata. Dai soprusi perpetrati da una classe politica arrogante, egoista, insensibile, cieca e vuota che ancora oggi ci nega ciò che ci spetta di diritto: la voglia di celebrare l’amore e la famiglia, senza distinzioni.

 

Cristian Scarpone

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